INCESTO. vol.1

Capitolo 7 - Una femmina per cinque maschi.

pennabianca
3 days ago

Sono sposata da tre anni e con Andrea, mio marito, le cose vanno alla grande. Lo ammazzo di sesso. Lui, da buongustaio, gradisce il modo completo in cui io mi dono a lui: bocca, figa, culo, non gli rifiuto nulla. Certo, con il mio passato, posso permettermi di farlo impazzire a mio piacere. Ho cominciato ad interessarmi al sesso che avevo tredici anni, quando, una sera, sentii i miei genitori scopare in camera loro. Guardando dal buco della serratura, non riuscii a vedere granché: vidi solo mamma prendere il cazzo di papà e mettersi a segarlo su e giù. Non sapevo niente di come si faceva e quindi, nei mesi successivi, cercai di farmi una cultura, con il risultato di: teoria tantissima, pratica zero! L’anno dopo, nel cesso della scuola, un ragazzo più grande mi chiese di fargli una sega. Gli risposi: "solo se mi spieghi come si fa". Ci misi tanto impegno che, nel giro di pochi giorni, ero diventata la mano lesta della scuola. Mi piaceva da pazzi sentire i loro cazzi duri, svilirsi nelle mie mani, e poi, vederli schizzare sborra, era una cosa fantastica. D’estate, al mare, una sera, un ragazzo cui avevo fatto un paio di seghe, mi chiese di succhiarglielo. Sapevo cosa voleva, ma, da inesperta, gli chiesi di insegnarmi. Per dieci giorni, non feci praticamente altro. Succhiai tutti i cazzi che mi vennero a tiro e come mi piaceva bere la sborra: era qualcosa di sublime! Per un paio di anni, non feci altro, la mia bocca divenne famosa: ero la più apprezzata succhia cazzi, che ci fosse in giro. In montagna, durante la settimana bianca, conobbi un bellissimo maestro di sci. Un pomeriggio gli feci due stupendi bocchini, lui la sera mi portò a letto e nuda, fra le sue braccia, mise la sua testa in mezzo alle mie cosce: si mise a leccarmi la passera ed io decollai. Due stupendi orgasmi mi sconvolsero così tanto, che nemmeno mi resi conto che mi aveva piantato il cazzo dentro. Gli gridai il mio piacere e, solo allora, mi resi conto che mi aveva sverginato. Lo pregai di non venirmi dentro.

«Vengo! Dai, esci, ti succhio tutta la sborra, ma esci.»

Scoprii che scopare mi piaceva, ma i ragazzi erano restii a metter il preservativo ed io non me la sentivo di rischiare. Una mia amica era rimasta incinta ed erano stati guai. La scoperta del sesso anale non cambiò sostanzialmente le cose. Restavo tesa e non mi godevo la scopata. Poco prima di diciotto anni, mia cugina più grande mi spiegò che, con la pillola, si risolvevano tutti i problemi. Che bella scoperta! La misi subito in pratica. Da quel giorno, il sesso divenne quasi una cosa quotidiana: bocca, figa, culo, ogni buco era buono, a patto che fosse riempito con una buona sborrata. Poi conobbi Andrea. Con lui le cose cambiarono, mi piaceva da morire; fra noi furono subito scintille. Non avevo mai conosciuto un tipo come lui. Mi scopava per ore e veniva quando voleva. Una banca di Latina, aveva aperto una filiale dalle mie parti, lui, fresco assunto, era stato mandato qui per lavoro. Dopo un mese che ci frequentavamo, mi chiede di andare a vivere con lui. Abitava in un piccolo appartamento, due camere con bagno ed angolo cottura: per noi una vera reggia. Al suo paese aveva tre fratelli. I suoi genitori avevano tre poderi riuniti in una unica proprietà. Io gli spiego, per correttezza, che fino a quel momento non ho fatto la santa. Lui mi ribatte che non gli serve una grazia, ma una donna capace di mandare avanti la casa; se poi è una troia a letto, per lui è il massimo della fortuna. All'epoca ero un po’ in contrasto con i miei familiari a causa della facilità con cui scopavo con tutti, quindi, presi armi e bagagli e via. Passiamo sei mesi da favola. Lui, dopo avermi fatto conoscere i suoi parenti, mi chiede di sposarlo, cosa che io accetto con entusiasmo. Per un anno le cose girano alla grande, poi la fabbrica dove lavoro va in crisi. Mio suocero deve sottoporsi ad una fastidiosa operazione ad un ginocchio, non avevo conosciuto mia suocera, perché deceduta prima del mio arrivo. Dalle foto presenti in casa, ho visto che era una bella donna, molto legata anche a mio marito; proprio lui mi chiede se, per qualche giorno, posso trasferirmi da loro. Bruno, mio suocero, è un tipo molto simpatico, non molto alto, ha spalle forti, mani piccole, ma dure, da uomo di campagna, mentre i miei tre cognati sono tutti più giovani di Andrea: Carlo è il secondo, Mario il terzo e Dario l’ultimo, il più timido dei tre. Sono tutti bravi ragazzi, lavorano la loro proprietà e, a volte, dietro compenso, anche i terreni dei vicini. La prima settimana scorre bene, ho tante cose da fare. Il sabato mio suocero esce dall’ospedale. Ha una fasciatura fatta di resina dura che gli blocca il ginocchio, per non farglielo piegare. È Andrea a portarlo a casa. Quando arriva, per me si accende il sole. È la prima volta, da quando siamo sposati, che stiamo tanti giorni lontani e non facciamo sesso. Ho una voglia da paura! La sera, quando andiamo a letto, gli salto letteralmente addosso, ho voglia di lui, delle sue mani, dei baci, del suo cazzo. Incominciamo, ma il letto, con due persone che non stanno ferme, comincia a cigolare e la cosa mi dà fastidio. Mi alzo in piedi, mi appoggio al muro, con la gamba destra sul bordo del letto e tiro mio marito dietro di me.

«Scopami! Dai, non ne posso più!»

Lui, in piedi, mi infila subito il cazzo dentro. Gli metto le braccia intorno al collo e sussurro all’orecchio tutto il mio piacere. Godo e gemo quasi in silenzio, cercando di fare il meno rumore possibile. Cominciamo così a scopare come dannati. Porto anche l’altra gamba sul letto. Così, appoggiata al muro e con i piedi sul letto, ricevo tutti i suoi tremendi colpi, che mi fanno godere a ripetizione. Quando sento che sta per venire, gli sussurro all’orecchio.

«Dai, vieni che ho sete. Voglio bere la tua sborra!»

È troppo per lui. Mi da alcuni colpi, poi si distende sul letto. Ho giusto il tempo di infilarmi il cazzo in bocca, che lui mi scarica dentro un vero fiume di sborra. Gode a denti stretti. Ingoio tutto senza perderne neanche una goccia. Mi distendo accanto a lui, siamo sudati, momentaneamente appagati. Il cazzo è ancora turgido ed io lo sego dolcemente. Parliamo.

«Mi sei mancata tantissimo.»

«Anche tu.»

Chiede il mio parere su un suo progetto; vorrebbe farsi trasferire in questa zona, abbandonando il luogo dove viviamo noi, per esser sempre vicino alla sua famiglia. Io non ci rifletto molto ed accondiscendo, sapendo che a lui piacerebbe molto e, in fondo, anche a me non dispiace.

«Se ti va bene, parlo con il mio direttore, che tutte le domeniche gioca a tennis con il vice presidente; con il suo appoggio, potrei avere il trasferimento presto.»

Lo guardo, lo amo da morire, gli riprendo in bocca il cazzo, lo succhio con calma, lui inizia a godere.

«Sei una bocchinara incredibile!»

Non gli lascio respiro e, poco dopo, viene dentro la mia bocca.

«Vengo, troia! Mi fai morire.»

Lo pulisco con la lingua e poi gli parlo.

«Va bene, chiedi quello che vuoi, ma non metterci tanto, altrimenti mi trovo chi mi scopa.»

Lui mi sale sopra, mi immobilizza.

«Piccola troia! Sono convinto che hai già messo gli occhi addosso a qualcuno.»

«Forse», gli rispondo. Mi bacia e ci addormentiamo abbracciati. Il giorno dopo, prima di partire, mi chiede se posso occuparmi io di suo padre. Lo guardo e gli rispondo di non preoccuparsi.

«Tu preoccupati di avere il trasferimento, che di lui me ne occupo io.»

Tre giorni dopo, fa molto caldo. Mio suocero, mi dice che vorrebbe lavarsi. Lo aiuto ad entrare dentro la doccia, ma, a quel punto, bisogna che si spogli; io lo aiuto a togliersi la maglia, per i pantaloni lui si appoggia al muretto, si gira ed io li sfilo. Rimane solo con le mutande, sotto cui si vede la sagoma di un cazzo di buone proporzioni; sento che mi sto eccitando. Lo faccio girare. Lui si appoggia al muro ed io, da dietro, gli sfilo le mutande. Lui si gira verso di me, il suo cazzo e quasi turgido, sento la fica bagnarsi, lui non dice nulla. È chiaro che, se deve reggersi a qualcosa, non po’ lavarsi.

«Girati, fammi posto.»

Senza aggiungere nulla mi spoglio ed entro nella doccia con lui. Incomincio a passare il guanto-spugna dietro di lui. Ha il corpo sodo, i muscoli duri, sento la mia figa andare in brodo. Lo voglio! Lo lavo dietro e poi davanti. Resta appoggiato alla parete, il cazzo comincia a crescere, mi abbasso fino al sedere, quando lo lavo da dietro vedo le sue palle piene, dure. Lo faccio girare di nuovo. Gli passo le mie braccia sotto le ascelle, i miei seni con i capezzoli durissimi, si incollano alla sua schiena, tutto il mio corpo aderisce a lui. Con calma lo giro, poi mi porto davanti. Il cazzo è duro, teso e svetta verso l’alto, perfettamente attaccato al torace. La mia fica ha un lunghissimo fremito. Mi sto bagnando da morire. Lo lavo, mi guarda senza dir nulla. È eccitato, ma si tiene con le mani e, quindi, sono io che passo le mie mani su di lui. Scendo sul torace, è forte. I muscoli sono duri, tesi. Mi sento quasi svenire dal piacere della carezza che gli sto facendo. Molto lentamente scendo verso il basso. Il suo cazzo è dritto davanti alla mia bocca, bello, teso, lungo, sicuramente come quello di Andrea, forse più grosso in circonferenza. Mentre sono accovacciata ai suoi piedi, l’acqua mi scorre addosso, un rivolo mi passa lungo lo spacco della fica, provo quasi un vero orgasmo. Non resisto. Alzo la testa e lo vedo lì, duro, davanti a me. Allungo la mano, lo prendo. È durissimo, quasi non lo riesco a piegare tanto è teso. Lo porto direttamente alla bocca, ne metto dentro circa la metà. Lui geme.

«Brava succhiami.»

Stacca una mano dal muro, mi prende la testa per farmi ingoiare tutto il cazzo. Mi divincolo.

«No, continua a reggerti! Altrimenti smetto!»

Lui ubbidisce. È la mia prima vittoria. Voglio esser io a dominare il gioco. Lo spompino per bene, quando sento che sta per venire, prendo solo la punta del cazzo fra le labbra, voglio che mi sborri dentro la bocca, cosa che avviene poco dopo.

«Troia succhiacazzi: mi fai venire!»

Un fiume di sperma mi inonda il palato. La bocca non riesce nemmeno a contenerlo. Mi esorta ad ingoiarlo, cosa che faccio con qualche fatica. Ne mando giù tanta, ma un po’ ne esce, mi cola lungo il viso. A malapena riesce a stare in piedi. Lo aiuto e, con calma, lo porto nella sua camera, nuda, bagnata, lo distendo sul letto. Mi dice di aspettare, mi fa salire sul letto. Mi distendo accanto a lui.

«Ti voglio ancora. È da quando è morta mia moglie che non scopo. Vieni, mettiti al contrario, che voglio leccarti la figa.»

Mi posiziono a 69. Si gira di lato e prende a leccarmi con tanta foga; mi strappa subito un bellissimo orgasmo. Vengo e lo esorto a continuare. Succhio il cazzo che è quasi duro. Lo faccio, con tutta la maestria di cui son capace, e subito torna pronto per scopare. Mi vuole su di lui. Si distende, mi metto su di lui, mi impalo il magnifico cilindro di carne dentro la passera in fiamme. Un vero paradiso. Comincio a muovermi, su e giù, ma lui mi blocca.

«Aspetta, così mi fa male la gamba.»

Mi muovo piano, avanti e indietro. Per lui così va bene. Sento il batacchio dentro, che mi sbatte contro le pareti della mia passera. Mi provoca con una serie di orgasmi fantastici. Vengo a ripetizione. Perdo il conto di quante volte son venuta. Lui mi chiede di mettermi di lato, così può muoversi a sua volta. Mi posiziono come richiesto, lui mi infila da dietro e prende a stantuffarmi velocemente. Lo sento accelerare nel ritmo. Lo esorto a continuare, a riempimi la passera del suo piacere. Lui mi blocca i fianchi e sborra.

«Tieni, troia! Ti sborro dentro!»

Un getto caldo mi inonda la passera, provocandomi un fantastico orgasmo.

«Per fortuna che siamo soli in casa, altrimenti ci avrebbero sentito tutti.»

Lui sorride.

«Ero certo che eri così porca. Andrea mi aveva raccontato tutto di come scopi. Son contento che sei qui. Dalla morte di mia moglie, di sesso in questa casa se ne è fatto poco.»

In quel momento, non mi è stato chiaro cosa volesse intendere, poi, in seguito, ho capito. E, tanto per la cronaca, la nostra scopata aveva avuto uno spettatore, come ho scoperto poi. Per tutta la settimana la cosa è continuata così: colazione al mattino, doccia, pompino, scopata, pomeriggio, pompino e, due volte, anche inculata, con qualche difficoltà, dovuta alla sua poca mobilità. Ogni sera parlavo al telefono con mio marito, lui non mi chiede nulla ed io, al momento, non gli racconto di me e Bruno. Al sabato, son distesa sul mio letto, ho voglia di mio marito: anche se scopo con mio suocero, la voglia di lui è sempre tanta. Anche lui ha voglia di me, mi parla del giorno dopo che giocherà con il suo capo e, forse, riuscirà ad avere un trasferimento in tempi brevi. Improvvisamente il discorso scivola sul sesso. Lui è molto eccitato.

«Ho il cazzo duro in mano, mi sto segando.»

Immagino la scena, lui con il cazzo in mano. Poi mi chiede cosa mi ha fatto eccitare in questi giorni. Chiudo gli occhi e la mia voce diventa languida, sensuale. Mi sfugge di dire:

«Mi son scopata tuo padre.»

«Ma dai? Racconta, voglio sapere.»

Gli racconto tutto senza tralasciare nulla. Lui si eccita tantissimo e, quando gli dico che suo padre mi ha sborrato dentro, lui gode con un piccolo grido.

«Vengo, amore, sei una troia fantastica!»

Mentre parlavo con lui, mi son masturbata con gusto; al suo grido, ha fatto eco il mio orgasmo.

«Sì, amore, vengo con te.»

Mi ringrazia di tutto, promette di chiamarmi il giorno dopo. La sera successiva Andrea mi chiama. Son distesa sul mio letto e gli chiedo se sarà trasferito. Lui è un po’ misterioso, mi risponde a mezza voce con poche parole ed io gli chiedo come mai, cosa c’è che non va? Mi risponde che non c’è nulla, ma non mi convince, insisto e, alla fine, lui si confida con me.

«Questa mattina, verso le dieci, sono andato con Sergio al campo da tennis, ci stava aspettando Lucio, il vice presidente. Lo hai conosciuto quando è venuto per Natale al rinfresco, per farci gli auguri.»

Chiudo gli occhi, faccio mente locale, sì, mi ricordo, e gli dissi pure che apprezzavo il suo fisico: bell’uomo, alto, leggermente brizzolato, atletico.

«Con il mio capo, sono molto amici. Abbiamo giocato e poiché eravamo solo in tre, abbiamo posto che, chi perdeva usciva, ma loro hanno aggiunto una piccola penale per quello che perdeva. Dopo dieci partite, io, alla fine, son risultato quello che ha perso di più. Fatta la doccia, Sergio e Lucio, mi hanno invitato a casa loro, tanto era ora di pranzo e così avremmo potuto discutere sul mio trasferimento. Lucio abita in un bellissimo attico in centro; dalla sua terrazza si gode la vista di tutta la città sottostante. Dopo aver consumato un piatto freddo, già pronto, e discusso del mio trasferimento, hanno preteso che pagassi per la sconfitta a tennis. In un primo momento non avevo capito, poi, quando loro mi hanno invitato a spogliarmi, son rimasto un po’ perplesso. Si sono denudati con calma e mi hanno fatto spogliare completamente. Sergio si è inginocchiato davanti a me, si è messo a succhiarmi il cazzo. Lucio è rimasto vicino a me, guardava, si eccitava: ha un cazzo molto sottile, ma lungo. Dopo un po’, Sergio gli ha chiesto se desiderava succhiarmelo. Mi son eccitato. Un po’ per il fatto che sono in astinenza di te, un po’ perché la cosa mi piaceva. Lui si è abbassato e, con un piacevole movimento del collo, me l’ha preso tutto, ma proprio tutto, in bocca. Avresti dovuto vedere come me lo succhiava, quasi come te. Intanto Sergio si era posizionato dietro di lui ed aveva cominciato a leccargli il culo, introducendo un dito, poi un secondo e muovendoli avanti e indietro. Lucio si è tolto il mio cazzo di bocca, per gemere dal piacere.

«mmmuuuuummm … Sì, aprimi bene.»

Io provavo solo piacere. Il mio cazzo era durissimo. Poi mi ha guardato e mi ha fatto una richiesta molto esplicita.

«Inculami, dai non ne posso più!»

Mi sono messo dietro e, aiutato da Sergio, ho iniziato ad entrare. Mentre lo inculavo, Sergio si è posizionato davanti a lui e si è fatto inculare a sua volta.

«Dai, facciamo un bel trenino.»

La cosa è andata avanti per un po’. Mentre io uscivo dal culo di Lucio, lui entrava in quello di Sergio e così via. Ad un tratto il ritmo è cambiato. Lui è venuto dentro Sergio, sborrando con vero piacere. Lucio si è girato verso di me.

«Dai, sborra! Vieni anche tu!»

Ero pronto e l’ho farcito alla grande. Sono schizzato dentro di lui. A questo punto, credevo chi mi avessero chiesto anche il mio, ma così, per fortuna, non è stato. Siamo rimasti un po' distesi, poi ho detto che dovevo andare e son tornato a casa.

«Sai, mi è un po' dispiaciuto: era la prima volta che godevo senza te.»

Mi son commossa, per l'ammissione di tanto amore. Gli ho riferito che, mentre raccontava, mi ero toccata e son venuta quando nel suo racconto mi diceva di averlo fatto. Non ho resistito nel confessare che anch'io ho goduto senza lui.

«Pure io ho goduto, senza di te.»

«E quando?»

«Ti ricordi la storia che ti ho raccontato di tuo padre? Era vera.»

L’ho confessato con un filo di voce e mi è sembrato che ne fosse felice.

«Guarda che lo sapevo che ti eri scopata Bruno. Devi sapere che tra me e lui non ci sono segreti. L’ho saputo nello stesso giorno in cui l'avete fatto. Ad esser sincero, lui mi aveva chiesto se poteva scoparti. Gli ho risposto che, se ci stavi, per me non sarebbe stato un problema. Ti ricordi quando ti ho chiesto di vivere insieme e tu mi dicesti che non eri una santa? Quando ti ho conosciuto, mi era stato riferito che eri una vera troia ed era proprio ciò che stavo cercando. Ti amo e puoi scoparti chi vuoi, in specie quelli della mia famiglia, perché ci dividiamo tutto.”

Le ultime parole le ha pronunciate con un filo di voce. Dopo ci siam salutati ed io mi son messa a riflettere sulle sue parole, fino ad addormentarmi.

La mattina dopo, mentre scopavo con Bruno, gli tendo una trappola:

«Andrea mi ha detto che tu non sei molto contento di come ti scopo.»

Lui mi rivolge uno sguardo interrogativo: è convinto che Andrea sia all’oscuro di tutto, ma io lo incalzo.

«Ti sbagli, mi ha detto tutto.»

«Tutto? Proprio tutto?»

«Si, tutto.»

Mi guarda, chiede quale sia il mio pensiero. Sto barando, ma lui ci casca.

«Io? Nulla, se va bene a te.»

Si confida con me, parlando con malinconia di sua moglie.

«Mia moglie era una donna molto generosa. Io ed i miei ragazzi abbiamo fatto molto per renderla felice. Però, alla fine, quattro cazzi erano tanti, ma lei non se ne dava pena: se li scopava tutti. Quando Andrea mi ha parlato di te, della maniera disinvolta con cui scopavi, gli ho detto: Sposala, che aspetti? Devo dire che sei magnifica, in certe occasioni, anche meglio di mia moglie.»

Incasso il complimento e via. La sera, una volta finito il lavoro nei campi, i miei cognati son tornati. Bruno gli ha chiesto a che punto erano con quello che stavano facendo.

«Siamo un po’ indietro. Tu saresti stato utile: due braccia in più ci avrebbero fatto comodo.»

Mi offro di dar una mano.

«Potrei aiutarvi io. Dopo aver aiutato vostro padre ad alzarsi, potrei venire a darvi una mano. Certo non avrò la sua esperienza, ma qualcosa, di sicuro, potrò farla.»

Così il mattino dopo, dopo colazione, bocchino e scopata, ho sistemato mio suocero seduto sulla veranda con il cellulare vicino. Presa la vecchia vespa '50, son andata nei campi dai cognati. Era il tempo della raccolta del fieno: mentre Carlo lo pressava, Mario e Dario lo caricavano sopra grossi rimorchi.

Il mio compito era guidare il trattore. Per svolgere questo compito, Carlo è salito in cabina per spiegarmi come fare. Nel darmi le istruzioni, i suoi occhi son finiti dentro la mia abbondante scollatura e ne è rimasto affascinato. Caricato un rimorchio, ha chiamato Dario e gli ha ordinato di portarlo a casa, mentre noi ne avremmo preparato un altro. Il piccolo è partito, loro si son avvicinati a me, Mario ha fatto notare quanto caldo facesse.

«Ci potremmo fermare un attimo, magari far un bagno nel canale.»

Lì vicino scorre un canale, di quelli che servono per irrigare i campi.

«Dai vieni.»

Mi sono così ritrovata sotto delle piante: si son denudati completamente e poi si son tuffati.

«Dai, che l’acqua è bassa. Non avrai vergogna a metterti nuda?»

Raccolta la sfida, mi son spogliata e mi son tuffata. L’acqua era alta circa un metro, di conseguenza, quando loro si son messi in piedi, i loro cazzi svettavano in bella mostra. Sono stata presa da una certa voglia fra le cosce.

«Però, mio fratello ha scelto proprio bene. Lo dicevo io che sei bella.»

Hanno incominciato a far complimenti, mentre si avvicinavano a me. I loro cazzi erano già duri.

«Lasciati accarezzare, dai che ti piacerà.»

Le loro mani sul mio corpo hanno disattivato ogni mia difesa. Mi son alzata, ho afferrato i loro membri, duri, grossi, sicuramente come quello di Andrea.

Mi son abbassata, ho preso a segarli ed ho cominciato a succhiarli. Subito hanno apprezzato quello che stavo facendo.

«Che magnifica bocchinara! Sì, così, brava.»

Erano già in estasi.

«Sistemiamoci sull'argine: si sta meglio.»

Ci siamo spostati fuori dall’acqua, sul greto del canale. Si son messi a succhiarmi le tette.

«Sei proprio una gran fica.»

Mario si è disteso, invitandomi a salir su di lui. Non me lo son fatto ripetere due volte. Mi sono impalata su quel bel palo che svettava, verso l’alto. L’ho invitato a metterlo tutto dentro. Mi sono sentita riempire la figa di carne viva e calda. Intanto Carlo mi ha piantato il suo in bocca.

«Dai, succhia, che sei bravissima»

Nonostante due ore prima, avessi scopato con Bruno e, vi assicuro che, anche con la gamba ingessata, mi aveva fatto venire alla grande, ho cominciato a godere della splendida chiavata di Mario. Mi pompava dal basso verso l’alto con colpi profondi. Godevo e lo incitavo a scoparmi più forte. Mi son dovuta togliere il cazzo dalla bocca, per gridare. Allora Carlo mi si è posizionato dietro.

«Ora ti sfondo il culo!»

Lentamente, con calma, ha cominciato a sfondarmi il buchetto posteriore. L’altro gli ha dato il tempo di entrare. Poi, insieme, hanno cominciato un movimento sincronizzato, che mi ha portato ad un piacere sconvolgente. Sembrava che avessero già collaudato questo gioco per la perfezione con cui si muovevano, ma certo, in quel momento, non mi son messa a far domande. I miei orgasmi, si son succeduti in maniera incontrollabile. Loro erano sconvolgenti, mentre mi pompavano fortissimo.

«Tieni, ti sfondiamo figa e culo. Che splendida troia, che sei!»

Le nostre grida di piacere hanno riempito l’aria. Poi, entrambi, come obbedendo ad un preciso ordine, si son messi a sbattermi con più foga e insieme. Improvviso è arrivato il loro orgasmo. Contemporaneamente, dentro di me, si sono svuotate le palle di entrambi. Per circa due giorni, questo era l’andazzo. Bruno al mattino, Carlo e Mario durante il giorno, ma ora avevo voglia di gustarmi anche il piccolo Dario. Lui era molto chiuso, timido, di poche parole, mi sfuggiva. L’occasione arrivò per caso. Dovevo portar Bruno a togliere il gesso e, da sola, non potevo, così i due furbetti delegarono lui ad aiutarmi. Fatto tutto, siam tornati a casa, poi ci siamo incamminati verso i campi per terminare il lavoro. Quando siam passati vicino al canale, gli ho chiesto se potevamo fare una sosta, tanto loro non sapevano quando saremmo arrivati e lui ha avuto un momento di esitazione.

«Dai, che ti costa? Solo un bagno.»

In un attimo eravamo nudi, io per prima. Poi lui è venuto dentro l’acqua, io ero girata di spalle. Per un momento, ci siamo goduti il fresco dell’acqua. Quando si è tirato su per uscire, son rimasta a bocca aperta. Alla faccia del piccolo! Fra le gambe aveva un portento di cazzo! Più lungo di tutti. Circa venticinque centimetri e più, ma di circonferenza almeno otto, se non più. La mia passera si è subito messa a fremere. Lui, quasi con vergogna, ha cercato di celarlo.

«Quando c’era mamma, era lei che mi…»

Mi sono avvicinata e l’ho invitato ad espormi quali fossero le sue remore.

«Credo che ce l'abbia troppo grande. Le ragazze lo rifiutano. Anche una puttana, una sera, non mi ha fatto scopare. Mi ha detto che lo dovevo portare a mia madre, che me lo aveva fatto. Mamma era l’unica che se lo godeva alla grande.»

Mentre lui parlava, avevo preso in mano quella specie di capitone. Per me era la quintessenza della mascolinità, morivo dalla disperata voglia di sentirlo dentro, così l’ho invitato ad uscire e mettersi con me all’ombra. Distesa sull’erba dell’argine, sempre tenendo in mano il cazzo, non ho resistito più e mi son avventata, letteralmente a succhiarlo: lui è decollato subito.

«Aaaaaaaaahhhhhh… mi fai venire!»

Un secondo dopo, mi ha scaricato in bocca, sul viso, nei capelli, tutta la sborra contenuta nelle sue grosse palle La mia passera, che non concepisce la possibilità di non poter assaggiare un simile dono della natura, appena emesso l’ultimo schizzo, mi sprona a riprendere quella bestia in bocca e giù a succhiare a più non posso. Lui è in estasi, incredulo, impazzisce dal piacere che prova.

«Sì, ancora, dai…»

In pochissimo tempo me lo ritrovo bello diritto, durissimo. Sono con la figa in fiamme, lo incito a scoparmi.

«Prendimi, dai, mettimelo dentro, dammelo tutto.»

Mi guarda sgomento.

«Tu … mi … vuoi?»

«Che aspetti? DAMMELO!»

Un secondo dopo, comincia a penetrarmi: per me è come salire in paradiso.

«Spingimelo tutto dentro!»

Si ferma solo quando sente che il cazzo batte in fondo alla vagina; io ho un orgasmo che mi squassa tutta. Sono sconvolta per quanto godo. Il mio corpo si tende tutto, ogni mia cellula di me, urla piacere. Mi stordisce il piacere che sto provando. Di tutti i cazzi che ho preso, e ne ho presi tanti, quella è come se per me fosse la prima volta. Il fiato mi muore in gola. Mi scopa per più di due ore, senza smettere mai un secondo di far dentro/fuori. Sfinita. Distrutta, semisvenuta dal tanto godere, quasi perdo i sensi quando mi sborra dentro. È come se un tubo della condotta dell’acqua, mi stesse riempiendo. La sborra cola dalla figa ormai slabbrata, aperta, mi inonda con un numero di schizzi mai sentiti, ho solo la forza di dire che è bellissimo! Non sono in grado di aggiungere altro. Ci vogliono alcuni minuti per riprendermi e, soprattutto, l’acqua fredda del canale, dove mi ripulisco del tanto seme che ricopre tutto il mio corpo. Quella eccezionale scopata, la sera la racconto a mio marito e lui se ne compiace con me.

«Solo la mamma riusciva a regger mio fratello: ecco tu sei la sua degna sostituto; son fiero di te!»

Dopo quei fatti, Andrea ottenne il trasferimento e potemmo sistemarci definitivamente in casa dei suoceri, dove, orami, giro quasi sempre nuda. I miei uccelli, trovano la mia passera sempre disponibile. Mio marito è, per i miei cognati, l’uomo più fortunato del mondo. Mio suocero mi adora.

Per lui sono la sua meravigliosa troia. Ora sto meditando di aver dei figli: ne ho parlato con Andrea, perché, per averne, dovrei rinunciare per un po’ a scopare con tutti gli altri. Lui non è d’accordo.

«Perché? Basta che resti in famiglia.»

A dire il vero, un certo pensierino per farmi riempire la passera da Dario, l'avevo già fatto. Con un po’ di fortuna…

Linea Erotica Z