Culattone per il Bull

Capitolo 3 - Impreparato al cazzo

sesso italiano
2 days ago

Un venerdì il ragazzo, forse arrabbiato, forse arrapato, accetta di incontrarmi la domenica, in mattinata. Ovviamente solo per un aperitivo e magari per parlare da vicino.
Ci vedemmo presso un grosso centro commerciale e prendemmo il caffè, poi con la sua macchina ci spostammo nell’enorme parcheggio coperto, che si riempie solo la sera. Da quel momento in poi è diventato molto rude nei miei confronti:
- Ok, fammi un bucchino che da giorni non sburro…- lo dice e si abbassa i pantaloncini, cacciando il cazzo già mezzo duro ed evidentemente poco pulito.
Non osai contraddirlo, nonostante fossi ancora molto “freddo”, non ero preparato al “tutto e subito”, però pensai anche che era un anno che aspettavo quel cazzo stupendo, non mi sarei mai tirato indietro. Magari quella era l’unica occasione per succhiare un cazzone e bere sperma…
Mi avvicinai abbassandomi sul pesce del mio amico.
- Leccalo bene prima, come faceva tua moglie, pulisci perché ho pisciato da poco.
Insomma il bravo ragazzo si stava trasformando in un vero toro da monta… la cosa non mi dispiaceva e lo feci felice, nonostante eiaculò in nemmeno 3 minuti.
Non sapevo come gli piaceva fare. Inghiottii tutta la sperma e restai immobile per un po’, poi inizia a succhiare per pulire la capocchia. Pian piano ridivenne il bravo ragazzo di sempre però, comunque mi cacciò dalla macchina. Mi diede dei fazzoletti e mi disse di andarmene via perché adesso non desiderava più nulla.
Feci un tratto a piedi sotto il sole. Ero completamente sconvolto, ero stato trattato come l’ultimo dei froci assetato di cazzo. Sborrato e scaricato in mezzo alla via. Purtroppo questo status mi arrapava da matti invece di offendermi; mi sentivo troia per camionisti… infatti, una volta in macchina, per non perdere il gusto e l’odore di cazzo che mi era rimasto sul viso mi masturbai e poi mi passai tutto lo sperma in faccia, per sentirmi “sporca e puttana”.
Non lo richiamai presto, pensavo che forse non voleva più incontrarmi oppure che era meglio aspettare che gli aumentasse “la fregola” di fottere, invece la settimana dopo mi chiamò lui.
- Dove possiamo vederci, non in macchina stavolta? Voglio che vieni vestito con tutto l’intimo di tua moglie.
Mi aveva preso alla sprovvista, quasi non capii cosa intendesse.
- Metti un pantalone e una camicia ma sotto devi essere vestito con la roba di tua moglie, anzi meglio la stessa dell’ultima volta. Calze e reggicalze neri, mutandine di pizzo, anche quella canotta trasparente, sempre nera. Ah, voglio che metti anche le scarpe col tacco, hai capito!
Mentre mi parlava sembrava anche più aggressivo e deciso, non osai contrastarlo.
Come al solito la mia personalità femminile, da sempre nascosta e segreta perfino per me, ci metteva un po’ di tempo a prendere possesso della mia mente e dei miei sensi… voglio dire che, se fossi stato quello stesso maschio che ero stato per tutta la vita, avrei dovuto offendermi o addirittura disgustarmi. Vedi, amica mia, la mia occasionale bisessualità era stata talmente repressa, negli anni, dal mio quotidiano che all’epoca ero convinto di essere semplicemente uno, forse come tanti, che poteva superare i tabù classici della nostra società. Insomma… non avevo niente a che vedere con quel mondo di froci, trans, maschi sbagliati che fanno “le femminelle”; ne ho visti video porno: nonostante le scene fossero eccitanti e mi piaceva vedere le immagini dei loro cazzi, un po’ barzotti, mentre ondeggiavano sotto gli attacchi dell’altro maschio, che li fotteva in culo senza trattenersi. Di me pensavo che ero emancipato e capace di godere del piacere in ogni forma, ammettendo anche che avevo trovato eccitante tenere il cazzo in mano ad un altro, sentirlo caldo e pulsante, portarlo alla bocca, eccetera, ma come fatto fisico in sé… non avevo capito che, in quei momenti, io potevo pensare e trasformarmi intimamente in una vera, vogliosa, sottomessa, femmina!
Ci incontrammo il sabato pomeriggio nel mio ufficio che non avrebbe riaperto che il lunedì. Sedette sul divano e mi disse di togliere gli abiti maschili restando abbigliato come una trans, con tanto di tacchi a spillo che non sapevo indossare. MI fece girare, chinare, volle che gli facessi vedere il culetto, poi anche il buco spostando lo slip.
Il calore intenso che provai era passato attraverso la vergogna, ma poi un sentimento nuovo intervenne in me… come era possibile? Eppure iniziai a provare piacere ed eccitazione nel mostrami in quello stato. Persi il senso di ridicolo che mi attanagliava e desiderai con “tutta me stessa” di essere gradevole, di piacere al mio maschio e di eccitarlo.
Mi volle vicino, sempre in piedi, e con gli occhi socchiusi mi iniziò a carezzare, le cosce, i glutei, i fianchi.
- Da oggi in poi non ti permettere mai più di presentarti a me se non completamente depilata, capito?
Una irrazionale vampata di calore e umiliazione mi pervase all’istante; come avevo potuto presentarmi a un uomo in quello stato, quello si era ridicolo, grottesco. Lo capivo adesso soltanto perché soltanto adesso ero completamente femmina e a disposizione del mio “amante”. Non sono affatto peloso ma per sempre un maschio, all’anagrafe.
Gli chiesi scusa onestamente, mi doveva perdonare… non ero abituato a fare la donna ma non sarebbe successo mai più.
- Come si chiama veramente tua moglie? – continuò mentre continuava a carezzarmi il culo, scendendo poi verso le calze, perfettamente trattenute.
Non ebbi la forza di mentire e dissi il suo vero nome.
- Ok, allora da oggi tu con me diventi Maria. Che ti piaccia o non ti piaccia verrai trattata, usata, chiavata e sottomessa ai miei desideri come una vera mante, come una puttana, più vecchia di me, che mi deve anche pagare per ottenere il mio cazzo in corpo. Questo è il patto: questo patto può essere rotto solo a una condizione… che la tua Maria prenda il tuo posto.
Non avevo capito tutto e bene, anche confuso da quelle carezze che mi mandavano in paradiso.
- E’ tutto molto semplice, troietta: io volevo tua moglie, perché mi è piaciuta e me l’hai fatta chiavare, ok. Ora lei, o voi due, avete cambiato idea, ok! Tutto poteva terminare in quel momento e stop. Poi tu hai voluto prendere il posto dell’altra puttana e ho deciso che mi sta bene ma alle mie condizioni: tu diventi per me Maria e asseconderai tutte le mie richieste, puoi liberarti da questa situazione, certamente, ma solo in un modo, la vera Maria prende il tuo posto, in effetti di donna vera, e diventerà la mia amante. Ma questo nessuno ve lo chiede: per me adesso Maria sei tu e voglio sfogare su di te il mio sesso.
- Siedi sul divano, - ordinò, poi fu lui a mettersi in piedi – caccialo dallo slip e baciami il cazzo!