La Fata di Ferro

Capitolo 1 - Prologo

Giovanna Esse
3 days ago

Ringraziamenti
Un grazie affettuoso alla mia amica `Principessa' che ha voluto donarci questa storia e grazie anche al maestro Mishima e alla sua infinita pazienza.


Una ragazza è sempre un mistero: non c'è che affidarsi al suo viso e all'ispirazione del proprio cuore.
E. De Amicis


C'era una volta una giovane principessa, il suo nome era Alba.

Un giorno il re e la regina, suoi genitori, decisero che il piccolo reame, che

il buon Dio aveva riservato loro, era troppo angusto e il denaro, a una

coppia reale, non basta mai. Oltre il bosco, lontano lontano, esistevano

altri reami... tutti più ricchi e più sontuosi.

In quei luoghi, di sicuro, avrebbero potuto valorizzare la loro nobile

schiatta, intrattenere rapporti e amicizie con famiglie importanti,

accrescendo il proprio prestigio e per finire, magari, avrebbero potuto

trovare quella fonte, che tutti cerchiamo ma che nessuno riesce a trovare:

la Fonte dell'eterna giovinezza.

Come si sa, dall'altra parte di un bosco tenebroso, si può trovare di tutto,

forse è per questo che ognuno intraprende lo stesso viaggio.

E così fecero i bagagli e partirono, insieme alle persone care e alla

principessa Alba, la loro diletta figliola.

Il viaggio si dimostrò faticoso e pieno di insidie.

I boschi sono sempre misteriosi e intricati: di giorno pieni d'illusioni, ma

di notte popolati da fantasmi e spettri.

Le illusioni spingono i coraggiosi viandanti a superare le ardue prove che

li aspettano, mentre i fantasmi li spaventano, facendogli così perdere

l'orientamento e la sicurezza.

Impressionata da tante peripezie inattese, la regina si preoccupò per la

giovane principessa. Allora ricordò che, tanto tempo prima, aveva

conosciuto una fata, molto speciale, che abitava nel bosco della vita.

Non che si fidasse ciecamente di lei ma, in fondo, le fate, come i satiri e le

sirene, sono frutto delle nostre speranze e della nostra fantasia. Il bosco è

insidioso, confonde il viandante e la paura, spesso, fa compiere scelte

frettolose.

Allora la regina chiamò a sé la piccola Alba e le disse:

«Tesoro mio, il nostro viaggio è più complicato di quanto ci augurassimo.

Ormai, lo vedi tu stessa, tutt'intorno a noi le piante si sono trasformate in

un groviglio inestricabile e i sentieri sono sempre più pericolosi. Siamo

partiti dai declivi e ora siamo circondati da orridi e burroni. La luce non

filtra più gioiosa dalle alte fronde verdeggianti, ma lascia il posto al buio,

umido e freddo. Non voglio che tu soffra per le nostre difficoltà; ci sono

mille sentieri, molti sono sbagliati e altri non portano da nessuna parte...

uno solo conduce alla strada maestra e attraversandolo rivedremo la luce

del sole.»

La principessa pendeva dalle labbra della sua mamma, giovane com'era,

non si rendeva conto dei pericoli e delle insidie a cui poteva andare

incontro.

La felicità era stare insieme ai suoi genitori; il suo mondo finiva lì. Quella

era l'unica misura della sua gioia.

La regina continuò il suo discorso:

«Faremo così! Mentre noi cerchiamo di uscire da questa situazione, tu ci

attenderai a casa di una fata che ho conosciuto tanto tempo fa, una

vecchia amica. Ricordo ancora dove inizia la stradina che porta a casa

sua, vieni!» e prendendola per mano la condusse in una radura, non

troppo lontana. «Ecco» disse la regina e indicò col dito un vialetto

incantevole. «Guarda attentamente! Quello è il sentiero che porta alla sua

casa. Non ti puoi sbagliare, perché all'ingresso c'è quell'insegna affissa

sul palo, la vedi?»

Alba aguzzò la vista ed effettivamente vide un paletto sul bordo della via,

con un piccolo cartello fatto con la corteccia di un albero secolare.

La principessina annuì e la regina proseguì:

«Ecco va' da lei e affidati alla sua ospitalità. Ogni tanto ci incontreremo

qui, fino a quando non avremo trovato la nostra strada.»

Si baciarono e si abbracciarono e Alba, non senza un'ombra di paura,

vide la sua mamma perdersi tra le fronde.

Il suo sconforto durò solo un attimo, poi, con la curiosità tipica dei

ragazzi, si affrettò lungo il sentiero indicato dall'antico cartello.

La fata di ferro
Sul legno si leggeva a stento un epigramma che il tempo aveva un po' scolorito:

"Qui abita la Fata di Ferro.

Lei ama tutti e nessuno.

Lei sfida la vita, ma la teme.

Quando gioisce... poi fa male.

Non è una vera Fata,

ma neppure sa essere una Strega"

Le lettere, sbiadite, vergate con il colore del sangue arrugginito, fecero un

certo effetto sulla piccola principessa ma decise di incamminarsi per quel

viottolo che, a ogni passo, si arricchiva di fiori, colori e profumi di

Guerlain.

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