Papà ti amo!

Capitolo 1 - Ti amo, papà.

pennabianca
a month ago

Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non sia stata innamorata del proprio padre. Mi chiamo Sabrina, detta Nina, non sono molto alta, ma ho un viso tondo e bello, occhi scuri come quelli di mio padre, una bocca ampia con labbra carnose, capelli neri corti ed un bel culetto a mandolino che figura al culmine di belle gambe, non troppo lunghe, ma perfettamente tornite. Quando decido di mettermi in tiro, riesco a fare la mia porca figura; anche se il mio seno non supera la seconda misura, riesco sempre a calamitare lo sguardo dei maschi che mi ruotano intorno. All’epoca dei fatti, avevo 18 anni, ma già da prima, mio padre Mario era il mio idolo. Sono cresciuta insieme a lui, un ingegnere che lavorava presso la sala controllo di una grossa centrale elettrica. Per poterci donare una vita serena, a me e mio fratello Luca, di tre anni più grade, papà lavorava di notte, mentre Laura, nostra madre, caposala del reparto ortopedico del nosocomio cittadino, lavorava di giorno. Quando tornava lei dal lavoro, generalmente partiva lui e viceversa. Quando tornava, al mattino, ci accompagnava a scuola e poi andava a dormire; all’ora di pranzo ci veniva a prendere e, insieme, passavamo il pomeriggio, che per me era il momento più bello della giornata. Di lui mi ricordo tutto: è stato sempre presente quando iniziai a fare i primi passi, mi ha insegnato a scrivere ed apprezzare tante belle cose, in quanto è una persona colta e molto curiosa. Giocava spesso con noi, anche se mio fratello preferiva di più sdraiarsi sul divano ad ascoltare musica nelle cuffie, io ero attratta dalle sue mani e dal suo splendido fisico. Alto 1,85, spalle larghe, mani forti, capelli neri, occhi neri come i miei, ero affascinata dalla sua voce e dal modo di tenermi fra le braccia, che mi infondeva sicurezza e protezione. Non ricordo con precisione quando cominciai a spiare i miei genitori, quelle rare volte in cui riuscivano a trascorrere una notte assieme e, ovviamente, facevano sesso. La mia cameretta era stata ricavata dividendo quella di mio fratello e, appena dietro il muro che ci separava, c’era la camera dei miei genitori. Per me era diventato un gioco sentire i loro strani rumori; mossa dalla curiosità, avevo imparato, specie in estate ad uscire sul piccolo terrazzo e spiarli attraverso la persiana, lasciata semplicemente accostata. Vedere quello che mia madre faceva a mio padre, mi dava delle strane sensazioni, avvertivo uno strano languore al basso ventre e, poi, col tempo, ho imparato a masturbarmi.

Li ho spiati per tante di quelle volte che, alla fine, dal punto di vista tecnico, avevo acquisito l’esperienza di una puttana, ma, in realtà ero vergine, perché mio fratello era il classico soggetto geloso, molto protettivo e non permetteva che qualche maschio mi si avvicinasse troppo. Ad eccezione di qualche limonata con qualche compagno di scuola, tutta la mia conoscenza in tema di sesso era compresa nell'aver, a malapena, sentito la durezza di un membro maschile, attraverso la stoffa dei pantaloni. L’estate del mio 18° compleanno, eravamo in vacanza in Sardegna. Il giorno seguente al nostro arrivo, si verificò, nel centro Italia, un violento terremoto e mia madre, con mio fratello Luca, presero l’auto e tornarono a casa, facendo parte, entrambi, dei volontari della Croce Rossa, lei come infermiera professionista e lui che stava facendo il corso di autista. Appena partiti, in un silenzio surreale, ho dato un'occhiata a mio padre, quasi a chiedergli: «Adesso, cosa si fa?» Lui si guardò un attimo intorno, mi sorrise e disse: «Purtroppo non è colpa nostra, se siamo rimasti qui io e te, ma loro sono specialisti, mentre la nostra presenza sarebbe solo d'intralcio, quindi, visto che è andata così, andiamo a noleggiare un grosso scooterone e godiamoci questa vacanza.» Immediatamente, nella mia mente prese forma un’idea che stavo già da tempo accarezzando: il fatto di esser sola con mio padre, mi fece realizzare che forse potevo osare qualcosa. Ci siamo cambiati, siamo andati in paese ed abbiamo noleggiato un grosso scooter, con cui, tenendo l’ombrellone tra le gambe, potevamo andar in giro ad esplorare spiagge possibilmente deserte. La mia famiglia, in questo, è molto diversa: a mia madre piacciono tutte le comodità che una spiaggia può offrire, ombrellone, sdraio, bar a portata di mano e, possibilmente, una vicina con cui chiacchierare molto. Mio fratello non ha molte preferenze: per lui va bene tutto, purché lo si lasci in pace ad ascoltare la sua musica ed estraniarsi dal mondo, immerso nelle sue cuffie. Per me e mio padre, invece, è vacanza quando si va alla ricerca di spiagge dove c’è poca gente, in maniera da poterci rilassare, senza troppi seccatori intorno. Dopo aver percorso circa 20 minuti di strada, abbiamo notato una piccola caletta, che si raggiungeva percorrendo un piccolo sentiero sterrato, che si poteva anche percorrere con lo scooter. Arrivati sul posto, abbiamo notato che non vi era anima viva in un vasto raggio, per cui, piantato l’ombrellone, abbiamo steso i nostri teli e ci siamo messi a prendere il sole.

A questo punto, ho deciso di giocare le mie carte: mentre lui era voltato di spalle, mi son tolta la parte sopra del costume, rimanendo in topless. «Nina che fai?» «Non lo vedi? Non c’è anima viva e, quindi, ho deciso di prendere il sole in topless; tu sei mio padre, di te mi fido e non vedo in giro malintenzionati, quindi potrei anche azzardare a far di più.» Senza aggiungere altro, ho sfilato anche la parte di sotto del costume, restando completamente nuda, mentre lui, con gli occhi sbarrati, mi guardava senza riuscire a proferir parola, mentre, da dietro i miei occhiali, osservavo il tessuto del suo costume all’altezza del sesso, che si stava gonfiando in maniera esponenziale. Consapevole di cosa c’era lì sotto, per averlo visto tante volte fra le mani e la bocca di mia madre, ho sentito un forte languore pervadermi, accentrarsi fra le gambe, facendo sì che la micetta cominciasse ad inumidirsi, senza nemmeno toccarla. Mi son girata di schiena e sdraiata sul telo ha preso la crema idratante: «Per favore, me la spalmi addosso? Non vorrei scottarmi.» Così dicendo, senza voltarmi, guardandolo da sopra gli occhiali, gli ho passato il flacone della crema. Lui, rosso in viso, con il sesso sempre più gonfio, ha preso il flacone e, dopo averne fatta schizzare una buona dose sulla mia schiena, ha cominciato a spalmarla con calma. Sentir le sue mani sul mio corpo, mi ha provocato dei brividi bellissimi e, nel contempo, sentivo crescere sempre più l'umido fra le cosce. Dopo aver spalmato la crema solare sulla schiena, inevitabilmente ha dovuto avvicinarsi al mio culetto. In quel posto, lui ne ha messa un po’ sulla mano e, anziché spalmarla sulle natiche, ha cominciato dalle caviglie a risalire lungo le cosce. Dopo un attimo di esitazione, ho iniziato a divaricare un po’ le gambe, facendogli vedere la mia micetta, già abbondantemente bagnata. Ha indugiato un po’ e poi, visto che non si decideva, l’ho pregato di spalmarmela anche sulle natiche. All’inizio erano movimenti un po’ bruschi, poi, lentamente, quello che doveva esser un semplice spalmare di crema, è diventato un vero e proprio massaggio, finché, con un dito, non si è insinuato nel solco delle natiche, scivolando in basso fino ad arrivare a sfiorare le labbra della mia micetta, che ormai emetteva umori a profusione. Ho emesso un lieve gemito e questo è bastato a lui per staccarsi di colpo da me. Mi son sollevata di scatto e, dopo avergli tolto il flacone di crema dalle mani, l’ho guardato dritto negli occhi con ceffo severo. «Sdraiati, che ne spalmo un po’ anche a te sulla schiena, altrimenti rischi un eritema.»

Lui si è sdraiato sollevando le braccia sopra la testa e rimanendo immobile; io, in maniera alquanto provocatoria, mi son inginocchiata davanti alla sua testa, divaricando le gambe in modo tale che il mio sesso si trovasse davanti al suo viso e le sue braccia si ritrovassero fra le mie cosce. Mi son distesa su di lui, stendendo la crema dalle spalle fin verso il fondoschiena, ancora ricoperto dal suo costume. Sentivo il suo respiro caldo e affannato; era piacevole sentire che stava ansimando per la lenta carezza che gli facevo sulla schiena, fin quando, allungatami ulteriormente, ho appoggiato il mio ventre direttamente sulla sua testa, infilando entrambe le mani sotto il costume per afferrargli i glutei per qualche secondo. Di colpo, mi son alzata e, rigiratami dietro di lui, son andata a posizionarmi ai suoi piedi e, prima ancora che lui potesse dire o fare qualcosa, ho afferrato il costume tirandolo giù, fino alle caviglie. Per un attimo ha opposto resistenza, poi ha sollevato il bacino e si è lasciato spogliare. Gli ho aperto le cosce e mi si son inginocchiata in mezzo. In questa posizione, oltre ad ammirare il suo splendido culo, ho potuto vedere lo scroto, bello gonfio, con due palle che sembravano due uova d'oca. Dopo un momento di puro piacere, ho iniziato a spalmare la crema sul suo meraviglioso fondoschiena, scivolando lungo le cosce, fino alle caviglie, per poi risalire all’interno ed arrivare ad accarezzare le due meravigliose sfere, piene e sode che non aspettavano altro che di esser svuotate. A stento son riuscita a non saltagli addosso, anzi, di colpo, son tornata seduta sul mio telo, ed ho preso a spalmarmi la crema sul mio davanti, fra tette e corpo. «Dai, girati e mettila anche davanti, altrimenti son dolori.» Lui si è sollevato a fatica e, quando si è messo seduto, ho potuto ammirare quella splendida colonna di carne che si ergeva dura, maestosa e svettava verso l’alto, fino a superare l’ombelico. Lui mi ha preso il flacone e, dopo essersene messo una buona dose sulla mano, ha iniziato a spalmarla sul suo petto; io ne ho messa una buona quantità sulla mano e mi son avvicinata a lui; guardandolo fisso negli occhi, ho afferrato quel meraviglioso palo con entrambe le mani. «Nina, cosa fai? Fermati! È una pazzia!» La sua voce era roca, flebile, mentre con le dita cercavo di cingere, senza riuscirvi, quel palo di carne viva che pulsava fra le mie mani. Nonostante avessi stretto entrambe le mani una sull’altra, restava ancora buona parte che spuntava tra le mie dita ed io, senza esitare, mi ci son tuffata sopra infilandomelo direttamente in bocca.

«No, ti prego, fermati! Nina, non possiamo!» Io per tutta risposta ho continuato a succhiarlo avidamente, cercando di imitare quello che avevo visto fare a mia madre, poi ho sollevato lo sguardo: il suo viso era una maschera di piacere. Mi son sollevata un po’, staccandomi da lui ed i miei seni erano lì a portata di mano. Lui li ha afferrati entrambi, stringendoli con le sue mani forti, procurandomi un'immediata ondata di piacere. Non gli ho dato il tempo di riflettere e, senza esitare, ho portato le mie labbra sulle sue: l’ho baciato con forza, infilando la mia lingua dentro la sua bocca, alla ricerca della sua, con cui ho intrecciato una superba danza erotica. Limonavo con lui mentre con le mani continuavo a segarlo, lui, intanto, impastava i miei seni fra le sue dita, stringendo i capezzoli fra l’indice ed il pollice, procurandomi un misto di dolore/piacere sconvolgente. «Nina, fermati, ti prego, non possiamo farlo: sei mia figlia!» La sua voce roca era ancor più eccitata; l’ho guardato e ho tirato verso di me. «Ti voglio: sono vergine, non so niente del sesso, se non quello che ho visto spiando te e mamma; adesso ti voglio. Devi esser tu il primo a farmi diventare donna; ti prego, papà, sarà il nostro segreto, ma, ti prego, prendimi.» Lui è rimasto un attimo perplesso, poi mi ha sollevato di peso e siamo andati insieme verso il mare, entrandoci dentro in un bagno che, per un attimo, mi ha lasciato perplessa, poi mi ha preso per mano e siamo usciti. Ha preso i teli e li ha spostati un po’ più in là, al riparo di due grosse rocce, che avrebbero nascosto buona parte di quello che sarebbe successo. Mi ha fatto sdraiare supina, poi, guardandomi dritto negli occhi, mi ha baciato sulla bocca, tenendomi la testa con entrambe le mani. Sentivo le sue labbra mordere le mie, leccare e succhiare la mia lingua, poi, lentamente ha cominciato a scendere in basso: ha preso i miei seni in bocca, uno dopo l’altro, succhiandoli, mordendoli, facendomi provare sensazioni bellissime; poi è sceso più giù e, quando è arrivato fra le mie cosce, ero già un lago e stavo fremendo nell'attesa di sentire la sua impertinente lingua dischiudere le labbra della mia conchiglia fradicia di umori. Un lunghissimo gemito è uscito dalla mia bocca quando le sue labbra hanno stretto il mio bottoncino, procurandomi il primo orgasmo. «Papà, vengo! È bellissimo! Godo! Ora! Ora! Ora!»

Sentivo il mio corpo fremere, scosso da brividi meravigliosi, come se una scarica elettrica lo avesse percorso tutto, dalla testa ai piedi. Ero tesa ed inarcavo il busto, mentre con le mani sono andata a cercare la sua testa, per schiacciarla contro il mio sesso, da cui sgorgava un inarrestabile orgasmo. Lui ha continuato imperterrito a leccarmi, facendomi godere altre due volte, poi, all’improvviso, l’ho afferrato per i capelli e l’ho tirato su di me. «Scopami! SCOPAMI! Ti prego, non ce la faccio più!» Lui lentamente è risalito, ho sentito la sua bollente cappella farsi strada fra le pieghe della mia micetta fradicia, pronta a farsi penetrare. Ho inarcato le gambe cercando di spingere il bacino verso l’alto. «Sta ferma! Lasciami fare! Rilassati, non pensare a nulla, respira lentamente, non irrigidirti se, all’inizio, avvertirai un po’ di dolore, poi sarà solo piacere.» Ho sollevato le braccia e le ho strette intorno al suo collo. Ho chiuso gli occhi ed ho fatto un profondo respiro, mentre sentivo lui che stava iniziando ad entrare dentro di me. Ho sentito la sua cappella premere contro il mio imene, ho trattenuto il fiato, lui è rimasto un attimo immobile, poi, di colpo, me l’ha spinto tutto dentro. «aaaahhhhh!?!» Ho sentito che qualcosa si stavano lacerando, mentre lui, lentamente scivolava dentro di me. Sentivo il suo splendido arnese aprirsi la strada, dentro la mia vagina, fin quando, ha battuto con forza sul fondo, procurandomi il primo di una lunga serie di orgasmi. È rimasto immobile per qualche secondo, mentre il mio corpo veniva scosso da brividi incredibili ed ondate di piacere che partivano dalla mia mente, per confluire fra le mie cosce. Dopo un tempo che a me è sembrato eterno, lui ha iniziato a muoversi lentamente, sfilandosi appena un po’ e poi riaffondare sempre con maggior decisione. Ogni volta che spingeva dentro quel suo meraviglioso organo, lo sentivo entrare ancor di più, fin quando, con un ultimo colpo deciso, ho sentito il suo corpo aderire perfettamente al mio. Era tutto dentro di me! Ho sollevato le gambe e le ho annodate dietro di lui, poggiando i talloni sopra i suoi glutei, in maniera da assecondare il suo lento e sconvolgente va e vieni. Ho riaperto gli occhi; non so cosa avrei voluto dire, ma dalla mia bocca spalancata non è uscita nessuna parola, mentre il mio corpo continuava a tremare, scossa da meravigliosi brividi. Gli stringevo le braccia intorno al collo, mentre lui portava le sue mani sotto le mie natiche e, tenendomi bloccata, mi scopava con una snervante lentezza, che mi faceva letteralmente impazzire.

Ad un tratto, credo di esser svenuta dal piacere, perché, quando ho riaperto gli occhi, lui era fermo sopra di me e mi guardava preoccupato; l’ho stretto di nuovo e l’ho baciato. «Bellissimo! Meraviglioso! Stupendo, incredibile, fantastico! Non credevo che il piacere fosse così sconvolgente.» Lui mi ha sorriso rincuorato, poi, dopo avermi afferrato, si è girato sdraiandosi sotto di me e facendo in modo che io fossi sopra di lui. Quando ho inarcato la schiena, ho sentito il suo meraviglioso palo arrivarmi in gola. Tenevo la testa reclinata all’indietro. Il mio corpo era appoggiato sulle sue ginocchia inarcate, mentre, dolcemente, cominciavo a muovermi avanti/indietro, su di lui. Era una meravigliosa cavalcata che mi stava portando all’estasi. Dopo altri orgasmi, mi son sdraiata su di lui stremata, con il respiro corto, mentre le sue mani continuavano ad accarezzarmi. «Papà è meraviglioso; ti amo!» Quando ho pronunciato queste parole, lui mi ha sollevato il volto e mi ha guardato dritto in faccia. «Piccola, così non va bene; io sono tuo padre, non puoi amare me, se non con l’amore che una figlia può avere nei confronti del padre: sei giovane e bella e un giorno dovrai farti una famiglia.» L’ho guardato, mi sono stretta a lui e poi ci siamo sdraiati di lato; mi ha sollevato una gamba e l’ha poggiata sopra di lui; in questa nuova posizione, ha ripreso a pomparmi con rinnovato vigore. Lo sentivo forte, possente, mentre penetrava al massimo fino a raggiungere il fondo. Ogni volta che mi entrava dentro, mi procurava sensazioni meravigliose. Dopo l’ennesimo orgasmo, mi ha guardato dritto negli occhi ed ho avvertito che anche lui era prossimo al piacere. «Dai, vieni! Riempimi! Inondami con il tuo seme! Ti prego, voglio sentirti venire dentro di me e, non aver paura: sappi che sono protetta.» Appena pronunciate queste parole, lui ha iniziato a muoversi più velocemente, finché, dopo il mio ennesimo orgasmo, è rimasto piantato dentro ed un’ondata di calore ha invaso la mia vagina, procurandomi l’ennesimo piacere. «Piccola, vengo!» Al suo grido di piacere ha fatto eco il mio. «Anch’io godo! Vengo! Ti sento tutto: riempimi!»

I nostri corpi vibravano scossi dal piacere, mentre continuavamo a tenerci abbracciati; le nostre bocche erano di nuovo unite in un bacio carico di passione. Dopo qualche minuto, ci siamo alzati e siamo entrati in mare; ci siamo ripuliti dal sudore e dal seme che aveva preso a colarmi da dentro; lui ha dato un’occhiata, ha detto che non vi erano problemi, e siam tornati sui teli; ci siamo distesi, in un tenero abbraccio l'una all'altro. Tutto il resto della giornata lo abbiamo trascorso a scambiarci baci e coccole, fin quando, tramontato il sole, siam tornati alla nostra abitazione. Per il resto della vacanza sono stata sua e, da allora, di sesso assieme ne abbiamo fatto a volontà. Ho anche scoperto che mamma si faceva scopare da mio fratello, ma nessuno di noi ha detto nulla: era il loro segreto. Quando lui si è fidanzato con una mia amica e poi, dopo due anni, si son sposati, pensavo che tutto fosse finito; al contrario, di tanto in tanto, lui viene a casa e si scopa mamma. Adesso ho un fidanzato anch’io ed ho deciso che, dopo sposata, continuerò a farmi sbattere da mio padre. Ho anche una follia per la testa: vorrei farmi ingravidare da lui.

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