I Versi del Bordello

Capitolo 3 - Anche i vecchi piangono

Giovanna Esse
7 days ago

IL VECCHIO CAVALIERE - Cavalieri d'Italia, non s'arrendono mai.

Il Cavaliere Improta, benestante,
autentico ed antico puttaniere,
con un passato fulgido e brillante
di chiavatore esperto e bordelliere,
usa… ogni mezzo per tirarsi su:
ancora va al “casino”, ma non vi chiava più.

Si corica con numero di danza
facendo il trio: la dama e il ballerino.
Languide carezze riceve nella stanza,
si succhia un seno, abbozza un ditalino,
ma… niente: una tristezza… e che può fare?
Non scopa! Paga bene... e poi scompare.

La scorsa notte, con Caterinella,
la prima di una troupe di giocolieri,
certo non si può dire proprio “bella”,
ma è graziosa e col corpo ci sa fare:
vanta un culo iperbolico ed un seno
che nemmeno ad un morto viene meno
ma... per il Cavaliere: effetto zero!

Sudata, tal chi trasloca a Ferragosto,
provava a stargli sotto, tutta storta,
lo succhiava, inzuppandolo di gusto
ma effetto alcuno ancora non sortiva.

Finché, fattasi straccio, la tapina,
disse: - Qui lo sai chi ci vuol? La sorellina!
- Tua sorella?
- Ma certo, l’ acrobata: un portento!
S’avvita, fa capriole, il doppio salto,
con lei voi ci riuscirete certamente.
Mette le mani in terra, i piedi in alto,
spalanca le sue cosce e, figa al centro,
voi, Cavaliere mio, ce lo calate dentro.


PASSATO E REMOTO - Ogni bella scarpa si fa scarpone...

La spranga a cui tendevi la pargoletta mano
è ormai una settimana che non s'intosta più.
Pure se piscio è moscia, se guardi fa paura,
la povera creatura non si ripiglia più!

Stanotte, in un anelito, lo sguardo stralunato,
mi ha fatto una guardata, come dicesse: - Ehi, tu!
Non so perché t’infuri e vai facendo il pazzo,
ma mi volevi “Cazzo” fino all'eternità?
Ti ricordi in passato?
Quando, come bastone, mi sapevi ostentare?
Bhè… adesso tu ti fotti: mi devo riposare.


LA RESA - Tutto è perduto...

“Te ne stai sempre tra le cosce a sonnecchiare
senza svegliarti neanche per pisciare!
E dire che eri un cazzo duro e liscio,
ed ora ti sei fatto storto e moscio!

Prima arrapavi spesso, bestia da fatica,
soprattutto in presenza della fica,
adesso, triste, dormi sulle palle statiche
e non ti svegli neanche tra due natiche.

Povero cazzo mio tu m’ hai lasciato,
non so se sopravvivo al mio dolore;
povero cazzo mio, te ne sei andato
come chi s’allontana, giace e muore.”

Mentre, con questi versi, farneticava Enrico,
parlando solo come fosse pazzo,
lesto gli dissi: “Lo vuoi un consiglio, amico?
Sputagli in faccia a questo vecchio cazzo!”

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