Lasciati spaccare

Capitolo 1 - Parte prima: una coppia affiatata

Giovanna Esse
2 months ago

- Qua, cagna, lecca, leccamelo! –

Lei sbavava: soffriva e guaiva, non riusciva a eseguire l'ordine.

Strattonava col collo la catena ma, nonostante lo sforzo, arrivava solo a pochi millimetri dal mio pene in tiro.

- Troia! - mi abbassai un po' e le sputai in bocca, lei ebbe un brivido.

Stavo per frustarla ma guardai l'ora, erano quasi le otto.

Mi avvicinai di quel poco da riuscire a metterglielo in bocca, finalmente.

"Costipata" era una bella donna, ne valeva la pena! Con Marisa avrei inventato una scusa ma era inutile mentire, avrebbe saputo tutto, se solo lo voleva.

La cagna era a quattro zampe, seminuda, bellissima, due seni rifatti da urlo e che culo. Ci avevo già fatto un pensierino ma un'ora era breve. Preparala: stringi una cinghia, tira una catena, frusta e spadella, il tempo vola. La prossima volta doveva farle prenotare due ore.

Immaginandomi nel suo sederino e tralasciando i conti, per un momento, mi aiutai con una sega veloce e venni in bocca a “Costipata”. Lei bevve tutto, avidamente. Le carezzai la testa in fretta:

- Brava, tesoro, sei stata bravissima! - La slegai rapidamente, controllai i segni delle frustate sulle natiche.

- Qualcuno mi rimane, amore? –

- Scherzi? Almeno tre resteranno lividi per una settimana... tuo marito sarà entusiasta, vedrai. Ah, cerca di prenderle le manette foderate in daino, sono un’altra cosa, credimi! -

Le lasciai il kit-borsetta, con il lubrificante al lampone che agevola lo squirting e col completo per fare il fisting a suo marito, l'ingegnere. Poi incassai la fattura in tutta fretta. Era ora di correre a casa, controllai che nessuno mi seguisse... Marisa mi aveva preparato la zuppa di fagioli alla napoletana. Gongolavo già di piacere, nonostante la stanchezza.

***

Sonia B. tornò a casa col cuore che batteva forte. Alla parrocchia aveva sconvolto le amichette lasciandole di stucco. Non avrebbe partecipato al solito Burraco del giovedì, “aveva da fare”, lei! Mentre chiudeva la porta sentiva ancora addosso gli sguardi invidiosi delle beghine. Sorrise, era raggiante: Sonia aveva veramente da fare!

Con una leggera pedata scostò in malo modo Minù e la micia fu talmente contrariata che il suo sgomento si trasmise agli altri otto gatti di casa, che se la squagliarono terrorizzati.

Erano quasi le sette. Sedette vicino al telefono per riprendere fiato e calmarsi dall’eccitazione. Guardò il prezioso numero annotato accuratamente e, con un brivido, lo formulò all’apparecchio.

- Ciao, Mater Obscura, sei... sei proprio tu? Sono Cordelia66.

- Oh cara, sono contenta della tua chiamata... però, ti prego, chiamami Marisa! – L’altra gongolò: allora, erano quasi intime?

- Mamma mia che gioia; allora, ecco, allora, io sono Sonia! Grazie, mille volte, per avermi permesso di parlarti, mia cara... sono cinque anni che gravito su Spakkami ma non avevo mai provato una tale emozione.

- Non fare così io sono solo una di voi, credimi! – disse dolcemente Marisa, ovvero Mater Obscura. Sonia strinse i pugni: "che nobiltà di sentimenti" pensò tra sé.

- Quindi tu potresti presentarmi quel Master, dotato, quotato e intransigente e, soprattutto, sicuro?

- Beh, ecco, amica dolce, io posso provarci, questo sì... a te andrebbe bene giovedì 24, tra due settimane?

- Siiiii! - tuonò la signora Sonia, senza nessuna esitazione.

***

- Sei un pezzo di merda!

Marisa me lo sussurrò all’orecchio, per non svegliare Nicola, il terzo, che aveva stabilito in camera nostra, il quartier generale del “regno dei suoi sogni".

- Morivi se non te la facevi, eh? Porco! – Era inutile dire bugie. Normalmente, nonostante la stanchezza, almeno una bella botta gliela davo, soprattutto quando (come stasera) si metteva le calze nere sotto la canotta attillata. Era venuta a letto senza mutandine e la cosa mi arrapava da morire ma il mio pisello non ne voleva sapere. Troppo stress.

- Tesoro, quello che tu non vuoi capire è che ci sono delle volte in cui non ti puoi tirare indietro! - dissi, cercando di darmi un po' di autorità!

- Se una rimane scontenta sul serio, e si passano la voce... si può spezzare il giro, lo sai anche tu... – Mi svegliai dal torpore e mi voltai verso di lei, che mi dava le spalle, uggiosa.

- Amore mio credimi, io non voglio lamentarmi... ma sono veramente stanco. - guardai il soffitto - Non è come il sesso normale: con questa gente ci vuole anche una bella forza fisica. Alza le catene, attacca, stacca... picchia sodo a questo, poi frusta anche sua moglie... e quasi sempre tutto in piedi!

- Questo scherzetto lo pagherai caro, vedrai! Non dimenticare che sei disoccupato da due anni, bello. - replicò Marisa, voltandosi verso di me: era terribile in viso.

E chi se lo scordava? Mamma mia, se non fosse stato per lei che era laureata in lettere e filosofia, eravamo fottuti. Eh si... i Fetish, i Masochisti, le Slave e le Mistress... erano tutte persone esigenti, cazzo! Dei precisini. la maggior parte erano persone di cultura, o benestanti del ceto medio borghese, e volevano contatti solo con gente del loro "lignaggio": potevi anche fargli il culo ma solo se conoscevi Proust o Kant.

All'alba Marisa si alzò e iniziò a “partorire” i suoi vaticini sul sito.

Era stata brava; capita la psicologia dei follower, sempre la stessa, in pochi mesi era stata in grado di manipolare i suoi contatti, trasformandoli in seguaci fedeli. Da un lato i "maschietti", un gruppo eterogeneo: c'erano i veri pusillanime, i depravati e i cuckold. Erano quelli che volevano essere umiliati e picchiati sul serio.

Poi c'era la pletora dei "paraculo", i soliti del grande gruppo che scorrazza per tutti i siti, sperando fermamente di trovare figa “a gratis”, spesso più interessati al dire che al… fare. Erano i più e, pur di sentire il profumo di femmina, erano disposti a tutto: abiurare, diventare circoncisi, farsi frustare, sputare e... anche peggio.

Li volevi fetish? Si masturbavano sulla foto delle tue scarpe.

Li volevi obbedienti? Compravano subito calze e guepiere, si travestivano per te e, volendo, si dicevano disposti a farti da poggiapiedi. Tutti, comunque, avevano maturato un senso d’inadeguatezza al mondo reale e, difficilmente, uno di loro, sarebbe stato in grado di affrontare un incontro vero, dal vivo.

Le donne del sito erano più coerenti. C’erano quelle che ci passavano per pura curiosità, apparivano e sparivano dal nulla in poche settimane, guardavano, forse si eccitavano ma rimanevano “stazionarie”, incapaci di fare il passo per dare sfogo alle loro fantasie. Le "abituè", erano per la maggioranza donne sole (o separate in casa), si gustavano tutto del sito, ci passavano la vita: si godevano il linguaggio scurrile, le poesie vaneggianti, i confronti agguerriti ma erano, anche loro, terrorizzate dall'incontro "al buio". In vista di tale possibilità, rispolveravano tutti i luoghi comuni più beghini e tornavano borghesi, conservatrici e un po' "gattare". Il loro motto era “a parole mi fotto tutti”, nei fatti preferisco il vecchio vibratore: sicuro, affidabile, economico! E poi giù chiacchiere salottiere, svaccate filosofiche, cazzeggio…

Marisa aveva studiato attentamente tutte queste caratteristiche per poi partire, precisa, all'attacco! Si trasformò in Mater Obscura... e niente fu più come prima!

Con pochi euro aprimmo un nostro sito e adottammo la stessa tecnica “dell’Albergo migliore”. E infatti: l’albergo migliore è quello dove un amico c’è già stato!

A tutti piace chiacchierare, a tutti piace spararsi la posa da esperto ma quando viene il momento della verità, scegliamo la sicurezza del consiglio di un amico. Sul sito si chiacchierava e si sparlava... ma poi? Il coraggio di incontrare uno sconosciuto, magari pericoloso chi lo aveva?

Il fegato di farsi consegnare, nel condominio di provincia, un pacco pieno di vibratori, di palline cinesi, di abbigliamento in latex oppure una frusta da cavallo, chi lo aveva? Ecco, in quel momento, entravamo in scena noi.

Ci facevamo una regione alla volta. Prima si organizzava una bella cena per conoscersi, sempre sotto l’ala protettrice di Mater Obscura, che aveva provveduto alla totale discrezione dell’incontro... è vero che la cenetta costava il triplo ma ne valeva la pena.

Acquisita la fiducia, soggiogate dal suo piglio autoritario, “le ragazze” si assoggettavano volentieri alla mia furba mogliettina e lei approfittava della loro disponibilità per vendere, a caro prezzo, tutta la segretezza di cui avevano necessità.

E lì arrivavo io, il picchiatore preciso e devoto, discreto e signorile, un tipo scrupoloso, insospettabile. Arrivavo a domicilio, con la scusa più adatta a passare inosservato. In occasione del “servizio” mi prestavo anche a consegnare alle signore e ai loro amichetti, il ben di dio che avevano ordinato al Sexy Shop.

In genere le nostre clienti erano talmente “cessi” che davvero evitavo accuratamente di aver rapporti particolari con loro. Eccitate dalla libidine del masochismo, loro godevano già al solo farsi stropicciare, legare, ammanettare e menare di santa ragione. Il peggio che mi era capitato con certe vecchie grassone era stato di infilarle con qualche gigantesco dildo o di propinar loro una serie di apocalittici clistere. D’altro canto, devo ammettere il mio peccato, quando mi capitava qualche bella signora, agghindata come un’attrice porno-dark, non sempre resistevo al richiamo dei sensi e più volte Marisa mi aveva minacciato ma senza reali conseguenze... dopotutto lo sapeva che amavo solo lei!

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