Arroganze e prevaricazioni
Capitolo 1 - Arroganze e prevaricazioni 1 - A - Nicoletta 1
Arroganze e prevaricazioni 1 - A - Nicoletta 1
Nicoletta è rimasta incinta a 18 anni del suo primo ragazzo, Alberto, un valido artigiano con un’avviata bottega, lavoratore infaticabile che la sposa immediatamente e moltiplica il suo impegno per garantire a sua moglie e alla figlia che nasce, Laura, il migliore tenore di vita che può conseguire; tra i suoi coetanei ventenni c’è Marco, amico da una vita, profondamente legato a lui e alla sua famiglia; ha avviato un’attività da imprenditore edile con un certo successo.
Quando Laura ha dieci anni, Alberto rimane vittima di un incidente stradale e lascia nella peste più nera moglie e figlia; Marco non esita un momento e si fa in quattro per svolgere le attività necessarie a risolvere le pendenze che l’amico ha lasciato; gli ci vuole assai poco per rendersi conto che, tra debiti e commesse non soddisfatte, la bottega fallisce; la banca si mangia la casa per un’ipoteca insoddisfatta e le due donne sono sul lastrico.
Marco ha sempre amato profondamente Nicoletta, forse anche più e prima di Alberto; ma si è tenuto in disparte quando lei ha scelto l’amico; si è affezionato a Laura più che a una figlia e l’ha sempre adorata più che se fosse stata carne della sua carne; Nicoletta ha sempre conosciuto i sentimenti di lui; in qualche modo, ne è rimasta coinvolta, anche se si è tenuta sempre al di qua del lecito.
Quando Marco propone a lei e alla bambina di andare a vivere nella sua casa, troppo grande per una persona sola, ha solo un attimo di esitazione; poi capisce che è manna che piove dal cielo e, forte anche della disponibilità che ha sempre provato per l’amico di suo marito, accetta; per qualche tempo vivono nella stessa casa senza accennare a rapporti intimi; la più felice è Laura che scioglie il suo dolore nel profondo affetto per Marco che lei ha sempre considerato alternativo a suo padre.
Vivere nella sua casa diventa il modo per stargli sempre più vicino e goderselo anche fisicamente; lui la guida con amore nei primi inciampi scolastici, consiglia e suggerisce, insomma manifesta in tutti i modi il profondo amore che nutre per quella bambina e per quello che rappresenta nella sua vita; in qualche modo, anche l’amore per la figlia diventa un elemento di spinta perché i due decidano di cadere l’uno nelle braccia dell’altro.
Sei mesi possono essere finanche troppi per una vedova abituata ad avere con suo marito rapporti sessuali più che quotidiani; Alberto le ha insegnato tutto, dell’amore e del sesso, e lei ha appreso con gioia ed entusiasmo; fino alla sera prima del tragico incidente, lui è stato un vulcano a letto e l’ha scopata con l’entusiasmo di un trentenne nel pieno vigore delle sue forze ed abituato con sua moglie a percorrere ogni sentiero del piacere.
Quando si rende conto che è inutile sacrificare ancora la sua sessualità, la sua libidine, la sua passione alla memoria del morto, Nicoletta si dice che forse anche a suo marito farebbe piacere che a sostituirlo nel cuore e nel letto di sua moglie sia l’amico fraterno di sempre; Laura, manco a dirlo, sarebbe ben felice di vedere stabilizzarsi una situazione di convivenza che le garantisca la continuità di un amore che coltiva da sempre; si lega ancora di più a Marco.
E’ lei ad assumere l’iniziativa una sera che lui, tornato dal lavoro e consumata la cena in cucina, come sono soliti fare, si siede in poltrona per guardare la tele; invita Laura ad andare a letto, ve la porta con garbo, dopo il bacio delle buonanotte a Marco, e si siede sul bracciolo della poltrona di lui offrendogli apertamente il seno prorompente che lui spia spesso e volentieri con malcelata cupidigia.
“Senti, Marco; non è il caso di girare intorno alle cose; non so se ci sia un destino scritto, se Alberto sta inorridendo o se ci sta invitando a farlo, insomma non so se ci sia nessun motivo valido perché tu continui a portarti a letto qualche ragazza disponibile ed io mi consumo di ditalini perché ho bisogno di sesso e di amore; non possiamo continuare a vivere sotto lo stesso tetto ignorando quello che proviamo; sei mesi non sono molti per una vedovanza, ma sono troppi se c’è trasporto tra noi.”
“Nico, sai perfettamente che non osavo per un rispetto al tuo dolore e alla memoria dell’amico; ma non ti devo neppure dire che ho sempre provato un grosso sentimento per te e sapevo dal primo momento che ti volevo; se sei venuta in questa casa è per restarci, come mia compagna; aspettavo solo che le nostre volontà coincidessero.”
Si prendono per mano e vanno verso la camera da letto; lui è stranamente il più emozionato dei due, perché il discorso gli è arrivato imprevisto anche se atteso e desiderato; lei si spoglia da un lato del letto e appoggia gli abiti sulla sedia; lui, più che dalla cerimonia della spoliazione, è preso dalla voglia di conoscere quel corpo che ha sempre adorato e che ha talvolta sfiorato; la prende per le spalle, la fa girare e le stampa sulla bocca un bacio di voluttà indicibile.
Lei risponde al bacio, lo stringe al seno con voglia e comincia a mulinargli la lingua in bocca eccitandolo allo spasimo; spinge il pube contro la mazza che avverte notevole, e si struscia alla ricerca dei primi palpiti di piacere; quando riesce a far coincidere il cazzo col clitoride duro e gonfio, si strappa un primo orgasmo che la fa gemere, illanguidire e salivare rendendo ancora più lussurioso e intenso il bacio; fa scivolare una mano lungo il corpo e va a catturare la mazza per valutarne la consistenza.
Apre la cerniera, infila la mano nel pantalone e finalmente lo sente a pelle, vivo e fremente; lui le sta sollevando la gonna sui fianchi, appoggia il cazzo in mezzo alle cosce, sposta lo slip e porta la cappella alla vagina; la penetra in piedi, ancora parzialmente vestiti; con mosse acrobatiche fa entrare il cazzo fino all’utero, riempiendosi orecchie e cuore dei gemiti di lei che sente la mazza percorrere tessuti ormai tesi allo spasimo; affonda su di lui e lo bacia appassionatamente.
La fa crollare supina sul letto; lei solleva le gambe e si fa penetrare fino in fondo; accompagna i movimenti in figa con gemiti di goduria infinita e lo sente eccitarsi; non si aspettava una mazza così grossa, così dura, così sua, alla fine; e se la gode tutta tenendolo stretta al suo corpo, per le natiche, quasi per accentuare il senso di penetrazione; c’è in quel primo amplesso non solo l’attesa di sei mesi di astinenza, soprattutto per lei, ma anche anni di amore non confessato, di desiderio messo sotto il tappeto.
L’orgasmo esplode inatteso e imprevisto e fa scattare in ambedue un senso di esaltazione al di là dell’immaginabile; sentirsi esplodere nelle orecchie il suono di campane angeliche, negli occhi un caleidoscopio di colori inimmaginabili, nel corpo una sensazione di abbandono, di rilassamento, di dolcezza infinita sono emozioni che vivono in comune, senza neppure doverselo dire, ma leggendole sull’espressione del viso estatico.
Si riprendono dopo un breve periodo di languore dolce che li tiene avvinti in un abbraccio che sintetizza la voglia che hanno di essere insieme, uniti, quasi fusi in un solo corpo; per quella prima volta, scopano per quasi tutta la notte e Nicoletta si sente felicissima di avere fatto il passo decisivo per ritornare a vivere, dimenticando per un attimo la tragedia che l’ha colpita; Marco sente di non fare offesa all’amico morto, prendendosi la donna che ama da sempre.
Comincia per i due una fase di entusiasmo di vita che si trasferisce a letto, dove vivono ore meravigliose di amore e di sesso; Nicoletta rivela una natura calda che, intuita da giovanissima, esplode in tutta la virulenza della passione; scoperebbe sempre, in ogni posto, in qualunque situazione; gli succhia il cazzo anche mentre sta seduta sul water, fanno insieme la doccia e si titillano libidinosamente, non passa momento che non si accarezzino e si bacino in continuazione.
Anche Laura ispira a Marco un desiderio quasi fisico di rapporto; la ragazzina si è legata a lui profondamente, lo ha definitivamente sostituito al ricordo del padre che si fa con gli anni sempre più sbiadito ed ideale, nascosto in un angolo della coscienza; con Marco esprime la fisicità del suo bisogno d’amore, stringendosi a lui e alla madre ogni volta che riesce a sentirli concretamente vicini, si fionda nel lettone ogni volta che può, accarezza il padre putativo come una bambola pregiata.
A mano a mano che cresce, si fa sempre più vivo il desiderio di sentirlo sulla pelle, come vede fare a sua madre, gioca col petto, con le cosce, col ventre, carezza il viso e lo percorre, lo riempie di baci dappertutto; Marco si fa coinvolgere dalla passione della ragazza e non cerca di frenarla, ma ne favorisce apertamente i tentativi di stargli stretta addosso anche se deve stare attento che la durezza del cazzo non appaia evidente e non disturbi i loro giochi.
L’idillio va avanti per cinque anni durante i quali Nicoletta assume decisamente il carattere e l’atteggiamento della donna decisa ed esigente, che dal suo uomo pretende soprattutto tanto sesso e tanta passione, qualche volta in concorrenza con la figlia che gioca con lei a chi si impossessa di più del maschio di casa; Marco è profondamente legato alle due e non passa fuori che il minimo indispensabile per seguire da vicino e bene il suo lavoro.
Per il resto, preferisce stare in casa e tampinare la sua compagna anche quando sfaccenda; non è raro che le pianti il cazzo duro tra le natiche, da sopra i vestiti e il grembiule da cucina mentre lei bada alla salsa che cuoce; sa bene che è solo il preludio; subito dopo manderanno Laura nella sua stanza a studiare o a giocare e si scateneranno in una delle scopate che tutto il vicinato conosce, tanto alti sono gli urli di passione che gli orgasmi scatenano.
Altre volte è il turno di Laura a sequestrarlo, specie quando si siedono alla tele e lei va a sedersi sulla sua poltrona, fra le cosce, e sembra farlo apposta, a stuzzicare il cazzo contro il culetto duro e sodo per farlo eccitare; l’apice lo raggiunge quando, la domenica mattina soprattutto, si fionda nel letto grande tra i due e fa a gara con sua madre a chi si prende il maschio di casa; quasi sempre è Nicoletta a disarmare e a lasciare che la figlia si goda l’uomo come vuole.
Difficile capire quando scatti la reazione violenta di Nicoletta; di colpo, la lettura della convivenza si stravolge e lei si sente asservita ad una condizione che non le piace; sa di dipendere totalmente da Marco, dal suo lavoro, dal suo potere e, forse anche in conseguenza di discorsi strani uditi o fatti negli incontri con altre donne, comincia ad avvertire la sensazione di essere un semplice orpello al successo del suo uomo.
Non manca una punta di gelosia verso sua figlia, di cui Marco sembra apprezzare sempre più da maschio il seno acerbo appena accennato, le natiche che si fanno morbide e tonde, le cosce snelle ed eleganti; più che da una figlia putativa, la ragazza implicitamente adottata dall’amico morto, lui sembra preso fortemente da una gazzella giovane e irruenta che sta nascendo dalla bambina informe che era entrata nella sua casa.
Per tutto il liceo, lei non fa che parlare del compagno di sua madre come del suo amore unico e insostituibile, rifugge dalla frequentazione di compagni di scuola per rifugiarsi in braccio al padre putativo anche quando deve studiare; lo incita e lo costringe a fare shopping con lei e gli chiede di verificare e di toccare dal vivo l’intimo che sceglie solo per indurlo a palparle il seno e il culo, a carezzarle il viso o le cosce.
Non ha perso l’abitudine di sedersi tra le cosce davanti alla tele, ma adesso sembra accompagnare la seduta con manipolazioni ambigue alla figa e al cazzo; se si ferma al di qua del sesso è solo per una forma di educazione inculcata; da quando sua madre si è allontanata da Marco presa da altri interessi, sembra aver occupato tutto lo spazio e gestirlo come da protagonista della vita anche sessuale del compagno di Nicoletta.
Quando decide di iscriversi all’Università, ad Economia la facoltà più vicina agli interessi di Marco, lui non esita ad acquistare un miniappartamento per evitarle l’inevitabile trafila dei fuorisede; ma Laura non aspetta che il venerdì per prendere il treno, tornare a casa e scatenarsi per il week end ad amoreggiare platealmente col ‘suo’ Marco, incurante delle smorfie di fastidio di sua madre; non arrivano a fare sesso esplicito per una remora atavica; ma sono decisamente coinvolti.
Nicoletta è già da qualche anno che ha deciso di cambiare rotta; ormai qualsiasi atteggiamento del suo compagno le suona offensivo e provocatorio; ha deciso dentro di se che gliela farà pagare e con l’unico mezzo che sa di possedere per colpirlo duro, umiliarlo, offenderlo e sfruttare per il suo piacere quella ricchezza e quel potere che lui le impone come segno del dominio; decide che un paio di corna gli sta bene e che se dovesse accorgersene, non la lascerà per amore a sua figlia.
Sceglie il complice in questa sua vendetta e lo individua in un personaggio di scarsa rilevanza, un piccolo imprenditore di livello medio basso, assolutamente lontano da Marco; non le è difficile irretirlo in un’atmosfera di seduzione che lo sconvolge, considerata l’alta qualità della bellezza e del garbo; stabilisce che si incontreranno in un hotel a breve distanza; per completare l’oltraggio al tiranno, paga tutto con una carta di credito di cui il compagno la lascia libera di disporre.
E’ anche questo un gesto di libertà, perché è lei a pagare per le corna che fa al suo uomo; l’altro figura quasi come un ospite nella camera che lei paga; ci mette poco, a passare dall’entusiasmo per la scelta coraggiosa alla delusione, di fronte al caprone che l’uomo rivela di essere; non sono quasi neppure entrati in camera che lui l’ha avvinghiata con forza, la palpa e la maneggia come una bambola di gomma; prima ancora di spogliarla, l’ha sbattuta sul letto e le ha infilato in figa un cazzo di media - bassa dimensione che a malapena la solletica.
Manco a dirlo, niente a che vedere non solo con la dimensione della mazza di Marco che si fa sentire, e come, per tutta la vagina fino all’utero; ma soprattutto con il garbo e l’eleganza con cui prepara le scopate; con un sesso meno di quindici centimetri, Nicola le procura intensi fastidi picchiando come un maglio con l’osso pubico contro il suo; alla fine, si troverà con un grosso livido sull’inguine che sarà una prova inconfutabile dell’adulterio.
Decide di ‘educare’ il caprone, lo frena e lo induce a spogliarsi con garbo, alternandosi a privare ogni volta l’altro di un capo dell’abbigliamento; le fa rabbia dover ricorrere alle conoscenze acquisite con il compagno a letto; ma è fin troppo evidente la differenza di classe tra le scopate e non vuole certo farsi trattare da bambola di gomma, mentre sta liberandosi, o almeno intende farlo, dal dominio di un dittatore.
Il caprone riesce a cogliere la dolcezza dei modi di lei e, poiché ha già scaricato la prima sborrata che gli premeva, la lascia fare; Nicoletta riesce a farlo ripartire e lo guida lentamente a scoparla come piace a lei, che in realtà è come la scopa Marco abitualmente; dopo che si sono denudati, aggredisce i capezzoli, li succhia e li mordicchia eccitandolo; lui reagisce ricambiando e, guidato da lei, riesce in breve a succhiarla a dovere e a provocarle un grosso orgasmo, compiacendosene con se stesso.
Subito dopo, lei lo aggredisce con un pompino da manuale; in piedi accanto al letto, con lei seduta sul bordo, gli succhia il cazzo con immensa abilità, leccando, mordendo e facendolo scorrere in gola, cosa non difficile viste le dimensioni, e mandandolo in visibilio con l’azione combinata della copula e della leccata, col risucchio e la masturbazione; lo ferma frequentemente, perché non vuole farlo sborrare subito.
Quando tocca a lui leccarla, lo deve quasi guidare passo passo per obbligarlo a usare la lingua delicatamente, le labbra per succhiare il clitoride e i denti per mordicchiare le labbra, piccole e grandi, fino a che ottiene l’orgasmo desiderato; poi si fa montare; visto che in figa non le da il piacere che cerca, prende il gel che ha portato, si gira a pecora, unge il culo e il cazzo e lo invita ad incularla; lui non crede a se stesso e si lancia con entusiasmo.
Nel culo il piacere è più intenso e vivo, finalmente sente il cazzo lungo il canale rettale e può mungerlo a suo piacimento, quello che la fa godere di più, è la coscienza che sta manovrando un maschio, o presunto tale, che ha fatto partorire a sua moglie quattro figli per la sua tendenza a scopare senza criterio; la sua soddisfazione è di avere un giocatolo umano a sua disposizione, anche se forse un oggetto di gomma l’avrebbe fatta godere di più.
Quello che sta domando non è un maschio che meriti; è semplicemente un caprone senza sensibilità; si sente quasi una nave scuola che insegna ad un troglodita cosa sia fare sesso intelligente e godere con passione; la sborra che le schizza nell’intestino comunque le dà una certa soddisfazione; lui, avendo a casa la moglie, non può trattenersi oltre una certa ora; lei potrebbe anche impegnare la serata; sarebbe un’ulteriore mortificazione al tiranno; decide di farlo sborrare in bocca e si rivestono.
Sulla strada del ritorno, avverte nel fondo della gola un sentore d’amaro nauseante; sa che il senso di colpa la sta aggredendo; teme anche possibili reazioni di Marco se e quando si accorgerà che l’ha tradito, ma decide di godere anche per questo; se dovesse cacciarla, ci penserà; mentre sta seduta sul water e lui si lava i denti, vede lo sguardo sul suo inguine e capisce che ha capito; ma non fa una grinza; lui si allontana disgustato e la ignora per tutta la notte.
La mattina seguente sente che parla col direttore di banca e capisce che sa; ma vuole che si pieghi a chiedere conto delle corna, per lo meno; Marco la ignora, come fosse un attaccapanni; lei fa lo stesso; ci ha riflettuto e sa che, se la caccia, lei si porta via Laura e lui ne soffrirebbe troppo; sa che accetterà il ricatto e la sopporterà o, finalmente, le consentirà di parlargli e di sbattergli in faccia la sua arroganza.
Non succede niente di quello che lei ha previsto, ma in realtà solo sognato e sperato; Marco sembra vivere in attesa del venerdì pomeriggio quando la ‘sua’ Laura tornerà dall’Università e sarà tutta per lui; quella volta, va addirittura alla stazione ad accoglierla e la porta a cena fuori, in un ristorante per innamorati; sua figlia gli dirà poi che è stato delizioso, veramente innamorato cotto e che lei ha deciso che, quando si farà sverginare, sarà Marco a farlo.
Intanto, la figlia è lo strumento di ricatto che ha contro il compagno e decide di riempirlo di corna; non vuole un amante fisso, perché l’uomo che ama è sempre lo stesso e non conosce nessuno in grado di sostituirlo; ma si farà un harem di maschi, si prenderà tutta la passione che cerca, li schiaccerà ai suoi piedi e sarà come umiliare il suo oppressore; a quel punto, che lui ami sua figlia e tratti lei peggio di un mobile non le interessa; l’unica cosa importante è umiliarlo.
In quella assurda situazione di sospensione di ogni rapporto umano scorrono cinque anni; Marco si concede ogni tanto con lei una scopata senza storia e senza amore; ha dimenticato ogni gesto d’affetto; sembra vivere cinque giorni della settimana in attesa del week end che potrà trascorrere col suo amore vero, la splendida Laura che è diventata ormai una donna di eccezionale bellezza, dolce e sensibile come l’uomo che le dato l’imprinting.
Forse è anche calda come sua madre, vista la passione con cui si attacca al ‘suo’ Marco e si struscia su di lui per fargli sentire il seno fremente, il ventre caldo e la figa vogliosa; le sue manovre mirano anche a sentire il cazzo del maschio che avverte abbastanza nettamente, nonostante gli abiti; a sua madre ha assicurato che non ha avuto rapporti di nessun genere con maschi ed aspetta solo di offrire la verginità all’uomo che ama.
Nicoletta sorride alle dichiarazioni della figlia, mentre pensa ai quattro maschi che ha scelto per avere ogni giorno, da lunedì a giovedì, la sua razione di passione alternativa, espressa col dominio totale su maschi di scarsissima consistenza; dopo la prima esperienza, ha stabilito che Nicola è ‘l’uomo del lunedì’ e, settimanalmente, lo incontra allo stesso posto, con meccanismi identici e con uguale spirito.
Quello che è riuscito a modificare, è stato l’atteggiamento nel sesso; l’uomo si è rivelato più duttile del previsto, è rimasto avvinto nella rete di lussuria che lei gli ha teso e adesso, incontrandosi, ha imparato a farla godere con garbo, cominciando da baci lussuriosi e avvolgenti, godendosi lunghissimi, sapienti ed elaborati pompini, leccandole prima di ogni scopata la figa in lungo e in largo e, prima delle inculate che lei predilige, leccandole il culo con passione devota.
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