Memorie dal convento: Ofelia

Capitolo 1 - Suor Angelica, una di noi

Giovanna Esse
4 months ago

Presentazione

Vogliamo ringraziare S. Angelica, che ha confezionato per noi questo racconto, ispirato a un suo intrigante ricordo.

Angelica è una giovane donna che ha abbandonato la vita monastica da alcuni anni; nessuna particolare divergenza l’ha indotta a farlo, quanto una sua personale ricerca di libertà e voglia di vivere a modo suo, senza eccessive imposizioni né regole. Oggi scrive, crea oggettistica pregiata, grazie alla preparazione acquisita in gioventù, e si dedica al suo giardino, dove non mancano fiori rari ed erbe piene di incredibili virtù.

Ha deciso di inviare qualche racconto al eQueens Project perchè, dopo esserci conosciute, la sua memoria le ha riportato alla mente un periodo assai particolare dell’esistenza, contraddistinto da una straordinaria serie di eventi.

Un giorno, quando era solo una ragazza, le venne ordinato di rassettare un vecchio scantinato, dimenticato e pieno di cianfrusaglie; per puro caso scopri, nascosto da un grosso stipo, uno stretto passaggio che si perdeva nel buio, verso l’ignoto.

Qualche anno più tardi, memore di quella scoperta, per scacciare la noia, si decise, nottetempo, a procedere a una ricognizione nel vecchio ripostiglio. Grande fu la delusione: il cunicolo scavato nella roccia, s’inoltrava per molti metri, ma non nascondeva alcun tesoro, né reliquie dimenticate e nemmeno “un ossario dei Cappuccini”. Terminava davanti a una solida parete, di legno antico, che neanche a colpi di piccone sarebbe stato facile abbattere.

Qualche giorno dopo, Angelica, scoprì di avere perso la chiave del suo stipo, la cercò ovunque ma senza successo. Prima di decidersi a scardinare il vecchio portello, si ripromise di dare un’occhiata nell'antico passaggio segreto. Così, la domenica successiva, poco prima della messa in Cattedrale, approfittò del trambusto per infilarsi nel budello. Fortunatamente la chiave era lì, proprio davanti alla parete lignea; quando Angelica si voltò, per tornare sui suoi passi, alle sue spalle una voce maschile tuonò:

«… e allora? Cos'hai fatto?» la suora trasalì, spaventata e confusa, e solo quando si riprese dallo spavento, trovò la forza di voltarsi. Dovette constatare di essere irrimediabilmente sola. Allora si fece più attenta: le voci che si sentivano erano due, una, forte e stentorea, era sicuramente quella di don Livio, il Rettore della Basilica, l’altra, più bassa e ovattata, doveva essere di un compaesano, che stava confidando al prete i suoi peccati.

Di là della parete misteriosa, quindi, c’era il confessionale della Chiesa grande e, di sicuro grazie a qualche antico marchingegno, dal cunicolo era possibile ascoltare distintamente le confessioni.

In seguito suor Angelica indagò con discrezione, scoprendo che il cunicolo era del tutto dimenticato; così, nei momenti in cui le era possibile, quello divenne un intrigante diversivo alla monotonia delle giornate in convento. Da quella postazione segreta, Angelica apprese molti peccati, alcuni orribili, e altri decisamente eccitanti.

Di alcune di quelle storie, l’ex-suora ha scritto una memoria che oggi, approfittando del Progetto, ha deciso di condividere in perfetto anonimato.

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