Angeli & Diavoli
Capitolo 11 - Da schiava a Padrona cattiva

... mattutina! E' come un rito che però non smette mai di eccitarmi: Patrizia sveglia con un vero e proprio lago che inonda il pavimento senza sosta, vedo dai suoi orifizi uscire un liquido chiaro continuo, ma non immagino che abbia goduto tutta notte “pulisci il pavimento schiava” io comincio a leccare ma la quantità è tale da impormi di risucchiare il lago leggermente acido che non posso più dubitare del suo orgasmo ininterrotto.
“Libera la bocca della signora Patrizia falle assaggiare il nettare mattutino del tuo padrone” le tolgo il nastro adesivo che le chiude la bocca e mi avvicino alla sua versando una bella quantità di urina che non ho ancora bevuto: la bocca spalancata beve come nettare il liquido che le scende in gola sento un gemito gutturale e mi accorgo che la sua fica ha eruttato nuova e intensa linfa.
Lei mi guarda con occhi totalmente differenti da quelli di ieri sera
“scusa se mi permetto ma puoi pisciarmi anche tu in bocca per favore mentre mi infili le unghie tremendamente forte sul clitoride per favore ti prego” io travolta da quelle parole sento un feroce brivido scorrere nelle mie vene e un tremendo piacere brucia ogni cellula del mio animo, ma so che prima di eseguire devo avere la approvazione del mio padrone che con un sorriso inusuale sulla sua faccia mi fa cenno di farle quello che vuole “ma se tu mia schiava desideri aggiungere qualcosa che ti rende felice hai la mia approvazione”.
Mi apro le cosce metto la mia fica che tengo aperta sopra la sua bocca lascio che la mia urina mi scivola dentro la bocca della Signora Patrizia che ora beve come una pazza ogni goccia mentre afferro la frusta detta anche a nove code colpendo in un crescendo il suo corpo dal seno fino alle piante dei piedi e senza bisogno di dirlo la maggior frequenza di colpi le morde la figa ancora ripiena dei due falli notturni che velocemente estraggo, voglio vedere il suo dolore disegnare il suo viso altezzoso fino a quando non mi chiede pietà.
Lei non solo beve ogni goccia ma si alza il viso per poter leccare meglio il mio sesso cosa che devo ammettere, seppur sorpresa, sa fare con destrezza e abilità facendomi sentire in paradiso quando la sua lingua con una serie di colpí travolgenti mi fa spruzzare dal intenso piacere che subito succhia e beve con grande passione, per poi sorprendermi con un altro orgasmo, ma questa è una bella troia da mungere, penso così senza attendere oltre dall’armadio prendo una specie di cintura che mi lego sopra il pube; finisco la preparazione e guardo i due falli di dimensioni equine le ordino di tenere le gambe aperte mentre appoggio le due enormi cappelle all’ingresso dei due orifizi che con una serie di spinte poderose sbatto entrambi dentro; il suo urlo squarcia la mia testa, ma sono troppo infoiata per sentirli; la monto con irruenza stringendo il clitoride che lentamente è tornato dritto e duro e con la coda dell’occhio vedo il mio padrone fotterle la bocca con la sua verga durissima. Questa volta non sembra reagire così la pompo con tutta la forza che ho trapanando i suoi orifizi oramai slabbrati come gallerie intanto che la sua bocca viene riempita con furia dal cazzo,quando io stremata per la fatica sto per arrendermi mi accorgo di quelle innumerevoli candele rosse da funerale che ha acceso da molto tempo sono piene di cera bollente che il mio padrone non esita a svuotare sul suo corpo ricoprendolo con getti bollenti tutto il corpo, dalla testa ai piedi per concentrarsi su capezzoli e clitoride; le urla crescono sempre di più fino a quando ha fiato poi sempre pompando la sua bocca afferra una frusta con al termine delle lunghe strisce di pelle vedo delle palline grigie che come mi spiega il mio padrone sono sempre di pelle ma che sono state fatte girandola fino a farle diventare molto grandi e dure.
Io riprendo la cavalcata e sento la frusta colpire il suo corpo strappa la cera e lascia profondi solchi; quando i colpi si concentrano sulla figa per togliere lo strato che si è formato con il liquido bollente la sento stringere i muscoli dei buchi che si stanno bagnando con intensità crescente all’aumentare dei colpí specialmente quando le sfere della frusta insistono sul clitoride ora enorme e durissimo: penso che ci abbia impegnato molto, ma che dopo lunghe resistenze il mio padrone ha colto il suo tallone di Achille quel clitoride tanto grande spesso lungo se sollecitato non con la dolcezza che le riservano i suoi fidanzati, ma con la giusta dose di prepotente dolore la trasforma in una donna che non desidera altro che il piacere.
Va da sé che il resto dei giorni che passa da noi diventa un giocattolo molto bello con cui poter fare tutto quello che vuole il mio padrone, anche se spesso mi lascia eccitare perché mi lascia con Patrizia a disposizione per il mio piacere, ma quei momenti passati insieme alla ragazza plasmata per essere disponibile ad ubbidire ad ogni ordine sento un piacere ignoto pervadermi il cuore che pulsa rapido come gli orgasmi che si scatenano in me, intensi forti potenti, ma diversi da quelli che provo con il mio padrone sicuramente più tutto in ogni senso.
Oggi il mio padrone mi dice “serva dai un po’ di conforto alla signora Ti denuncio che io ho da fare per un paio d’ore”.
Bene la guardo e’ veramente bella e il mio pensiero corre verso quello che le posso fare e questo mi eccita come una scolaretta ai primi pruriti, le Congo il collo con un collare di pelle, mi muovo senza parlare seguita da Patrizia che non emette fiato; la scortò in una delle stanze del sotterraneo che le fa spalancare gli occhi; attendo senza parlare lascio che la visione della stanza le faccia sentire un timore che cresce con il passare dei minuti quanto la mia eccitazione che sento lentamente scivolare lungo le gambe; sono pronta a cominciare “Coricati di schiena su quella panca” lei con passi lenti si avvicina, ma una sonora frustata la rende più veloce quindi le afferro le caviglie che fisso ai ganci laterali spalancando le sue gambe che mi offrono la possibilità di vedere i suoi orifizi indifesi davanti a me poi con lentezza le fisso i polsi ai lati lasciando il suo corpo immobilizzato.
Lei mi guarda con un po’ di paura ma non mi impietosisce perché afferro due elettro morsetti che le fisso, non prima di farle indurire i i seni mordendoli leccandoli, sui capezzoli ora che sporgono dai seni eretti e durissimi per poi fustigare il suo corpo con una canna di bambù colpendo con precisione ogni centimetro della sua pelle parto dalle piante dei piedi risalendo lentamente verso l’alto colpendola con forza, solo quando vedo il rossore apparire su di lei prima di concentrarmi sul suo sesso accendo le scosse sui capezzoli facendola morire di dolore. Prendo un seggiolino che poso fra le sue gambe non prima di avere a portata di mano ogni oggetto che voglio usare su di lei così con due morsetti uguali a quelli che ha sui capezzoli li aggancio alle grandi labbra che fisso con una cordicella ai chiodi posti sulla panca; ora la sua fuga bella esposta mi porta a leccarla per un po’ prima di afferrare un siringa dí circonferenza importante che senza ago appoggio al clitoride di Patrizia e con cura tiro in alto lo stantuffo risucchiando il clitoride per poi tornare indietro e continuo aumentando la lunghezza con cui aspiravo fino a vedere quel clitoride crescere in modo impressionante (sembra fantasia letteraria ma posso assicurare che tutto quello che leggete è sempre estratto dalla nostra storia) sembra un cazzo dal suo turgore, dalla sua lunghezza, dalla sua circonferenza; continuo a usare lo stantuffo che ogni volta che lo faccio salire le vedo crescere quella carne mentre noto che nello scendere non diminuisce ma viene schiacciato dall’asta della siringa, durante la discesa noto come lo schiacciamento del clitoride le fa aumentare il respiro quindi salgo lenta per poi spingere verso il fondo della siringa con forza e aumento la velocità di movimento serrando con sempre più pressione il clitoride. Le sento il respiro farsi più intenso con la mia insistente e più rapida attività
(non posso fare a meno di sentire il piacere salire dentro di me nel guardare quel corpo fino ad ieri così puro cadere negli affranti più profondi nel vivere con sempre grande sorpresa come reagisce il suo corpo e la sua mente) per vedere rivoli della sua anima scendere lungo le cosce; aumento l’intensità della corrente che la spinge ancora più velocemente verso la perdita di controllo per donarsi ad ogni mio desiderio.
Le lascio lo stantuffo schiacciato al fondo della siringa che sigillo con nastro adesivo per non farlo muovere mentre le dita si muovono per entrare nella sua cavità spalancata, prima umida più in un attimo la sento bagnata lasciando che le dita le scivolino dentro con facilità ma poi mentre sento i suoni muscoli interni stringere le mie dita che attimo dopo attimo aumento per accorgermi che avevo infilato tutto il braccio dentro la sua fica e sento la sua voce gemere di un piacere travolgente che la fa impazzire e urlare come una iena
“dai ti prego spingi più forte” mi fermo “Non darmi mai più del tu quando siamo sole e non chiamarmi padrona perché io eseguo solo gli ordini del mio padrone altrimenti non mi sarei mai presa la briga di fare quello che sto facendo” le dico colpendo il suo culo con dei ceffoni che mi fanno bruciare la mano (detto questo non so se ho detto tutta la verità perché quel tempo che vivo con lei mi ha già procurato ben cinque orgasmi sempre più potenti) detto questo mi stizzisco al punto di sfondarle con il pugno chiuso il buco del culo che dopo aver posto resistenza non è più in grado di fermare sento la mano entrare dilaniandole il culo spingo entrambi le mani dentro di lei furiosamente per farla urlare di dolore ma l’effetto che ottengo è proprio l’opposto lei che gode come una pazza.
Posso solo immaginare come lei riesca a godersi questa situazione e anche se mi viene in mente la serva masochista che più la picchiavamo più godeva ora la simile situazione mi spinge ad usare lo stesso metodo (non facendo soffrire per non farla godere) ma non voglio ripetere la stessa identica situazione, ma devo ammettere che non è facile immaginare la tortura giusta per farla urlare.
Guardo curiosa dente i vari cassetti presenti nella stanza quando vedo delle bellissime ali di colombe alcune legate fra loro altre singole così ne prendo qualcuna passandola sulla mia mano e sento il senso di sollecito che mi viene, ecco che ho pensato di cominciare a far correre quelle morbide piume prima della pianta del piede, la vedo contorcersi immediatamente sotto quelle carezze che la fanno scoppiare dal ridere, ma insisto passo le piume sulla sua pelle per vedere che effetto le fa; una risata sempre più intensa e nervosa le fa cambiare espressione poi quando il mio solletico si ferma sul clitoride ecco la risposta che mi ha dato dopo solo pochi tocchi della piuma che la solleticava “la prego basta non resisto più non continui la supplico Signora smetta”.
Il suo implorare mi eccita da impazzire quindi insisto ora i capezzoli, le ascelle, le cosce, il sesso spalancato le sue urla aumentano come l’orgasno che si fa strada con irruenza dentro di me al quel punto mi sento un piacere travolgente scuotermi ogni figura della mia pelle e d’istinto le infilo l’intera mano dentro di lei muovendola dentro e fuori senza sosta per interrompermi di colpo quando sento il suo piacere pronto ad esplodere. Ricomincio con il solletico dandole ogni tanto dei colpi sui seni che per qualche istante la eccitavano, ma quelle deliziose piume insistevano su di lei fino a vedere getti di urina schizzare fuori mi travolge un impulso improvviso che mi porta Sun un crinale che non riesco ad evitare scivolando verso il basso un piacere enorme mi travolge ogni fibra del mio corpo e godo, godo, godo, sento la mia figa spruzzare getti intensi del mio piacere. Dura a lungo il fremito dopo aver squirtato così a lungo, torno lucida con un senso di colpa indescrivibile per aver dato tanto di me in quella situazione da quasi dimenticare il mio ruolo “Bene così mi hai dato la possibilità di vedere che non sei più solo mia, ma anche una dominatrice che gode del dolore altrui va bene ora posso capire quasi tutto di te mia schiava, ma c’è solo una cosa che mi rende molto triste che tu non ne hai mai parlato con me ma non sempre si raccoglie ciò che si semina” La voce del padrone, che senza me ne accorgessi ha seguito buona parte della mia performance, non è arrabbiata ma tremendamente triste da farmi uscire lacrime di dolore per la sua sofferenza.
Non so né come né quando posso ritrovare la sua fiducia nei mei confronti ora che mi vede in un modo diverso da prima. Mi rendo conto che la passione per la situazione con Patrizia mi ha aperto sensazioni nuove che mi rimbalzano nella mente facendomi eccitare, ma ripenso a freddo quel piacere si’ intenso, potente, travolgente, ma dopo poche ore mi sono resa conto che il piacere provato non è minimamente paragonabile alla lussuria che il mio padrone mi scatena anche solo con uno sguardo, so di averlo ferito e non ho idea di come rimediare, forse perché lui non mi vuole più, così mi rivesto avvicinandomi verso la porta per tornare a casa mia con un peso enorme dentro che mi fa tremare le gambe mentre esco.
Passano i giorni e il venerdì successivo mi faccio coraggio e mi presento alla sua porta, suono inutilmente perché la porta rimane chiusa e non sento nessun rumore al suo interno, rimango lì inerme mortificata tremante per la travolgente paura di averlo perso così velocemente mi allontano, ma prima di rientrare a casa mi fermo nel bar dove lo ho incontrato per la prima volta forse nella speranza di vederlo lì. Entro. quando una voce mi chiama salutandomi con gentilezza “Ciao Angela che bello rivederti in mezzo a noi dove sei finita” quella voce mi fa sentire malissimo perché ho riconosciuto che è quella del proprietario della villa dove mi ha portato il mio padrone
“beh sai ho mille cose da preparare per l’inizio della scuola quindi non faccio vita mondana” riesco a mantenere un tono calmo per non tradire la mia inquietudine anche perché il pericolo di essere riconosciuta è grande.
“Ma dimmi come mai il mio carissimo amico è partito in fretta e furia senza avvisare nessuno” a quella notizia sento le gambe tremare senza poi nemmeno immaginare che faccia ho fatto per togliermi da questa situazione mi scuso e adducendo una scusa banale cerco velocemente la porta per uscire.
Partito e’ partito senza nemmeno avvisarmi lasciandomi nella disperazione più totale, cosa faccio ora senza di lui non posso vivere con il pensiero di averlo perso. Mi corico nel letto con la morte nel cuore mentre le lacrime mi rigano senza sosta il mio viso. Non conto più i giorni dalla sua partenza non riesco a mangiare nemmeno ad uscire me ne sto coricata nel letto a guardare il soffitto.
oi un giorno il cellulare suona leggo chi mi chiama per non sentirmi dire una marea di inutili parole ma leggo sul display che è un numero che non conosco così rispondo
“Ciao Angela” quasi mi cade il telefono nel riconoscere la sua voce “Buongiorno Padrone” ma non riesco a parlare dalla felicità.
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