I diari di Liliana

Capitolo 2 - I diari di Liliana 2

geniodirazza
4 days ago

27 gennaio 2011

Caro diario, forse l’ho fatta grossa; non mi arriva il ciclo; per tutto il mese ho fatto l’amore, con due uomini, senza protezione; credo di essere incinta, non so se di Ermes o di Giancarlo; è più probabile che sia mio marito il padre, perché la copula con lui è stata davvero eccezionale e, alla fine, lavandomi la vagina, ho avuto la sensazione di aver assorbito tutto il suo sperma; può essere solo una fisima; ma la certezza l’avrò solo col test del DNA, dopo che il bambino sarà nato, se sono incinta.

È il pomeriggio del 2 gennaio e Giancarlo è appena tornato dalla ‘fuga di Capodanno’; ma io, fino a stamattina, in una stanza poco più avanti della nostra camera, ero tra le braccia dell’uomo che mi ha stregato, lo amavo con tutta me stessa e mi facevo possedere con tutta la passione di cui sono capace, forse con tanto amore; in questo momento, tra le braccia dell’uomo che da dieci anni è la mia ‘metà’, un vago senso di colpa mi induce ad amarlo come le prime volte.

Tornato dalla sua vacanza di Capodanno, mascherata da impegno di lavoro, mio marito, quasi a farsi perdonare, mi ha baciato con una passione che credevo dimenticata; non mi ha lasciato nemmeno il tempo di parlare per rimproverargli la ‘fuga di Capodanno’ e mi ha portato immediatamente nella nostra camera, ancora con gli odori del viaggio addosso; nonostante tutto, mi sono sentita amata totalmente dall’uomo che comunque ancora amo al di sopra di ogni cosa.

Anche lui, forse a compensazione dell’offesa che mi ha arrecato e pentito di quella, mi ama come non ha mai fatto in vita sua; il nostro amplesso ha il sapore di quella ‘luna di miele’ che fu troppo meccanica e sbrigativa, nonostante la deflorazione; insomma, ci sentiamo, quasi senza rendercene conto, innamorati come alle prime esperienze; non è più solo una copula, la nostra, ma una sorta di nuova promessa d’amore; l’amplesso è una prova di quanto siamo ancora legati.

Conosco la sua naturale tendenza a fare dei preliminari il vero rapporto d’amore, di cui la copula è solo la conclusione, addirittura superflua, almeno per me, in certi casi; mi sento spogliata, anzi forse sfogliata come un fiore, petalo per petalo, degli abiti ordinari che indosso; quando sono tutta nuda, si fionda sulla vulva a baciarmela; mi porta immediatamente alle stelle col suo inconfondibile dolce cunnilinguo.

Mi limito a godere e a contorcermi sotto le sferzate di piacere che la sua lingua mi scatena; stranamente, stavolta, riduce le effusioni e i giochini al minimo; sento nel suo abbraccio che vuole soprattutto riconfermare la nostra unità; non è il maschio aggressivo e possessivo che ha rivelato negli anni; mi ricorda piuttosto l’uomo innamorato che si sforzava di non penetrarmi in vagina per rispettare il mio desiderio di arrivare vergine alle nozze.

Non gioca, come so che ama fare, molto tempo con il fallo, con la vulva, con le mani, con le bocche; mi scivola addosso e lo sento aderire a me quasi perfettamente; quando la mazza scivola verso la vagina, sono io stessa ad abbracciarlo con immensa passione; ci sono mille sentimenti, in quell’abbraccio, dal senso di colpa al desiderio di ricostruire una unità che si sta sfaldando dopo quindici anni dal matrimonio.

E’ il momento più bello di tutta la nostra vicenda, dalle pomiciate adolescenziali alle corna reciproche, come ora devo ammettere; non c’è bisogno di parole; sarebbe inutile aggiungere bugie a bugie; lo sento godere nell’utero con un entusiasmo che non gli ricordavo e mi sento finalmente riempita fino al cervello dall’uomo della mia vita; passiamo un pomeriggio e una serata deliziosi senza fare cenno alle feste passate ma parlando del futuro.

Lavarmi senza tracce di sperma, mi da la sensazione di averlo assorbito in me totalmente; non me ne rendo conto, ma nessuno dei tre, io mio marito e il mio amante, si è preoccupato della minima precauzione; ambedue mi hanno eiaculato nell’utero e non è impossibile che ci sia rimasta; la cosa peggiore è che non me ne preoccupo neppure nelle settimane seguenti, quando faccio l’amore non protetto quasi ogni giorno con Ermes e, almeno due volte a settimana, con Giancarlo.

Infatti, con una perfidia tipicamente da adultera, sono riuscita a convincere mio marito che certi progetti da me elaborati e che lui mette in atto con la sua impresa edilizia devono essere verificati ogni giorno; per non essere costretto a venire al mio studio, ha incaricato Ermes che quotidianamente mi presenta gli elaborati ma poi regolarmente finisce con me sull’ampio divano di cui ho dotato lo studio; lì ci abbandoniamo alla nostra passione ormai incontrollata.

Addirittura, essendo Ermes il primo assistente, è sempre al corrente dei movimenti serali di mio marito; quando è certo che passerà cena e dopocena con una delle amanti a cui ha dato appuntamento, mi avverte e viene a casa mia, dove ci sfreniamo nella camera degli ospiti; poiché mio marito esige la sua copula un paio di volte alla settimana, di cui una sempre di domenica, mi trovo a fare l’amore praticamente ogni giorno fino alle previste mestruazioni.

Che non arrivano, come chiunque avrebbe potuto prevedere; non io, però, persa nel turbamento dei miei due amori; leggo in questa dimenticanza la voglia di un figlio MIO, non mi interessa se il padre sia l’uno o l’altro; se sono incinta, mio figlio sarà solo mio; a Giancarlo neppure lo farò sapere e troverò il modo per partorire a sua insaputa; a Ermes lo dirò, ma saprà anche, sin da subito, che non potrà mai avanzare pretese sulla mia creatura.

Gliene parlo e all’inizio si ribella, perché vuole assumersi le sue responsabilità; gli preciso che non voglio condizionare la sua vita né il mio matrimonio; lui prima o poi dovrà scegliere la sua strada e se ne andrà, ma sparirà dalla mia vita perché non accetterei di tradire la sua futura moglie innocente; rendere la pariglia a Giancarlo forse è un errore; tradire una moglie ignara è sicuramente colpa.

Si dichiara rassegnato ma sento che, se dovesse risultare lui il padre naturale, avremmo dei problemi; per fortuna, il test del DNA prima della nascita non è consigliabile ed abbiamo tempo.

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10 aprile 2011

Ormai è certo, sono incinta al terzo mese; me lo ha confermato il laboratorio medico dove sono andata per l’ecografia; ho chiesto ad Ermes di accompagnarmi; non ha esitato a farlo e la situazione si è fatta alquanto surreale perché lo hanno fatto entrare con me solo dopo che abbiamo dichiarato che era mio marito; comunque è stato dolcissimo vederlo comportarsi proprio come un giovane marito ansioso che segue attentamene, fa mille domande e vorrebbe già conoscere il sesso, anche se è presto.

Quando usciamo dall’ospedale, Ermes da sfogo a tutti i suoi interrogativi e, naturalmente, la prima cosa che vuole sapere è come penso di tenere mio marito all’oscuro di tutto, dal momento che viviamo nella stessa abitazione e la pancia non si potrà nascondere, ad un certo punto; mentre gli rispondo, mi scopro una machiavellica capacità di barare di cui non avevo idea e gli espongo un progetto da far impallidire Napoleone.

Non partorirò a Milano e neppure in Italia; la mia attenzione è rivolta alla vicina Svizzera che si raggiunge in un’ora di auto; per maggiore garanzia, sceglierò Lugano perché si parla italiano ed è a due passi dal confine; gli chiedo di farsi dare, nei giorni seguenti, appena possibile, un giorno di permesso, se se la sente di accompagnarmi, per andare insieme a prendere accordi con l’ospedale e a fissare un alloggio per me per alcuni mesi.

“Non riesco ad immaginare dove vai a parare; ma sai che mi getto anche nel fuoco, se ne hai bisogno.”

Blocco l’auto per baciarlo; so che il suo amore è enorme, ma quella dichiarazione mi fa comunque piacere; gli spiego che per la mia attività molte volte devo o almeno dovrei trasferirmi per alcuni mesi sul cantiere di lavoro; negli anni recentissimi i miei interessi si sono allargati all’estero e spero addirittura di vincere dei concorsi in America del Centro o del Sud; ho già avuto in assegnazione i progetti per un importante centro residenziale e turistico in Svizzera, proprio dalle parti di Lugano.

Il mio bambino nascerà in settembre/ottobre; fino al sesto mese, il problema del pancione non dovrebbe porsi, vista la mia struttura fisica; a tre mesi, nessuno ci crederebbe, che sono incinta; fino a fine maggio non ci dovrebbero essere problemi; poi inventerò che mi obbligano a seguire sul posto i lavori e mi trasferirò a Lugano; per questo ho bisogno di un alloggio in quella città; anche l’ospedale per partorire sarà a Lugano e i contatti li prenderò a giorni, andando in visita, con lui.

Del mio soggiorno svizzero, quello che si curerà di meno sarà mio marito; il mio amore, se davvero vuole, potrà venire a stare con me tutti i fine settimana e sarà sempre con me, dentro di me, in ogni senso; per il bambino che nascerà, il progetto deve essere più articolato ma avrò tempo per elaborarlo; comunque, il figlio è mio; mio marito è fuori discussione, finché è il pessimo esempio di padre che è; il mio amore, se fosse il padre naturale, dimostrerà l’amore rinunciando.

“Perdonami, Liliana; di questo possiamo parlare eventualmente se e quando si accerterà la paternità?”

“Ermes, sai bene che sono lacerata in molti pezzi; se il figlio è nostro, mio e tuo, ti prometto che ne parleremo; per ora, lascia che sia solo mio e cerca di entrare nell’ordine di idee che quella tra noi è una storia meravigliosa e irripetibile, ma che dovrà anche avere una fine, prima o poi … “

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20 aprile 2011

Siamo a Lugano, io ed Ermes, e passeggiamo come due fidanzatini, per mano, perduti in una nuvola strana, tutta nostra; so che è quasi ridicolo che due quarantenni si comportino come adolescenti incoscienti; ma lo straordinario di questa situazione impossibile è proprio come riusciamo a viverla come esperienza adolescenziale, senza che venga turbata dal fatto che sono sposata a un altro e che siamo qui per un figlio che è di uno dei due, non so ancora quale.

Ho preso per telefono tutti i contatti necessari e devo solo firmare un contratto, per cui per sei mesi, da oggi, posso disporre di un appartamento completamente arredato, in una costruzione immersa nel verde; mi ha aiutato molto l’impresa edilizia che ha vinto l’appalto per il centro turistico e residenziale di cui, per sei mesi, dovrò occuparmi, ufficialmente, stando sul posto tutto il tempo ma in realtà perché voglio allontanarmi da mio marito e partorire in pace.

Ermes mi accompagna all’ospedale dove prendo tutti gli accordi per essere seguita passo passo fino al parto; la mia età non è tale da lasciare sereni e preferisco sapere che a due passi dalla casa dove abiterò, c’è un ospedale attrezzato per ogni evenienza; il mio amato mi segue come un’ombra ed è decisamente la persona più cara e attenta che potrei volere con me; dopo gli adempimenti necessari, andiamo a vedere la casa.

Prima di entrare, lui mi abbraccia in vita e mi bacia; mi viene istintivo fargli sentire contro il sesso il mio voglioso e pronto ad un amplesso ‘storico’; quella sarà la mia casa, lui verrà a trovarmi ogni fine settimana; ovvio, che la sentiamo quasi nostra, un nido d’amore che non è il divano dello studio né la stanza degli ospiti nella casa dove vivo con mio marito; non serve altro a nessuno dei due per renderci conto che stiamo assegnando un senso profondo a quel gesto.

Diamo uno sguardo attento e interessato all’ambiente, un open space molto ben arredato con zona cucina, due tavoli, mobili e decorazioni alle pareti di ottimo gusto; la camera non è molto grande ma è occupata quasi per la totalità da un enorme letto e da un armadio con ante a specchio; ci guardiamo negli occhi e decidiamo che vogliamo fare l’amore, subito, alla grande, in questo nostro anomalo ‘rifugio’.

Mi abbraccia voglioso e comincia a spogliarmi; indosso solo un maglione leggero ed una gonna sopra al ginocchio; impiega un niente a sfilarmi la maglia, a sganciare il reggiseno e ad impossessarsi delle mie tette su cui si getta come un poppante in crisi di poppata; adoro quando mi succhia i capezzoli come sa fare lui e gli offro i seni spingendoli in avanti a due mani; la sua libidine si scatena e mi travolge, sento che sto colando come un rubinetto rotto; il suo sesso è ritto al massimo.

Mi spinge supina sul letto e mi sfila la gonna, le calze e lo slip; sono ardentemente nuda davanti a lui e so che tra poco mi divorerà il sesso come se non lo toccasse da mesi; ed abbiamo fatto l’amore il giorno prima sul divano dello studio; ma è l’atmosfera strana di questo luogo d’amore che carica tutto di valenze particolari; mi succhia il clitoride ed io urlo il mio piacere, certa che intorno c’è solo verde; mi agito e mi contorco mentre gli orgasmi si susseguono.

Non voglio starmene supina a farmi divorare dalla sua passione; anche la mia mi sta bruciando dentro e voglio sentirlo dappertutto; lo obbligo a spogliarsi e finalmente è sopra di me, col sesso ritto che quasi mi mette disagio, anche perché è il ‘mio’ sesso e in questo momento di ‘fuga dalla realtà’ voglio sentirlo tutto; lo spingo supino accanto a me mi sollevo a sedere e mi chino sull’inguine; afferrò l’asta e comincio a manipolarla come so che gli da molto piacere.

Sento montarmi da dentro una voglia matta di possederlo e di farmi possedere, ingoio la mazza fino alle tonsille e non lo mollo finché i peli del pube non mi carezzano le labbra; succhio e lecco dalla punta alla radice e viceversa; sento che sfiora l’orgasmo e mi blocco; non voglio che finisca in fretta; manipolando delicatamente il sesso, mi stendo su di lui e mi siedo sul suo ventre; mi prende le natiche e mi sento attirata verso di lui con amore, faccio scivolare una mano e mi impalo.

E’ dentro di me, finalmente, e lo sto cavalcando con una passione infinita; mi implora di fermarmi, perché non vuole ancora concludere o forse semplicemente perché vuole essere lui a montarmi; mi ribalta sotto e mi penetra alla missionaria; gli cingo la vita con le gambe e intreccio i piedi dietro la schiena; è tutto dentro di me, siamo uniti indissolubilmente e lo amo con tutta me stessa; mi bacia con passione ineguagliabile e sento gli uccellini nella testa, lo stomaco si riempie di farfalle e la vagina esplode.

Quando sente il mio orgasmo, si abbandona anche lui ad una eiaculazione forse mai sperimentata; mi fermo, mi sciolgo dall’abbraccio e lo stringo a me con tutto il corpo; mi accarezza delicatamente il viso, i seni, i fianchi, le cosce; sentiamo che è un momento d’amore eccezionale; niente di più bello, per inaugurare il mio nuovo alloggio; gli sussurro che ci ameremo tanto e a lungo, in quel letto; mi sorride con dolcezza e si stende a fianco a me.

Ci stacchiamo e scendiamo dal letto solo per andare a pranzo; poi torniamo a sdraiarci ed è fuoco d’artificio, di quelli da concorso; fino all’ora di cena facciamo l’amore alla grande, perduti in un personale paradiso di armonie celestiali e di nuvole rosa che ci accompagnano; ci sentiamo stupidi, ogni tanto; ma alla fine è l’amore il fil rouge della nostra storia; se assume i connotati di quegli incontri, ben vengano.

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15 ottobre 2011

Di colpo, la gravidanza è come esplosa e la mia pancia si è visibilmente ingrossata; in questi mesi ho vissuto meravigliosamente; con mio marito mi sono scambiata molte telefonate, tre a settimana all’incirca; ma Ermes è stato una presenza continua e desideratissima; per cinque giorni mi occupavo della realizzazione del centro che stava venendo su assai bene ed era già oggetto di ammirazione e di invidie; dal venerdì pomeriggio all’alba di lunedì era amore scatenato.

Non siamo due ragazzini, io ed Ermes; di più, l’ingombro del pancione non è di piccola difficoltà; ma riusciamo comunque a vivere ore ed ore di amore intenso e di sesso sfrenato; abbiamo imparato ad usare tutte le cautele per accoppiarci con enorme goduria cercando di gravare il meno possibile sul ventre; negli ultimi tempi, evitiamo anche la penetrazione che potrebbe arrecare danni al feto.

Ma mani e bocca fanno meravigliosamente la loro parte e ci siamo quasi specializzati, io nella fellazione e lui nel cunnilinguo; il lunedì all’alba lui parte per essere in ufficio in tempo per non sollevare problemi; ma stenta a muoversi, tanto lunga e impegnativa è stata la performance sessuale nella notte tra domenica e lunedì; certe volte è arrivato ad eiaculare fino a quattro volte in una notte; la mattina, quando deve mettersi alla guida, soffre parecchio.

La gestazione procede meravigliosamente e sono spesso in ambulatorio per controlli; i medici sono ampiamente soddisfatti dell’evoluzione della maternità e riescono anche a superare certe prevenzioni che sui parti di donne oltre i trentacinque sono frequenti e diffuse; mi assicurano che tutto avverrà naturalmente e senza problemi; sto spettando settembre per capire quando sarà il momento della meravigliosa novità e fremo tutta all’idea di avere un figlio mio.

Ho cominciato a pensare seriamente alla sistemazione del bambino, quando sarà nato; si sa che sarà un maschio; riesco, con l’ausilio di un’associazione creata allo scopo all’interno dello stesso ospedale, a definire che sarà dato in baliatico ad un famiglia del posto, di lingua italiana, che provvederà allo svezzamento; non voglio rinunciare neanche per un momento a vivermi il mio bambino e garantisco che, sfruttando la durata dei lavori per il centro, sarò presente almeno tutti i fine settimana.

Vorrei allattarlo al seno, per sentirlo più ‘mio’; ma riuscirò a farlo solo per un paio di mesi; poi dovranno provvedere artificialmente; mentre i mesi passano, vivo la mia vita professionale ed umana nella villa di Lugano; Ermes, puntuale come la morte, viene ogni venerdì pomeriggio a stare con me per tutto il fine settimana; il nido d’amore che ci siamo costruiti diventa una sorta di santuario dove celebriamo i riti più dolci e più spericolati dell’amore, continuamente attenti alla pancia che cresce ormai a vista d’occhio.

Gli ultimi due mesi ci imponiamo uno stop e rinunciamo al sesso per evitare ogni possibile fastidio al nascituro; Ermes si rivela attentissimo e delicato nella gestazione; mi accompagna alle visite settimanali che ho fatto fissare di sabato perché il mio amore possa essermi vicino ad ogni ecografia, ad ogni visita di controllo; è ansioso come tutti i padri in attesa; devo fargli dolce violenza per impedirgli di andare in crisi ad ogni frase incerta.

Avviene esattamente il contrario con mio marito che neppure si rende conto di quanto tempo passo lontano da casa; la mia sensazione è che non abbia nessun interesse a me ed ai miei problemi, preso com’è dal suo lavoro e, soprattutto, dai suoi amorazzi coi quali sciala con molta soddisfazione; di tanto in tanto si lava la coscienza con una telefonata insipida; Ermes mi tiene aggiornata sulle sue ‘bravate’ e mi assicura che non è per niente turbato dall’assenza prolungata.

I mesi di luglio ed agosto sono difficili, per l’afa; ma per fortuna il lago là vicino offre qualche possibilità di refrigerio e alla fine supero il peggio nella maniera migliore; quando, dopo la prima decade di settembre, cominciano le avvisaglie del parto imminente, Ermes decide di mettersi in malattia per due settimane; con la scusa che deve fare particolari cure in Svizzera, va in congedo a stipendio zero e viene a stare con me; sono arcifelice di averlo accanto.

Francesco viene alla luce il 15 settembre; l’emozione è enorme; il mio amore è vicino a me e fibrilla più di me durante il parto; devono quasi soccorrerlo perché l’emozione è tanta; ci troviamo felici, tutti e tre, in un momento straordinario, in cui mi sembra di raggiungere l’apice della mia realizzazione, con una famiglia vera, anche se Ermes non è mio marito, che neppure sa dell’evento; impongo al mio amato di tacere a costo della vita.

Ho parlato con la famiglia che ha accettato di prendere Francesco a baliatico, mi sono accordata per essere io a dargli la poppata finché resterò a Lugano e vedo mio figlio animarsi e crescere momento per momento; cerco di rubare tutti i gesti nuovi che fa per imprimerli nella mente; oggi ha compiuto un mese e mi sono decisa a fare il test del DNA per accertare la reale paternità; con enorme dolore di Ermes, è risultato che non è il padre naturale di mio figlio; solo io conosco la reale identità.

La notizia non mi sconvolge; la storia con Ermes è una bella favola astratta che con la paternità avrebbe assunto una dimensione problematica; se Giancarlo accetta, non ho mai perso la speranza che un miracolo possa riportare l’armonia tra me e mio marito; se non vorrà piegarsi, la guerra fra me e lui può continuare; se ci sarà una vittima, lui o io, lo valuteremo al momento; per ora, temporeggio.

So bene che, così tirata allo spasimo, la vicenda d’amore non può reggere; ma adesso Francesco può riempire la mia vita e darmi quel senso che ancora non avevo individuato per resistere fino in fondo; cerco di attenuare la delusione del mio amore e, negli ultimi giorni di permanenza a Lugano, fino ad oggi, mi abbandono alle copule più belle della nostra vicenda, anche se non è esattamente consigliato fare sesso nelle mie condizioni; ma quasi tre mesi di astinenza sono troppi anche per lui e per me.

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31 dicembre 2011

E’ passato solo un anno da quando invitai a casa Ermes e facemmo l’amore; un’intera vita è passata tra noi in questi 12 mesi ed io mi trovo mamma a giocare a rimpiattino con mio marito, per prendermi cura di mio figlio e tenere a bada due uomini che mi amano intensamente anche se diversamente; torno a Milano dopo avere accertato la paternità del bambino ed avverto quasi subito una grande delusione in Ermes, che temo stia per rompere con me una storia senza prospettive.

So da sempre che quel momento sarebbe venuto e che mi sarei svegliata dal sogno; appena rientro a casa, devo immediatamente affrontare l’assalto di mio marito che, come niente fosse successo e ci fossimo allontanati solo per pochi giorni, mi salta addosso intenzionato a copulare alla grande; mi invento un imprecisato malessere ma non mi da retta e cerca di portarmi in camera per possedermi.

Poiché non posso respingerlo senza creare imbarazzanti malumori, lo sgambetto e lo faccio cadere sulla poltrona; mi lancio ad aprirgli il pantalone, tiro fuori il sesso ritto allo spasimo e affondo la bocca; ho imparato a succhiarlo con grande abilità, mi piace molto farlo godere con la bocca e in bocca; sente la mia voglia, mi prende la testa e mi accarezza mentre spingo la mazza fin nel profondo della gola, quasi soffocandomi.

Tiro la fellazione allo spasimo e godo anche molto; non me la sento ancora di affrontare una penetrazione violenta in vagina e non voglio che si accorga subito dei tessuti rilassati dopo il parto.

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