Una donna diversa dentro di me!

Capitolo 4 - L’inizio del grande cambiamento

pennabianca
5 months ago

Dopo aver girato la Città Mercato insieme a mia suocera, siamo andate al supermercato per far la spesa. Così, tra uno scaffale e l'altro, mi son accorta che c'era un signore con i capelli brizzolati che ci stava seguendo e ci osservava. Quando Anna se ne è accorta, mi ha guardato ed ha sorriso, poi ha atteso che lui facesse la prima mossa. L'uomo si è avvicinato, l'ha guardata attentamente e poi ha esclamato: «Anna, ma sei proprio tu?» I due si sono dati una lunga occhiata e lei, con il volto un po' imporporato, si è girata verso di me e mi ha presentato Antonio. «Sharon, questo è un mio carissimo amico.» Poi ha precisato che ero sua nuora. L'uomo mi ha dato una lunga occhiata ed ho avvertito dei lunghi brividi percorrere il mio corpo, mentre mi sentivo denudare da quello sguardo così intenso. Abbiamo parlato per qualche minuto ed ho notato l'estrema confidenza che vi era tra quell'uomo e mia suocera. Siamo rimasti insieme fino alle casse e, una volta riempite le buste della spesa, lui ha voluto offrirci un caffè e noi abbiamo accettato. Seduta al bar, avvertivo ancora il suo sguardo addosso Mentre lui, con finta indifferenza, continuava a parlare con mia suocera, continuavo a sentirmi scrutata, valutata e desiderata, soprattutto ho avvertito nel mio intimo un certo languore provocato dallo spudorato interesse che quell'uomo mostrava di avere nei miei confronti, leggendo nei suoi occhi una profonda libidine per il mio corpo. Ho abbassato lo sguardo intimidita e, dentro di me, per un momento, ho sentito una voce che mi rimproverava: Sharon che stai facendo? Non hai più ritegno? Ogni giorno diventi sempre più puttana? Adesso, ogni maschio che ti guarda, ti fa bagnare? Di questo passo, quante corna si troverà in testa quel pover’uomo di tuo marito? Resto con lo sguardo basso e lo saluto, ma lui mi fissa da vero sfrontato. Ho un fremito fra le cosce e un momento di imbarazzo che mi fa arrossire rapidamente. Mentre stavamo tornando a casa, Anna mi ha guardato e mi ha detto che il suo amico era una persona alquanto speciale. Lo aveva conosciuto perché era uno degli altri due maschi che facevano parte di quel gruppo di lavoro, in cui lei aveva conosciuto Augusto e, poiché lei era attratta dall'altro fra di loro non vi era stato niente. Solo molto tempo dopo, lui era ritornato in città ed era andato a sostituire Augusto. Quando l’aveva ritrovata, lei si concesse e ne divenne l’amante. Mi raccontò che quella sua fu un'esperienza veramente sconvolgente, perché lui l'aveva posseduta con estremo vigore, facendola godere moltissimo. La loro storia era durata qualche anno, sempre con il benestare di Angelo che, finalmente, poteva tornare a veder lei alle prese con un nuovo amante fisso. Ho avvertito brividi sulla schiena all'idea di potermi trovare fra quelle braccia e, soprattutto, sotto di lui che mi sbatteva: quel pensiero mi ha fatto bagnare ancora di più le mutandine. Dopo aver recuperato i miei figli e rientrata in casa mia, ho atteso Il ritorno di mio marito. È stata una lunga attesa, perché è tornato a sera, molto tardi, aveva l'aria arrabbiata ed era molto stanco, così, senza dir nulla, siamo andati a dormire. Fortunatamente non aveva voglia di scopare e, per una volta, ne sono stata contenta. La mattina dopo, quando si è svegliato, ha cercato in qualche modo di voler far sesso con me, ma, prima di cominciare, gli ho chiesto come andava il suo lavoro e lui mi ha rivolto uno sguardo quasi inquisitorio, poi, senza rispondere alla mia domanda, mi ha chiesto com'era andato il mio. L’ho messo al corrente delle proposte ricevute e subito il suo viso si è scurito ed è andato in escandescenze. «Cosa! Adesso ti metti anche a far orari particolari! Che c’è sotto? Mi sa che hai a che fare con un amante!» L’ho guardato e gli ho chiarito che, sotto, c'era solo il fatto che avrei avuto una parte della quota dell'ufficio e questo avrebbe comportato un maggiore numero di entrate economiche, che ci avrebbe comunque aiutato a pagare il mutuo e le rate della sua splendida auto. Lui mi ha guardato quasi stupito, poi ha abbassato lo sguardo e mi ha detto che, in fondo, se ero davvero brava, mi meritavo la promozione, quella che, invece, era sfuggita a lui. Mi ha spiegato che il nuovo capo ufficio è un vero bastardo. Massacra di turni gravosi sia lui che un altro, mentre il resto della squadra, per un motivo non meglio chiaro, se la spassa allegramente. Mi rendo conto che vi è qualche cosa che non funziona, se ha quel tipo di comportamento solo con lui ed un altro. Il resto della giornata è trascorso nella monotonia di una fredda domenica di novembre, con lui distratto fra le partite di calcio in tv ed i giochi con i bambini. Il giorno dopo mi sono alzata presto, ho preparato i miei figli e li ho portati da mia suocera. Lei, quando mi ha visto, ha voluto sapere cosa avesse risposto Paolo e, quando gli ho detto che lui, in un primo momento si era adirato e, vinto dalla gelosia aveva sbottato, salvo poi riprendersi e riconoscere che sua moglie era una con le palle. «Tranquilla, abbi pazienza; vedrai che si adeguerà, come ha fatto suo padre.»

Dopo di che, mi ha rivolto una compiaciuta occhiata e si è complimentata per il mio outfit. In effetti avevo indossato una delle gonne comperate con lei. Nera, lunga fino al ginocchio, con un grazioso spacchetto dietro. Sotto avevo le autoreggenti e tacchi da dodici. Sopra una camicetta bianca, con un maglioncino di cashmere con uno scollo a V, molto intrigante, perché evidenziava il mio seno in bella mostra. È rimasta quasi sorpresa nell’apprendere che Paolo aveva ignorato il mio totale cambiamento. Quando son giunta in ufficio, sono arrivata insieme a Sandro e Giulio, che si sono dati una bella gomitata e poi, insieme, siamo entrati nell’ufficio di Sandro. Esser nuda davanti a loro, già mi aveva eccitato, ma, nello stesso tempo, ero ancora convinta di commetter uno sbaglio ad aderire alle loro voglie. Dentro di me cercavo una motivazione che andasse oltre il mero computo economico. Mi stavo imbarcando in una avventura che mi eccitava, ma nello stesso tempo mi impensieriva: un errore avrebbe significato la perdita della serenità nella mia famiglia. Non potevo né dovevo permetterlo, quindi dovevo far buon viso a cattivo gioco. Per prima cosa Sandro ha passato una mano sotto la gonna e ha constatato che ero nuda. Ammetto che era una sensazione bellissima sentire la micetta nuda e la sua mano ha notato il grande umido fra le mie cosce. «Bravissima, Sharon! Vedrai che non avrai a pentirti di questa tua scelta. Adesso succhiami il cazzo, che sono davvero pieno.» Mi hanno fatto inginocchiare davanti a loro. Mi son di nuovo trovata quelle due splendide mazze davanti alla bocca e, seppur con una certa riluttanza, una dopo l’altra le ho succhiate con calma, mentre loro gemevano. Avrebbero voluto scoparmi in bocca sempre più in fretta, mentre io avevo già deciso di farli soffrire un po'. «Dai, succhia! Cazzo, che bocca calda che hai! Sei davvero una succhiacazzi fantastica! Dai, che voglio sborrare!» Sentirli così vogliosi di sborrare, mi ha fatto capire che in quel momento non ero io alla loro mercé, ma essi che anelavano di riempir la mia gola. Li ho torturati un altro po’, poi ho deciso di farli schizzare. Questa rivelazione mi ha fatto riflettere molto. Mi sento costretta e questo, in parte, mi irrita, ma, nello stesso tempo, mi eccita saperli in mio potere. Non avevo mai fatto caso a questo dettaglio. Succhio e lecco fino all'ultima goccia, poi ingoio tutto anche con qualche difficoltà, facendo molta attenzione, affinché non mi coli sulla camicetta e poi, per un lungo istante, restiamo in silenzio. Mi alzo, essi mi guardano in faccia ed è Giulio che si congratula con me, allo stesso modo di come aveva fatto Sandro, poco prima. Mi do una rinfrescata ed inizio la mia giornata di lavoro. Essi, durante tutto il giorno, sono discretamente al mio fianco e tutto sembra non esser successo. Quando andiamo a pranzo, mi cedono il passo ed entriamo nel piccolo ristorante, dove, generalmente, vanno a consumare un pasto veloce, mostrandomi con orgoglio. La sera, quando torno a casa, dopo aver recuperato i figli, aspetto il ritorno di mio marito. È molto tardi quando rincasa e sta ancora parlando al cellulare quando entra in camera da letto, dove io fingo di dormire. Sta parlando del suo capo con qualcuno. «Ti ripeto che è un bastardo. Ho capito cosa hanno fatto gli altri: gli hanno fatto scopare le mogli, ecco perché sono trattati bene. Se crede che farò prostituire mia moglie con lui, si sbaglia di grosso!» Chiude la conversazione e va in bagno. Sono allibita da quello che ho sentito. Dormo poco e male, vorrei aiutarlo, ma non so come fare. Quando si alza per andare al lavoro, verso le 5:00, si alza perché il suo turno inizia alle 6:00; fingo di svegliarmi e gli chiedo se posso aiutarlo in qualche modo, perché lo vedo preoccupato. Mi guarda, scuote il capo e mi dice che non mi devo preoccupare; va tutto bene, poi si veste e se ne va. Mi sento in colpa. Dentro di me rimprovero il mio comportamento e proprio non so cosa fare. Faccio un profondo respiro e cerco di riallineare i pensieri. Decido che oggi mi voglio vestire un po’ meno sexy, perché oggi non ho voglia di sentirmi puttana, perché quel modo di fare, mi provoca troppi sensi di colpa. Sono inquieta, alla fine mi alzo e mi preparo per andare al lavoro. Indosso una gonna, dei collant e le mutandine. Basta cazzo! Al diavolo tutto! Preparo i miei bimbi e li porto da mia suocera, arrivando un po' in anticipo e questo la sorprende un po'. Mi accoglie indossando una vestaglia e subito Angelo, mio suocero, si prende cura dei piccoli e li porta nella camera che hanno riservato a loro e li fa distendere sul letto, cercando di farli dormire ancora un po'. «Come mai così presto? In genere vanno più tardi all'asilo.» Anna mi porta in cucina, scrutandomi, nota che sono un po' tesa e me ne chiede il motivo. «Sharon, cosa succede? Come mai sei arrivata così presto? È successo qualcosa?» Faccio un profondo respiro e le racconto quello che ho scoperto su Paolo. Le parlo senza nulla nascondere e resta alquanto sorpresa dal comportamento del figlio, ma, alla fine, anche lei giunge alla conclusione che dobbiamo far qualcosa per aiutarlo. «Lascami parlare con Augusto. Quando Paolo era disoccupato, fu lui a dirmi di indirizzare la sua domanda di lavoro alla centrale; sicuramente lui saprà consigliarmi bene. Poi ti faccio sapere, ma tu stai tranquilla.»

Io l’abbraccio e le chiedo se può organizzarsi per venerdì sera per i miei figli e lei mi dice che non ci son problemi. Vado in ufficio e, appena entro, Sandro e Giulio mi aspettano. Si accorgono che qualcosa non va, son diversa. «Sharon, che succede?» Li guardo e sbotto tutto d’un fiato le mie perplessità. «Non voglio farlo! Mi sento obbligata e questo non mi va!» Loro si danno uno sguardo, poi Sandro si avvicina a me e mi impone: «Tu adesso ti inginocchi, me lo succhi e ti fai sborrare in gola! Se non lo fai, saranno cazzi tuoi!» Il tono è deciso, duro, di quelli che non ammettono replica. Mi sento indecisa, umiliata, ma poi li guardo e non riesco a reggere il loro sguardo; abbasso gli occhi e mi inginocchio davanti a loro, che estraggono le loro verghe già dure. Li prendo in mano, succhio i loro cazzi, facendoli godere rapidamente nella mia bocca; ingoio tutto ma sempre con un po’ di riluttanza. «Brava puttanella! Non ti permettere più di adottare un simile comportamento!» Dopo di che, mi sollevano, Giulio mette una mano sotto la gonna e scopre i collant: «Non ci siamo, proprio! Ti ho detto che questi non li voglio vedere! Sarai punita per questo!» Lo afferra deciso e lo strappa in prossimità della fica; poi, dopo aver spostato le mutandine, mi penetra a fondo quasi con ferocia. Mi sento sfondata e, stranamente, mi bagno. Mi scopa con decisione, poi, quando mi sente godere, mi scarica dentro la sua abbondante razione di sborra. «Adesso sei a posto! Per tutto il giorno la tieni dentro di te, guai se vedo che vai a pulirti! Questo ti deve rammentare che sei ai miei ordini! Adesso mettiamoci a lavorare!» Mi lascia così, appoggiata sulla sua scrivania con la sua sborra che mi cola e inzuppa le mutandine. È strano, mi sento offesa, ma terribilmente eccitata da questo esser usata da lui. È incredibile questa cosa: appena mi sborrano in gola tutto si trasforma. Loro due diventano due perfetti colleghi di lavoro, molto attenti e premurosi nei miei confronti e, quando andiamo al ristorante, si mostrano addirittura gelosi. Per tutto il giorno ho sentito colare la sua sborra che mi ha infradiciato le mutandine ed è colata lungo le gambe. Solo quando sono uscita, prima di mettere piedi in casa dei miei suoceri, mi sono asciugata un po' con dei fazzolettini. Troppe emozioni e sensazioni contrastanti. Mi sono eccitata e nello stesso tempo sentita sporca. La sera quando torno, aspetto il rientro di Paolo, che avviene poco dopo. Ha l'aria stanca, ma io non gli chiedo nulla. La mattina arrivo in ufficio e trovo solo Giulio ad aspettarmi. Sandro è impegnato con Rosa. Per un attimo spero che non voglia il solito lavoretto di bocca e per un momento ci credo quasi. Mi avvicino a lui che mi guarda con occhi vogliosi e così intuisco di non avere scampo, senza far nulla mi inginocchio davanti a lui e prendo in bocca la verga, già tesa e dura, che lui mi offre. La lecco con calma, me la gusto, poi mi sollevo e mi giro, decido di variare un poco il gioco. Mi piego a 90 gradi sulla scrivania. Lui sorride, ha intuito il mio desiderio e, senza nessun problema, appoggia quella grossa cappella fra le labbra della mia micetta, che già schiuma al primo affondo. Mi entra tutto dentro, fino in fondo. Inarco il corpo per reggere la spinta poderosa, mentre chi mi ha penetrato, gioisce nel chiavarmi. «Fantastica, Sharon Sei una puttana meravigliosa! Avevo proprio voglia di scopare una fighetta come te.» Non voglio che si ripeta la stessa cosa di ieri, così gli dico solo di non venirmi dentro, ma in bocca. Lui sorride e compiaciuto, afferma: «Stai tranquilla, Sharon, che ti darò una bella razione di sborra!» Poi accarezza le mie chiappe mentre mi sfonda con colpi devastanti. Sono in preda al piacere e queste sensazioni mi provocano un orgasmo violentissimo, che lui mi lascia centellinare rimanendo ben piantato dentro di me. Poi si sfila ed io mi giro, mi inginocchio davanti a lui ed apro la bocca; quasi all'istante, mentre si sega velocemente, ricevo la giusta ricompensa: una copiosa ondata di sborra. Bevo e lecco fino all'ultima goccia. Poi faccio una cosa che non ho mai fatto: mi alzo in piedi di scatto e, con la bocca ancora impastata del suo seme, lo bacio tenendo la sua testa con una mano schiacciata contro la mia. Lui è colto di sorpresa e, per un attimo, mi guarda sbigottito, poi risponde al bacio con la sua lingua che, prepotentemente, entra nella mia bocca e gioca con la mia, ancora intrisa del suo piacere. Limoniamo per alcuni secondi, poi lui si stacca e mi guarda dritto negli occhi, mentre la sua voce è rotta dall'emozione. «Sharon, sei un'adorabile troia! Sei una femmina davvero stupenda! Ti giuro che se non sapessi che sei sposata, ti vorrei per sempre al mio fianco! Con una donna come te, la vita non conoscerebbe noia.»

Gli sorrido e, dentro di me, mi sento davvero "zoccola" a comportarmi cosi, mentre mio marito è una brava persona, che proprio non merita tutto questo. Sandro torna nel pomeriggio e lavoriamo molto alacremente. La sera, in casa, mio marito mi chiede qualcosa circa il mio lavoro ed io, molto genericamente, gli rispondo che tutto va a meraviglia. Lui mi guarda e mi dice che la sera dopo sarà a cena con i suoi colleghi, per festeggiare un compleanno e che tornerà tardi. Nel sentire le sue parole, ometto di dirgli che pure io farò tardi. Quando raggiungo la casa dei miei suoceri, Anna mi guarda e l'avverto che quella sera farò tardi; lei mi sorride e, con fare complice, mi dice che non mi devo preoccupare che ai piccoli ci penserà lei, poi mi prende in disparte e mi dice una cosa che mi lascia un po’ stupita. «Ho parlato con Augusto e mi ha detto che il nuovo capoufficio di Paolo è un vero bastardo. Tiene sotto ricatto quasi tutti per dei documenti con errori o altro motivo; ma Augusto mi ha detto che ha una conoscenza molto altolocata che, se voglio, ci potrà parlare e metterebbe lui una buona parola per far lavorare con più serenità tuo marito. Io credo che ci dovresti parlare tu, ma, comunque potrei farlo anch'io.» Le rispondo che ci penserò e le farò sapere.