I RACCONTI DEL PECCATO
Capitolo 10 - Sono l’amante del prete.

Mi chiamo Chiara, ho 29 anni, e mi considero una donna normale, come tante, né bella né brutta. Ho un seno che credo sia un po’ piccolo, a mala pena arrivo ad una terza, capelli neri, occhi scuri ed un culo bello tondo alla sommità di gambe ben dritte ed affusolate. Posso dire, senza ombra di smentita, che sono una che, camminando per strada, non ho maschi che mi sbavano dietro, ma non sono da buttare. Sono sposata da sette anni con Michele, che ha un anno più di me. Lui, come me, è un ragazzo molto semplice, dal fisico normalissimo e snello, buon lavoratore, fa l’idraulico ed ha una ditta tutta sua. Moro come me, un po’ più alto e, a letto, non ha molta fantasia. Ha però una buona dotazione, ma nulla di esagerato. Mi scopa fino a farmi raggiungere l’orgasmo, poi viene e tutto finisce lì. Raramente mi chiede di succhiargli il cazzo e non mi ha mai chiesto il culo. Ammetto che questo stato di cose mi è andato bene, fino a poco tempo fa. Viviamo in un paese posto sulle sponde del grande fiume. Tutta gente tranquilla, grandi lavoratori e pochi grilli per la testa. Quasi all'estremità del paese, nel punto più elevato, vi è la chiesa parrocchiale, che da due anni è gestita da un parroco nuovo. Per quanto mi riguarda, lavoro nell’ufficio postale del paese e quel lavoro mi impegna solo per mezza giornata, per cui ho sempre i pomeriggi liberi. Un giorno, Don Pietro, il nuovo parroco, è venuto nel mio ufficio per pagare dei bollettini e, parlando del più e del meno, è emerso che gli serviva una mano con il catechismo. Da mia madre, aveva appreso che, per il passato, lo avevo fatto con il vecchio parroco e, quindi, se ne avessi avuta voglia, avrei potuto riprendere a farlo anche per lui. Ammetto che, a farmi decidere per il sì, ha avuto un ruolo importante il fatto che Don Pietro è un parroco giovane e molto carino. Avevo notato che era dotato di un particolare fascino, sia nella voce che nel suo modo di fare, che conquistava l'attenzione dei ragazzi. Una sorta di carisma naturale, che non ha lasciato indifferente neanche una giovane moglie, un po’ annoiata, come me e con molto tempo a disposizione. Non ero certa intenzionata ad abbracciare il clero, ma, esser in sua compagnia, mi donava un piacere davvero speciale. Convinta di non esser una gran bellezza, ero certa di non indurre un uomo al peccato, facendogli venire strane idee, quindi mi sentivo piuttosto tranquilla e serena. Poi, casualmente, si è verificato un fatto che ci ha fatto capire che eravamo cotti l’uno dell’altro. Dovevamo preparare la recita di Natale e lui mi ha chiesto se potevo attardarmi in sagrestia con lui, onde organizzare ruoli e dialoghi. Un vero piacere per me, che, tra l’altro, adoro scrivere e raccontare storie. Ci siamo messi al lavoro e, subito, mi son resa conto che fra noi due vi era un certo fermento che rendeva il prete teso ed imbarazzato. Non era come sempre allegro, spigliato, disinvolto e, allora, ho preso a scherzare sulla sua timidezza. «Che succede, don Pietro? Ho detto o fatto qualcosa che l’ha turbata?» Lui mi ha sorriso nervoso ed io ho, involontariamente, fatto il gesto di mettergli una mano sulla gamba, all’altezza della coscia. Un gesto spontaneo, non studiato. La sua reazione mi ha stupito: mi sposta la mano e l’ha portata sul suo cazzo, per, in più, avvicinarsi alla mia bocca e baciarmi in maniera appassionata. Ho percepito un lungo brivido percorrermi tutto il corpo. In quel preciso momento, penso di aver perso completamente il controllo. Non era più il prete del mio paese, ma un uomo che si era eccitato per me e la cosa mi piaceva non poco. Abbiamo notevolmente dilatato i tempi di quel bacio, poi ci siam guardati negli occhi e lui mi ha detto cose che mi hanno sciolta come cera alla fiammella, provocandomi un languore mai sentito in tutto il corpo. «Ti voglio! Non so spiegarti come o perché, ma ti voglio!» L’ho guardato come in estasi e, un attimo dopo, son scivolata sotto il tavolo, gli ha aperto la cerniera dei pantaloni e mi son ritrovata il suo cazzo ad un centimetro dalla mia bocca. Una bella verga, lunga, di ottimo spessore, molto più consistente di quella di mio marito. Ho iniziato a fargli un pompino, lento, ma con tutta la passione che avevo in corpo. Lui è rimasto immobile, passivo, ma, sicuramente, molto contento per quello che gli stavo facendo. Ad un tratto, ha preso la mia testa tra le sue mani ed ha cominciato a ritmare il mio movimento di avanti/indietro. L’ho succhiato fino alla fine, facendolo godere nella mia bocca. Mentre veniva, ha emesso un gemito gratificante per me. «Chiara, sborro!» Ho serrato le labbra ed ho preso in bocca tutta la sua crema, ingoiandola, per poi proseguire a leccarlo e succhiarlo, facendo sì che la sua erezione non venisse meno. Dopo aver sborrato, lui di colpo si è sollevato, mi ha fatto alzare e sedere sul tavolo. Mi ha sollevato le gambe ed ha appoggiato i talloni sul tavolo. Mi ha sfilato le mutandine e poi si è inginocchiato; si è messo a leccarmi la patatina in maniera divina. La sua lingua scorreva lungo tutto lo spacco della mia fica e raccoglieva gli umori che sgorgavano copiosi. Ad un tratto, sono stata scossa da un orgasmo sconvolgente, ho stretto le gambe e ho serrato fra esse il suo capo, in modo da non permettergli di smettere, mentre godevo senza alcun ritegno. «Sì, così, dai! Dai, che vengo! Oh, Don Pietro, mi fai venire!»
Sono stata travolta da un orgasmo incredibile, che mi ha fatto tremare tutto il corpo. Lui si è sollevato di colpo e me lo ha infilato tutto dentro, con un solo affondo. Ha serrato le mani sui miei fianchi ed ha preso a stantuffarmi, con vigore. Più godevo e più lo incitavo a farlo ancora. «Sì, dai, più forte! Scopami! Scopami ancora! Sì, dai più forte! Sfondami!» Non pensavo a cosa stavo facendo. La cosa mi piaceva così tanto da farmi desiderare che non finisse più. Godevo come mai avevo fatto in vita mia e lui era scatenato. Son venuta due volte e, ad un certo punto, lui si è sfilato, mi ha fatto scendere dal tavolo, mi ha fatto girare ed appoggiare distesa sul tavolo. Poi mi ha penetrato da dietro. L’ho sentito che mi arrivava fin dentro il ventre. Mi ha martellato ancora, facendomi provare un ennesimo orgasmo; poi si è sfilato e mi ha invitato a bere il suo nettare. «Inginocchiati, che ti riempio la bocca! Bevi che ti santifica e purifica l’anima!» Ho avuto solo il tempo di prenderlo fra le labbra, che subito mi ha inondato la bocca di tanta crema che ho ingoiato all’istante. L’ho spremuto fino all’ultima goccia, per insistere ancora a succhiarlo. Non volevo smettere di tener in bocca il cazzo del giovane parroco, per l’immenso piacere che avevo provato. Siamo rimasti un momento immobili e, poi, mi son ricomposta; siam tornati alla normale routine. Da quella volta, ogni due giorni, dopo il catechismo, scopavo con il prete e poi tutto tornava come prima, senza che nessuno dicesse nulla. Poi è arrivato il giorno della recita. Era presente tutto il paese e, per l’occasione, è giunto anche il vescovo, con il suo segretario particolare. Thomas, questo il suo nome, era un bel ragazzone nero come la notte, altissimo, molto simpatico e grande amico di don Pietro. Dopo tutti i momenti trascorsi assieme, il vescovo non ha potuto declinare l'invito a pranzo dal sindaco, ma Thomas ha preferito restare con don Pietro. Allora io mi son premurata di invitarli a pranzo a casa mia, con molto piacere di mio marito, che, già da un po’ di tempo, mi chiedeva ragguagli sulla mia collaborazione con il parroco. Ho preparato un buon pranzetto, mentre loro tre erano in giardino a parlare; di tanto in tanto, venivano dentro a prender qualcosa. In una di queste occasioni, è entrato mio marito, che ho visto molto allegro e ben disposto verso i due prelati, definendoli molto simpatici. Sono rimasta un po’ sorpresa da questo suo atteggiamento, ma ho proseguito nel mio lavoro. Ad un certo punto, è entrato Pietro e mi ha chiesto se potesse darmi una mano ad apparecchiar la tavola. Io gli ho sorriso e lui ha colto il momento per toccarmi il culo; mi ha riferito che a Thomas piacevo molto. L’ho guardato con un certo stupore, ma lui, sorridendo, ha aggiunto che fra loro non vi erano segreti. «Quindi, lui sa di noi due?»
Lui ha annuito, sorridendo. Io mi son sentita per un istante persa, sconvolta, ma lui mi ha tranquillizzato. «Sta tranquilla che lui non è il tipo da crearsi problemi, anzi... Mi ha detto che resterà in parrocchia per tutto il periodo natalizio e, se dovesse profilarsi l’occasione, gli piacerebbe da matti poterti chiavare!» L’ho guardato sbalordita, mentre mi si inumidivano le mutandine in maniera esagerata. A pranzo, mio marito ha tenuto sempre ad elogiare le mie qualità di moglie e cuoca. «Come vi dicevo, Chiara è davvero una bravissima cuoca ed una moglie esemplare! Non potevo esser più fortunato ad averla sposata. Naturalmente, il giorno di Natale, dopo la messa, siete tutti e due invitati a pranzo qui da noi e non ammetto rifiuti di alcun tipo.» Io li tenevo d'occhio ed ho notato lo sguardo che si sono scambiati fra di loro; hanno accettato l'invito con molto piacere. Dopo cena, ci siam seduti sul divano ed io mi son trovata fra i due prelati, mentre mio marito offriva loro un liquore. Il dialogo è caduto sulle nostre ultime vacanze al mare e, senza rendermene conto, Michele, mio marito, ha tirato fuori un album di foto, con me in costume da bagno. Nulla di sconveniente per vero, ma ho notato lo sguardo che ha fatto Thomas a vedermi semi nuda, con il bikini nero. Per tutta la serata, sono stata subissata di complimenti, battute a doppio senso ed occhiate complici, che siamo scambiavamo fra di noi. In tutto questo, ero, però, incuriosita dal comportamento anomalo di Michele. Una volta congedati i nostri ospiti, siamo andati a letto e, nella penombra della nostra camera, lui mi ha fatto una domanda che mi ha fatto gelare il sangue. «Da quanto tempo, il prete ti scopa?» Son rimasta di stucco, ho iniziato a balbettare, senza riuscire a trovare una risposta adeguata. «Io… Cioè, ecco… Io non capisco… È da un po’.» Lui si è girato verso di me e, guardandomi dritto negli occhi, mi ha calmato. «Non sono arrabbiato. Voglio solo sapere da quanto tempo ti fai scopare da lui.» Ho fatto un respiro profondo, poi ho chinato il capo ed ho capito che era inutile mentire. «Da quando ho iniziato a far le prove per la recita. Ma tu, come fai a sapere che scopo con don Pietro?» Lui mi ha guardato ancora dopo avermi dato un bacio, e mi ha raccontato come tutto era successo.
«Per puro caso, circa una decina di giorni fa, sono stato chiamato per un problema ad una caldaia, situata sul palazzo davanti alla canonica. Il problema stava nella canna fumaria, che era intasata e così, son salito su di una scala per pulirla. Ad una certa altezza, ho visto che di fronte avevo la finestra della canonica, dove tu, piegata sul tavolo, ti stavi facendo chiavare da don Pietro. Per un attimo ho provato una rabbia immensa ed una profonda gelosia; stavo quasi per scendere, venir lì e fare una chiassata, ma, ad ogni gradino della scala che scendevo, mi rendevo conto che la cosa mi stava eccitando in maniera pazzesca. Son risalito e ho continuato a vedere te, che ti facevi montare come una vacca, presa da dietro e poi, ad un tratto, lui si è sfilato, tu ti sei inginocchiata e gli hai preso il cazzo in bocca. Ho potuto vedere con quanto piacere lui si sia scaricato nella tua bocca e come tu hai leccato e ripulito il suo membro. D'un tratto, rabbia e la gelosia erano spariti e, al loro posto era subentrato il forte desiderio di vederti ancora posseduta da lui. Questa sera, a vederti seduta in mezzo a loro due, mi sono eccitato così tanto che, come puoi sentire, ho il cazzo durissimo.» Ho allungato la mano e, afferrato il suo membro; effettivamente ce l'aveva duro come una roccia. Ho fatto per salire su di lui per scoparlo, ma lui mi ha bloccato e, guardandomi negli occhi, mi ha fatto un’altra richiesta. «Prendimelo in bocca. Succhialo e fammi venire come hai fatto con lui.» Mi son messa a leccare il cazzo di mio marito ed a succhiarlo come la più consumata delle troie. Lui ha preso a gemere e, con una mano poggiata sul mio capo, imprimeva il ritmo della pompa, fin quando, d'un tratto, con un gemito, mi ha fatto capire che era pronto a godere. «Chiara, sborro! Eccomi!» Era la prima volta che mi riempiva la bocca con il suo seme. L’ho trovato molto gradevole e l'ho leccato, succhiato, fino all’ultima goccia. Il suo cazzo era ancora molto duro; mi ha spinto di lato e mi ha penetrato con vigore. Distesa sotto di lui, mi son fatta scopare con tutto il piacere possibile. Lui sembrava un toro impazzito e mi pompava con un ritmo forsennato. Ho provato due orgasmi molto intensi, poi l’ho fermato e l’ho fatto sfilare. Lui mi ha guardato tra lo stupito e l'indeciso. «Sono stata una moglie indegna, a cornificarti con il prete. Anche se tu non sei più arrabbiato, ho pensato che merito una punizione. Dai, prendimi dietro. Non mi hai mai chiesto il culo e, davanti sei stato tu il primo a cogliere la mia verginità; ora hai diritto anche a quella del mio culo. Prendimi e sverginami anche questo buco.»
8 Mi ha guardato con ancora maggior stupore. «Ma... ti farò male?!» Io gli ho sorriso. «Certo, ma non me ne importa nulla. Sarà la giusta punizione per averti tradito. Dai, non esitare, che sono pronta a subire questa umiliazione.» Mi son inginocchiata con il viso sul letto e, con entrambe le mani, ho aperto le mie chiappe. Lui, dopo un momento di incertezza, si è bagnato il cazzo e lo ha appoggiato al buchetto; ha iniziato a spingere. Ho sentito il mio sfintere resistere, ma io lo desideravo con tutta me stessa e, allora, ho dato una spinta indietro e mi son sfondata il culo da sola. Ho sentito come se mi squartassero. Lui era immobile, mentre io sentivo un male straziante. Ho fatto dei lunghi respiri, e l'ho incitato a scoparmi. «Dai, muoviti! Mi fa male, è vero, ma voglio che ti muovi.» Quasi istintivamente ho portato una mano sulla mia fighetta ed ho preso a masturbarmi. Quell'azione riusciva un po’ a lenire il dolore, intanto lui ha preso a muoversi, prima piano, poi sempre più forte e, a quel punto, il dolore è divenuto sopportabile, fino a farmi godere. «Sì, dai, così! Mi spacchi il culo, ma mi sta piacendo! Dai, che vengo!» Era vero. Il dolore si era trasformato in piacere e lui non smetteva a sfondarmi con maggior forza, fin quando, d'un tratto, con un grido, mi è venuto dentro. L’ho sentito gemere di piacere, mentre mi riversava in culo una copiosa sborrata. «Sborro! Senti come ti riempio, mia adorata puttanella!» Sfiniti, ci siamo distesi e ci siamo addormentati così, abbracciati. All’alba, sentivo il culo un po’ indolenzito, ma lui aveva la felicità dipinta sul viso. Ciascuno di noi è andato al lavoro. Nel pomeriggio, son passata in chiesa e ho trovato diverse persone, che stavano preparando per la sera dopo, per la messa di mezzanotte. Avrei voluto parlare con lui, ma era troppo pericoloso, allora gli ho detto che desideravo confessarmi. Chiusi nel silenzio del confessionale, che in pratica è una specie di armadio, ho chiuso la porta dietro di me e lui mi ha ascoltato. «Mio marito sa tutto di noi. Ha scoperto che tu mi scopi.» Lui ha avuto un sussulto. «Ma… adesso, come si fa? Accidenti farà nascere un casino!» Io me la rido un po' e poi aggiungo: «Tranquillo! È tutto a posto! Non è per niente arrabbiato né tantomeno geloso; anzi... la cosa, dopo un istintivo impulso di rabbia, lo ha eccitato molto e, adesso, vuole vedermi mentre mi faccio scopare da te; per questo vi ha invitati, domani, a pranzo da noi!»
Lui, a questo punto, ha una reazione che proprio non mi aspettavo. Apre silenziosamente la piccola grata che ci separa e lo vedo in volto: sorride e, abbassato lo sguardo, noto che se l’è tirato fuori, duro come il marmo. «Ma… sei pazzo? Se qualcuno se ne accorge?» Lui continua a menarselo con calma. «E chi se ne dovrebbe accorgere? Nessuno disturba un prete che confessa. Dai, succhiamelo, che sono molto eccitato all’idea che lui si senta cornuto contento.» Si solleva un poco e mi ritrovo la sua verga davanti alla bocca. lo infilo in gola e lo succhio velocemente, mentre lo sego con una mano. Lui, dopo un po', appoggia una mano sul mio capo, fino a sentire che si gonfia, per poi riversarmi in bocca, una copiosa dose di nettare: cazzo, che gusto! Ingoio tutto rapidamente. Nello stesso istante, ho sentito le mie mutandine inzupparsi dal piacere che tutto questo mi provoca. Lo pulisco alla perfezione onde permettergli di riporlo nei calzoni. Lui richiude la grata ed io, poco dopo, esco, mi inginocchio in raccoglimento e, dopo aver salutato un po’ di gente, me ne torno a casa. Appena giunta, trovo mio marito libero dal lavoro, che sta mettendo ordine nel magazzino posto dietro casa. Entro e chiudo la porta dietro di me, mi avvicino, mi siedo a cavallo su di lui e lo bacio con passione. Lui, per un attimo, resta immobile, poi risponde al bacio e così posso fargli sentire il sapore di cazzo che ancora ho in bocca. Quando ci stacchiamo, lo scruto negli occhi, con sguardo interrogativo. «L'hai sentito quel sapore? Ho appena fatto un bocchino a Pietro e, adesso, desidero il tuo cazzo, dentro di me. Dai, scopami!» Mi guarda sbalordito e poi, senza indugio, si apre i pantaloni ed estrae il suo cazzo duro come l'acciaio. Io mi sollevo un poco, scosto la mutandina e mi siedo su di lui, infilandomelo tutto dentro. Lo cavalco in preda ad una forte eccitazione e lo sprono a scoparmi forte. «Dai, fammi godere! Scopa questa troia di tua moglie, che l'ha appena succhiato al prete! Dai, sfondami tutta! Vengo! Cazzo, mi fai venire subito!» Li mi tiene per i fianchi e mi scopa come un ossesso. «Sì, puttana, ti sfondo! Sei una puttana! Una zoccola che la dà al prete!» Si solleva e mi appoggia al muro; mi scopa in piedi come una vera puttana. Lo sento che mi pompa con colpi fortissimi. Io, da vera zoccola, desidero di più; lo fermo, mi giro, mi piego sulla sedia e lo guardo: «Dai, completa l’opera: fammi anche il culo!» Vedo nei suoi occhi uno sguardo di pura lussuria, mentre lo appoggia al mio buchetto e lo infila tutto dentro, con un solo affondo.
«Aahhii, porco! Sì, dai, rompimi il culo! Spacca il culo a questa troia di tua moglie, che succhia il cazzo al prete!» Per lui è troppo. Mi sbatte un poco, devastandomi il culo, e poi resta immobile, dentro di me, fino a che un'ondata di calore mi invade il retto. «Sì, troia, ti sfondo il culo! Te lo sborro tutto questo culo rotto, da puttana!» Si svuota dentro di me, io mi abbasso e glielo prendo in bocca; lo succhio e lo ripulisco alla perfezione. Poi tardi, alla messa di mezzanotte, siamo in prima fila e, quando don Pietro celebra la messa, non può far a meno di notare le mie gambe fasciate da calze nere velate, che le rendono ancor più sensuali di quanto già non lo fossero. Certo, nulla di sconveniente, ma sempre lì, in bella mostra. Dopo la funzione, ci scambiamo gli auguri e, con lui, c’è anche Thomas. Noto che mi guarda con desiderio ed io, da perfetta civetta, lo abbraccio e gli sussurro nell’orecchio, che non vedo l’ora che giunga domani. Lui mi guarda e sorride, poi si gira verso mio marito ed io aggiungo che lui è impaziente, forse più di me. Il giorno successivo, dopo la messa, sono tutti e due a casa mia. Per l’occasione indosso una camicetta bianca ed una gonna a portafoglio con sotto un perizoma e delle autoreggenti, che mi ha di proposito regalato mio marito. Ai piedi calzo degli stivaletti dal tacco dodici, che mi inarcano il culo e lo rendono ancor più provocante. Il pranzo è solo una formalità, perché tutti e quattro siamo troppo eccitati da quanto deve ancora succedere, per cui, appena finito di mangiare, ci accomodiamo in salotto, mentre mio marito si dà da fare con il caffe. Mi trovo stretta fra loro due, che si guardano e, fatto un cenno d’intesa, mi infilano le mani sotto la gonna: subito mi trovo palpeggiata e toccata dappertutto. Sbrodolo come una cagna in calore e, quando Thomas mi prende la mano e l'appoggia sulla sua verga, ancora chiusa nei pantaloni, quasi ho un orgasmo per ciò che sento. «Ma… è… oddio? È enorme?!» Lui sorride. «Dai, scarta il mio regalo di Natale!» Guardo Pietro che se la ride, mentre ritorna Michele che, subito non capisce, ma quando vede che mi inginocchio davanti a Thomas e gli tiro furi una verga di notevoli dimensioni, mi guarda e commenta. «Speravo proprio che avesse un gran bel cazzo! Adesso voglio proprio vedere come farai a prenderlo tutto! Dai, amore, fa vedere ai nostri ospiti quanto sei diventata troia!» Apro la bocca e mi metto e leccare quel "panettone" di cazzo che mi lievita in bocca. Poco dopo è diventato così grosso che, riesce a penetrarmi in bocca la sola punta. La lecco e mi bagno fra le cosce, provando ad immaginare ad averlo dentro. Intanto Michele e Pietro si stanno spogliando ed io suggerisco di andare in camera, per esser più comodi. Appena distesa sul letto, è la lingua di mio marito che mi lecca e mi fa godere, mentre io alterno le due mazze in gola. Poi Pietro gli appoggia una mano sulla testa e lo fa spostare. «Dai, adesso tocca a noi farla godere! Goditi lo spettacolo e vedi come te la riempiamo questa troia di moglie che hai sposato.» Lui si mette di lato ed io mi ritrovo con il cazzo di Pietro tutto dentro, mentre continuo a succhiare l’altro. Mi scopa bene ed arrivo subito ad un bell’orgasmo, che mugolo a bocca piena. Mi sbatte e poi si sfila, mentre Thomas si distende supino e mi invita a cavalcarlo. «Dai, sali in paradiso! Adesso ti svergino!» Mi infilo quel palo nel ventre e mi rendo conto che mi sta di nuovo sverginando. Godo immediatamente e, quando la punta mi batte sul fondo, spalanco la bocca, ma sono senza fiato: non riesco ad emettere nessun suono. Sono sconvolta! Tremo, mentre godo, e poi mi sento spingere su di lui, mi giro e vedo Pietro, dietro di me che mi lubrifica il culo. Lo guardo un po’ inebetita dal piacere provato e, nello stesso tempo, incapace di qualsiasi reazione. Lui, con calma, appoggia il suo cazzo al mio culo e poi vi affonda. Mi sento sventrare. «Oooohhh! No! Due son troppi: mi sfondate!» Lui mi molla una sonora sculacciata, poi spinge ancora di più. «Zitta, troia! Dite tutte così, poi ci godete nel farvi sfondare!» Lo spinge fino in fondo, rimane immobile ed io mi abituo alle dilatazioni che sto subendo; lui, dopo un cenno con l’altro, inizia a pomparmi il culo, mentre Thomas, da sotto, ha inarcato le gambe e mi sbatte con colpi fortissimi. Mi devastano i buchi, ma godo come non mai. Ho una serie di orgasmi senza soluzione di continuità, fin quando, stremata, li esorto a sborrare. «Venite, che non ce la faccio più!» Il primo ad arrivare è Pietro che, dopo una serie di colpi molto forti, mi inonda il culo. «Sborro, troia! Lo senti come te lo farcisco questo culo sfondato!» Sento che mi riempie il culo e poi si sfila. Thomas, allora, mi gira di lato e mi pompa come un toro scatenato; poi, mi inonda la fica di crema. È un fiume quello che mi riversa dentro la fica slabbrata, che non riesce a contenere tutto. «Che meraviglia! Sborrarti dentro è una cosa stupenda!» Mi ritrovo i loro cazzi davanti alla faccia, così prendo a leccare e pulire, mentre Pietro si volta verso Michele e lo invita a partecipare al gioco. «Dai, cornuto, adesso devi leccarla e pulire, cosi poi ricominciamo.»
Sono distrutta, ma lui non si tira indietro. Mi lecca e la cosa mi trasmette ancora eccitazione, mentre le verge nella mia bocca restano ancora ben dure. Dopo di che, Thomas si inginocchia dietro di me e me lo infila, cautamente, nel culo. Ho la percezione d'esser impalata: lo sento tutto, fin dentro lo stomaco. Mi tiene per i fianchi e mi scopa a lungo, facendomi provare ancora altri orgasmi, che urlo a bocca piena, perché Pietro, da davanti, mi scopa in bocca. Vengono quasi insieme e mi ricoprono di sborra dappertutto. Per circa quattro ore, sono il loro giocattolo. Alla fine ho perso il conto di quante volte ho goduto e quante solte son venuti tutti, compreso mio marito, che mi ha scopato due volte ed un po’ si è segato, venendo in tutto quattro volte. Per due anni sono stata l'amante del Don, fin quando il nuovo vescovo lo ha scelto come suo segretario e lo ha portato con sé, lasciando, in sua vece, un vecchio prete, quasi prossimo alla pensione. Con mio marito abbiamo scoperto il piacere del sesso libertino e, da allora, mi faccio scopare da altri maschi, con lui che, a volte, partecipa, mentre, in altre, si limita a guardare. Per me rimarrà impressa la sensazione ed il gusto di essermi fatta chiavare da due preti e di aver scoperto quanto sono troia, per la gioia di mio marito.
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