La Fata di Ferro
Capitolo 1 - Prologo
Ringraziamenti
Un grazie affettuoso alla mia amica `Principessa' che ha voluto donarci questa storia e grazie anche al maestro Mishima e alla sua infinita pazienza.
Una ragazza è sempre un mistero: non c'è che affidarsi al suo viso e all'ispirazione del proprio cuore.
E. De Amicis
C'era una volta una giovane principessa, il suo nome era Alba.
Un giorno il re e la regina, suoi genitori, decisero che il piccolo reame, che
il buon Dio aveva riservato loro, era troppo angusto e il denaro, a una
coppia reale, non basta mai. Oltre il bosco, lontano lontano, esistevano
altri reami... tutti più ricchi e più sontuosi.
In quei luoghi, di sicuro, avrebbero potuto valorizzare la loro nobile
schiatta, intrattenere rapporti e amicizie con famiglie importanti,
accrescendo il proprio prestigio e per finire, magari, avrebbero potuto
trovare quella fonte, che tutti cerchiamo ma che nessuno riesce a trovare:
la Fonte dell'eterna giovinezza.
Come si sa, dall'altra parte di un bosco tenebroso, si può trovare di tutto,
forse è per questo che ognuno intraprende lo stesso viaggio.
E così fecero i bagagli e partirono, insieme alle persone care e alla
principessa Alba, la loro diletta figliola.
Il viaggio si dimostrò faticoso e pieno di insidie.
I boschi sono sempre misteriosi e intricati: di giorno pieni d'illusioni, ma
di notte popolati da fantasmi e spettri.
Le illusioni spingono i coraggiosi viandanti a superare le ardue prove che
li aspettano, mentre i fantasmi li spaventano, facendogli così perdere
l'orientamento e la sicurezza.
Impressionata da tante peripezie inattese, la regina si preoccupò per la
giovane principessa. Allora ricordò che, tanto tempo prima, aveva
conosciuto una fata, molto speciale, che abitava nel bosco della vita.
Non che si fidasse ciecamente di lei ma, in fondo, le fate, come i satiri e le
sirene, sono frutto delle nostre speranze e della nostra fantasia. Il bosco è
insidioso, confonde il viandante e la paura, spesso, fa compiere scelte
frettolose.
Allora la regina chiamò a sé la piccola Alba e le disse:
«Tesoro mio, il nostro viaggio è più complicato di quanto ci augurassimo.
Ormai, lo vedi tu stessa, tutt'intorno a noi le piante si sono trasformate in
un groviglio inestricabile e i sentieri sono sempre più pericolosi. Siamo
partiti dai declivi e ora siamo circondati da orridi e burroni. La luce non
filtra più gioiosa dalle alte fronde verdeggianti, ma lascia il posto al buio,
umido e freddo. Non voglio che tu soffra per le nostre difficoltà; ci sono
mille sentieri, molti sono sbagliati e altri non portano da nessuna parte...
uno solo conduce alla strada maestra e attraversandolo rivedremo la luce
del sole.»
La principessa pendeva dalle labbra della sua mamma, giovane com'era,
non si rendeva conto dei pericoli e delle insidie a cui poteva andare
incontro.
La felicità era stare insieme ai suoi genitori; il suo mondo finiva lì. Quella
era l'unica misura della sua gioia.
La regina continuò il suo discorso:
«Faremo così! Mentre noi cerchiamo di uscire da questa situazione, tu ci
attenderai a casa di una fata che ho conosciuto tanto tempo fa, una
vecchia amica. Ricordo ancora dove inizia la stradina che porta a casa
sua, vieni!» e prendendola per mano la condusse in una radura, non
troppo lontana. «Ecco» disse la regina e indicò col dito un vialetto
incantevole. «Guarda attentamente! Quello è il sentiero che porta alla sua
casa. Non ti puoi sbagliare, perché all'ingresso c'è quell'insegna affissa
sul palo, la vedi?»
Alba aguzzò la vista ed effettivamente vide un paletto sul bordo della via,
con un piccolo cartello fatto con la corteccia di un albero secolare.
La principessina annuì e la regina proseguì:
«Ecco va' da lei e affidati alla sua ospitalità. Ogni tanto ci incontreremo
qui, fino a quando non avremo trovato la nostra strada.»
Si baciarono e si abbracciarono e Alba, non senza un'ombra di paura,
vide la sua mamma perdersi tra le fronde.
Il suo sconforto durò solo un attimo, poi, con la curiosità tipica dei
ragazzi, si affrettò lungo il sentiero indicato dall'antico cartello.
La fata di ferro
Sul legno si leggeva a stento un epigramma che il tempo aveva un po' scolorito:
"Qui abita la Fata di Ferro.
Lei ama tutti e nessuno.
Lei sfida la vita, ma la teme.
Quando gioisce... poi fa male.
Non è una vera Fata,
ma neppure sa essere una Strega"
Le lettere, sbiadite, vergate con il colore del sangue arrugginito, fecero un
certo effetto sulla piccola principessa ma decise di incamminarsi per quel
viottolo che, a ogni passo, si arricchiva di fiori, colori e profumi di
Guerlain.
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