I RACCONTI DEL PECCATO

Capitolo 11 - La troia del prete.

pennabianca
5 months ago

Mi chiamo Paolo, oggi ho 27 anni, e ciò che voglio raccontarvi risale a circa undici anni fa. Frequentavo l'oratorio e giocavo a pallone nel campetto della chiesa. Le mie tendenze sessuali erano già rivolte a soggetti del mio stesso sesso: ero gay, ma nessuno lo sapeva. Sotto le docce, a fine partita, sbirciavo i cazzi dei miei compagni di gioco e, a casa, fantasticavo, segandomi ad immaginare momenti di sesso con loro. Fra di essi vi era un super dotato da paura. Lo aveva così grosso che un po' tutti lo prendevano in giro. «Con quel coso che ti ritrovi, le donne non ti faranno mai scopare! Lo l’hai troppo grosso ed avranno timore di esser lacerate!» Col tempo, mi son reso conto che il mio fisico non era da buttare. Ero alto m. 1.75, magro e glabro. Il mio culetto sporgente e privo di peli lo mettevo sempre in evidenza, indossando pantaloni piuttosto stretti. Cercavo di far la doccia quasi per ultimo, per farmi notare dal cazzone, ma non mi filava per niente. Il prete, che dirigeva la parrocchia, era don Moreno, un prete giovane e dinamico, molto bravo ad interagire con tutta la comunità. Era arrivato l’anno prima, in sostituzione del vecchio parroco andato in pensione, e subito si era attivato per il ripristino del campetto di calcio e tutte le attività dell’oratorio, per far sì che noi ragazzi avessimo un posto dove divertirci, al di là dell’unico bar del paese. Lo aveva dotato, oltre l’impianto sportivo, di una biblioteca ben fornita ed una sala ricreazione con tavoli da Ping-pong e calcio balilla, oltre una piccola, ma fornita palestra per la ginnastica, durante le giornate piovose. Quel posto piaceva a tutti, anche a molte donne e ragazze, che frequentavano sia la chiesa che l’oratorio. Don Moreno, alto e con spalle larghe, moro, occhi neri e profondi, mani dalle dita lunghe e modi sempre gentili, era munito di un carattere molto simpatico. Spesso avevo avuto il sentore che più di una donna si intrattenesse, in privato, con lui, ma non avevo mai capito cosa ci avessero fatto. Un pomeriggio, padre Moreno mi disse che mi aspettava per confessarmi e, così, andai in chiesa. Inginocchiato al confessionale, lo misi al corrente dei vari peccatucci, che commettono tutti.

«Figliolo, ti tocchi da solo?» Risposi un po’ titubante a quella domanda tanto intima. «Sì, padre, a volte anche due al giorno.» Con la sua voce calma, continuò a farmi domande. «Hai avuto rapporti sessuali con qualche ragazza?» Sempre più titubante, gli risposi. «No, padre! Con nessuna, mai!» «E con i ragazzi?» La sua domanda mi colpì forte e lì rimasi zitto; scappai dal confessionale: avevo vergogna a dirgli la verità. Mi rifugiai in cortile, sotto un vecchio gelso, che troneggiava nella zona antistante l’oratorio. Mi venne a cercare e mi disse: "Seguimi" e mi condusse nella sua abitazione. «Paolo, calmati! Raccontami tutto e, ricorda, che tutto rimane tra noi due e Dio. Non temere, e liberati del tuo fardello.» Feci un profondo respiro e mi liberai dal mio segreto. Mi ascoltò in silenzio e con molta attenzione. «Hai già avuto rapporti sessuali con qualcuno?» Lo guardai calmo, sereno e felice di essermi rivelato a lui. «No! Mi piace Giacomino, perché ha un cazzone enorme, ma non voglio sputtanarmi, cosi l’ho solo spiato ed immaginato di averlo in bocca e dietro.» Lui alzò l’abito talare e mi fece vedere il suo cazzo duro. Era bellissimo, simile a quello di Giacomino. Ho sentito le farfalle nello stomaco al solo guardarlo. «Toccalo! Prendilo in mano. Senti com’è duro, caldo e grosso e ti vuole.» Allungai la mano e l'agguantai; lui mi insegnò cosa fare e lo masturbai piano. «Bravo, così, segalo piano, molto dolcemente.» Lo stringevo e lo sentivo diventare sempre più grosso e duro. L’ho segato ancora per un po' e, ad un tratto, ha preso a gemere, schizzandomi sulla mano.

«Bravo, Paolino! Sei davvero bravo! Ora giurami che questo resterà un nostro segreto; ci vediamo domani, sempre qui. D’accordo? Giuralo!» Il giorno dopo ero combattuto tra la paura e la voglia, ma, alla fine, andai. Mi fece passare dal giardino sul retro della chiesa, così non ci vedeva nessuno. Siamo andati direttamente in camera sua. Un attimo dopo eravamo entrambi nudi. «Adesso rilassati che ti faccio sentire cosa si prova nel vero piacere!» Mi iniziò a leccare per tutto il corpo, le sue mani scivolavano sulle mie chiappe. «Che bello che sei! Dai, guarda come faccio, e poi lo farai a me. Dai, che ti faccio impazzire di piacere, poi ti faccio sentire com’è bello prenderlo nel culo.» Mi son eccitato. Me lo succhiò bene e a lungo. Se lo fece scivolare fin in gola, ed io provavo un piacere enorme. Poi si è messo supino ed ho potuto ammirare il suo scettro durissimo, che svettava in alto in tutta la sua potenza. L’ho preso in mano e, poi, ho iniziato a succhiarlo e leccarlo, seguendo i suoi insegnamenti. Con la lingua, prima sulla cappella, e poi sotto l'asta, fino alle palle ed alle chiappe. Mugolava di piacere, vedevo il suo cazzo gonfiarsi sempre di più, infine prese una crema e mi fece girare. «Stai tranquillo. All’inizio sentirai un po’ di dolore, ma poi proverai tanto piacere; se proprio dovessi sentir male, dimmelo, che mi fermo.» Un po’ titubante, mi son rilassato: ero nelle sue mani. Sentivo le sue dita che entravano e giravano dentro il mio orifizio, che si allargava e offriva sempre più; intanto la voglia aumentava. Mi fece distendere supino sotto di lui. Mi alzò le gambe, facendomi appoggiare i talloni sul suo petto. Si allungò, mi prese il viso tra le mani e mi infilò la lingua in bocca. Io lo seguivo pedissequamente: ci succhiavamo ed attorcigliavamo le lingue; avvertivo il suo corpo caldo su di me. Percepivo la spinta del suo cazzo che si faceva spazio tra le chiappe, fino a trovare il buco; vi appoggia la cappella ed io, da sotto, spingo e mi rendo conto che, così facendo, gli permetto di entrare, mi dilata e, lentamente, affonda dentro di me. Non sento dolore, ma un po’ di fastidio per l’intrusione. «Sì, dai, che mi piace! Cazzo come me lo apri! Mi stai sfondando il culo! Dai, più forte, che godo!» Mi sfonda, mi apre ed il mio cazzo rimane duro. Lui me lo sega, mentre, piano piano, mi scopa. Mi piace. Mi muovo da sotto, lo voglio. Lo faccio godere come un porco e lui mi scopa molto bene. Gode e me lo dice.

«Adesso sei mio e farai tutto quello che ti dirò di fare! Dimmelo che ti piace e che mi seguirai in questa esperienza, vero? Dimmelo! Farai tutto che ti chiedo, amore mio? Sarà il nostro segreto.» In completa estasi, gli prometto ogni cosa. «Sì, farò tutto ciò che vorrai. Sono la tua puttana. Fammi godere adesso, sto per sborrare! Vengo!» Lui aumenta il ritmo della sega e, mentre io schizzo, lui pure si svuota dentro di me. Sento che mi riversa nel culo una grossa ondata di sborra, che mi riempie allegramente il retto. Mi bacia con passione e restiamo stretti, abbracciati per un po’, finché sento che gli si è ammosciato, scivolando fuori dal mio culo. Mi ha sorriso soddisfatto. «Come prima volta, direi che è andata piuttosto bene, temevo per il peggio. Mi raccomando, mantieni il segreto.» Quando sto per andarmene, mi allunga dei soldi. «Con questi, fatti un regalo: te lo meriti e ti aspetto tra due giorni qui, ok?» Annuisco, lo bacio in bocca e scappo, rosso in viso, con il culo piacevolmente rotto, ma soddisfatto ed appagato.

Ormai andavo a letto con il prete una o due volte a settimana. Un giorno mi dice che doveva parlarmi, quindi dovevo andare con lui e non far domande. L’ho atteso fuori dal paese e lui arrivò dopo 5 minuti; salii in macchina. «Mettiti disteso, infila la testa fra le mie gambe e, mentre guido, tirami fuori il cazzo e succhialo.» Questo mi piaceva di lui; il sesso non era mai monotono. Ogni volta mi aveva scopato in modo diverso e mi aveva sempre fatto godere moltissimo. Ero la sua puttana e ne ero fiero. Dopo un po’, siamo giunti davanti ad un cancello, che si è aperto automaticamente. Siamo entrati e ci siamo fermati in una zona antistante una villa enorme. Mi dice di aspettare in auto. Mi sollevo e vedo una grossa costruzione con delle macchine di grossa cilindrata, parcheggiate sotto una tettoia. Torna, mi fa scendere e mi mette una benda sugli occhi. «Non devi toglierla per nessun motivo! Se si allenta, la stringi. Hai capito?» Annuisco e lui mi fa strada dentro la villa. Silenzio. Mi prende per mano e mi porta dentro una stanza: sento due voci. Mi fa fermare, mi dice di spogliarmi ed io lo faccio. Poi mi sembra di esser messo in mostra, perché mi gira a favore delle persone che sicuramente erano davanti a me e subito avverto delle mani che palpano il mio corpo, mi accarezzano. Lui mi sussurra all'orecchio alcune istruzioni. «Devi chiamarli signori, adesso andrai con loro e farai tutto quello che fai con me, senza alcun limite; poi loro ti faranno un bel regalo.» Mi prendono per mano e mi portano dentro una stanza con un grosso letto. Mi fanno distendere, sentendoli vicino a me, uno per lato. Avverto le loro mani su di me e mi lascio andare: mi piacciono certe porcherie e li lascio fare. Le loro bocche, a turno, mi baciano. C’è chi mi lecca il culo, chi mi mette il cazzo in bocca. Li sento non ancora duri, ma, sicuramente, grossi. Fisicamente, appuro che uno è snello, ma l’altro ha l'addome piuttosto prominente e respira a fatica. Succhio le loro verghe, che si induriscono in poco tempo. A turno, li accolgo in bocca. Poco dopo, sento delle dita che mi titillano il buco del culo, vi spalmano della crema e, poi, il cazzo di uno dei due mi si spinge all'interno. Mi sfonda: deve esser quello più snello, che mi sembra abbia il cazzo più grosso e lungo. Mi tiene fermo per i fianchi ed inizia a scoparmi, mentre l’altro mi spinge il suo in bocca; me lo spinge in gola e li sento ansimare di piacere. «Che bel culo! Mi piace! Lo sfondo tutto!»

Mi scopa e poi si danno il cambio. «Scopalo tu, adesso! Senti che bel culo caldo e stretto!» L ’altro mi penetra e mi fa distendere sotto di lui. Ha il cazzo più corto, ma è grosso e mi schiaccia sotto di sé, con il suo peso. Mi pompa con vigore, con colpi forti e poi lo sento mugolare e schizzarmi dentro. Sento un gran calore inondarmi il culo e lui, ancora per poco, mi pompa per poi sfilarsi. L’altro me lo rimette in bocca e mi scopa la bocca, fin quando, con un grugnito da porco, mi sborra direttamente in gola. Dopo di che, silenzio. Aspetto. Essi escono e sento che parlano con il prete, che entra e mi mette il suo cazzo duro in bocca. «Bravo! Gli sei piaciuto! Ti hanno trovato bravo. Adesso fa godere anche me» Poi, mi porta in bagno, dove mi faccio una doccia. Mentre mi lavo, lui è dietro di me, sono appoggiato ad una parete mentre lui mi incula. Godiamo insieme e gli chiedo chi fossero quei tizi. Mi risponde duro e deciso. «Non farmi domande! Tu sei la mia puttana e ti farò scopare da chi e quando voglio, capito? Guai a te se dici qualcosa, perché ho amici nelle forze dell’ordine e mi basterebbe dire che è sparito il mio portafogli, rovinandoti. Ci siamo spiegati?» Ho avuto paura e poi, quando mi ha riaccompagnato, prima di scendere dalla macchia, mi ha dato una bella mazzetta di soldi. «Tieni, te li sei meritati tutti. I miei amici ti vogliono ancora, quindi, se stai zitto, hai tutto da guadagnare.» Mi son sentito molto felice. Ero una puttana, ci godevo e, in più, ne ricavavo profitto. Bello! Per tre volte sono andato con lui alla villa e mi hanno scopato persone diverse. Poi, un giorno, mi ha detto che sarei stato il regalo di un compleanno. Mi porta in villa, mi fa un lavaggio completo anche del canale rettale, poi mi fa entrare in un pacco vuoto, provvisto di fiocco, e mi dice di star zitto. Passa quasi un’ora, quando sento arrivare delle persone a bordo di macchine, che parcheggiano. Incuriosito, pian piano, faccio un buco nel nastro e vedo la sala. Poco dopo entrano dei signori con dei ragazzi più grandi di me, sui vent'anni. Spariscono e poi ritornano; sono tutti nudi ed hanno un perizoma: sono ben messi, si notano dei bozzi gonfi. Bevono, parlano e mangiano, seduti sui divani assieme ai ragazzi, che si fanno carezzare.

Poi arriva il mio signore, anch'egli nudo; si salutano e si abbracciano; fa il suo ingresso trionfale il festeggiato e qui resto basito. Nudo, con un fisico davvero invidiabile per un cinquantenne, c’è don Pietro, il vescovo! Lo riconosco, perché solo una settimana prima era stato in parrocchia e mi aveva salutato ed abbracciato con molto trasporto. Si divertono e giocano con i ragazzi che, come ho scoperto poi, erano dei seminaristi. Bendano il festeggiato e sento una voce che ordina di star seduti ed in silenzio; poi qualcuno spinge il carrello con il pacco, dentro cui ci sono io, al centro della stanza; spengono la luce e sbendano il festeggiato. Un coro di tanti auguri e vedo la sagoma del vescovo affiancare il pacco; sento togliere il nastro e nel momento che apre, io schizzo fuori. «Sorpresa! Tanti auguri!» Salto su e solo allora vedo chi ha spinto il carrello: Giacomino, il ragazzo con il cazzone delle docce! Mi guarda e mi sorride; si avvicina per aiutarmi ad uscire dalla scatola. «Anch’io faccio parte del regalo! Vieni, divertiamoci e facciamolo divertire, perché anch'io devo ubbidire, hai capito?» Annuisco e ci avviciniamo al festeggiato. Ha un bel fisico asciutto ed un cazzo davvero notevole. Io e Giacomino ci inginocchiamo davanti a lui e le nostre bocche gli succhiano la verga, che cresce sempre di più. Mi eccito e, mentre Giacomino succhia il festeggiato, io lo masturbo. Poi mi fanno inginocchiare sul divano. Mi trovo il cazzo di don Pietro davanti alla bocca e lui dice al mio amico di scoparmi il culo. Quasi vengo alla sola idea che, finalmente, potrò godermi quel cazzo tanto desiderato. «Dai, apri culo a questa troietta! Lo vedi come lo vuole! Dai, facci vedere come la apri in due! Spaccalo senza pietà, come una mela!» Giacomino me lo appoggia al buchetto e si allunga su di me; da dietro mi sussurra all’orecchio parole d’amore. «Amore mio, il tuo culetto l'ho sognato tutti le notti! Non sai quante seghe ti ho dedicato! Adesso me lo godo tantissimo! Intendo sfondarti tutta!» Mi giro e, per un attimo, mi sfilo il cazzo di bocca per baciarlo. «Ti credo e ti assicuro che è stato anche il mio sogno immaginare di aver dentro di me il tuo cazzo meraviglioso: dai, sfondami tutta!» Gli sento spingere la grossa cappella, mi lascio andare, mi son aperta; la crema l’avevo già messa e vedo che tutti aspettavano che il suo cazzone, di oltre 27 cm. mi sfondi il culo. Alla prima spinta, ne entra un quarto.

Mi sento dilatare in una maniera incredibile. Poi, si ferma, resta immobile. Ci riprova e sento che scivola ancora un po'. Erano tutti a guardare quel cazzo che entrava e usciva dal mio culo: me ne spingeva un po', poi lo sfilava, per poi spingermelo di nuovo dentro. Provo un'eccitazione tale che mi fa quasi venire. Con un altro affondo deciso, mi penetra per tre quarti della sua lunghezza. Tutti applaudono ed iniziano con le scommesse. I pareri sono discordi. Chi scommette che non ci riesco e chi invece è convinto che, sarò sfondato, ma lo prenderò tutto. Sento che penetra sempre più, ho male nella pancia, ma lo voglio. Si ferma, mi gira e mi fa sdraiare supino, sempre con il suo cazzo nel culo. Mi solleva le gambe in alto e mi guarda; sorride. Riprende a darmi piccoli colpi di cazzo, mi sega piano e sento che il dolore sta diminuendo. Tutti, adesso, reclamano che venga sfondato tutto. Lui mi sorride un po’ dispiaciuto. Io scuoto il capo e gli comunico che per me va bene. «Scusami, ma devo ficcartelo tutto dentro. Sei pronto?» Annuisco e chiudo occhi. Lui spinge e dà colpi sempre più forti; con le mani mi apro di più le chiappe e lo sento: è dentro! Cazzo me lo son preso tutto in culo! Mi sbatte, sento il piacere che mi sconvolge: sono pieno di cazzo, quel cazzo, tanto desiderato. Mi pompa e mi devasta l’orifizio, poi, alla fine, gode dentro di me, mentre succhio i cazzi di tutti. «Sborro, troia! Ti sborro in culo!» Al suo grido gli altri, con i cazzi in mano per quella monta con sfondamento così eccitante, ci schizzano addosso. Provo una sensazione sconvolgente quando sento una quantità enorme di sperma che mi ricopre. Don Pietro ed il festeggiato si complimentano con me e, da quel giorno, vado spesso a trovarlo in ufficio, fin quando, dopo la laurea, sono stato assunto in vescovado, come segretario personale, con mansioni di mungitura del suo cazzo.