Il Padrone di famiglia

Capitolo 1 - Come ho salvato mia madre

Canta Storie
4 months ago

Mi presento. Il mio nome è Leonardo, per tutti Leo, e ho appena finito il mio ultimo anno delle high school. Ho 18 anni e il mio sogno nel cassetto è quello di diventare medico. È una strada lunga e costosa, ma per fortuna appartengo a una famiglia ricca. Siamo italiani emigrati in America. Mio padre e mia madre sono entrambi avvocati, così come le mie prime due sorelle maggiori. Ho poi altre due sorelle gemelle più grandi di me, una studia da cuoca e l’altra musica. E infine ci siamo io e la mia gemella Sara, entrambi pronti ad intraprendere l’avventura del college, io medicina e lei chimica. Sono in netta minoranza, se poi consideriamo anche il fatto che papà si sposta spesso per lavoro in tutto il Paese. In questi casi di solito accadono due cose: o si subisce l’egemonia delle sorelle, o si sviluppa un carattere forte. Lascerò capire a voi cosa è capitato a me.

La scuola è finita, la domanda per il college è già mandata, così come la domanda per l’alloggio nel dormitorio del campus. Ho tutte le vacanze estive da godermi.

È proprio durante una sera di questa estate di passaggio che tutto inizia a cambiare. Sono ad una festa con le mie sorelle e abbiamo in programma di dormire dai nostri cugini. A metà serata mi sento poco bene, così mi faccio riaccompagnare a casa da Sara, che poi decide di tornare alla festa, tanto a casa c’è mamma.

Apro la porta con il mio mazzo di chiavi. La casa è buia, eccezione fatta per il primo piano, dove c’è la camera da letto dei miei genitori. Lì la luce è accesa e sento della musica uscire dalla stanza. Viviamo in una grande villa nella zona residenziale e non abbiamo il problema di tenere il volume basso per non disturbare i vicini. Anzi, è decisamente più alto del solito. Sento Back in Black degli ACDC echeggiare in tutta la casa, tanto che nonostante abbia chiamato mia madre più volte, lei non mi ha ne sentito ne tantomeno risposto. Decido di andare in camera sua per avvertirla, ma sento dei rumori di sotto fondo. La voce di un uomo. Lo trovo strano, papà non sarà a casa ancora per un’altra settimana. Che sia tornato prima? Mi affaccio e sbircio. Ciò che vedo mi lascia di sasso. Un uomo di colore è in piedi davanti a mia madre, nudo. Ha una mazza enorme che svetta dura verso mia mamma Silvia. Lei è in ginocchio, nuda e legata con delle corde. Mani dietro la schiena immobilizzate, così come le caviglie legate insieme. Ha una corda arancione che le cinta il suo sesso e sale legandole la sua terza abbondante. Ha le tette rosse strette oscenamente. La sua testa coronata da capelli biondi è rivolta in alto a guardare l’uomo, come in attesa di indicazioni. Sorride. I suoi occhi azzurri si alternano tra il viso del padrone e il suo membro che svetta a pochi centimetri dalla sua faccia. Vedo la sua lingua uscire dalla bocca nel tentativo di leccare l’asta nera davanti a lei.

Mi sento strano. Arrabbiato per il tradimento di mia mamma, ma al tempo stesso eccitato come non mai. Vederla così sottomessa fa volare la mia fantasia, vorrei essere io al posto di quel bestione. Idea. Corro in camera di mia sorella e prendo la sua mazza da lacrosse e torno di là. Entro.

         «Allontanati subito da mia madre, pervertito bastardo!».

I due restano basiti.

         «Cosa stai facendo a mia mamma?! Smettila immediatamente di abusare di lei!».

So che non è quello che sta succedendo, ma fa tutto parte della recita. Mi scaglio contro l’uomo imbracciando la mazza. Lui di tutta risposta schiva un primo colpo e scappa nudo giù dalle scale e fuori dalla porta, inseguito da me che sbraito. Il tutto con il sottofondo di Highway to Hell degli ACDC.

Torno in camera di mia madre. Ci guardiamo a vicenda. Lei sempre nuda e in ginocchio immobilizzata. Non riesce a rialzarsi da sola. Sta pensando a cosa dire.

         «Amore mio, grazie che mia hai salvata… slegami per favore.».

Sceglie la via della menzogna.

         «Mamma, credi che io sia un idiota?».

Lei mi guarda sorpresa, non si aspetta che non creda ciecamente a lei.

         «Non avevi certo bisogno del mio aiuto, anzi. Ho interrotto il tuo divertimento.».

Diventa rossa come un pomodoro. Si vergogna, perché ho capito cosa è in realtà.

         «Slegami subito!».

Il suo tono è arrabbiato e autoritario.

         «No, mamma. Sai cosa mi ferisce di più?».

Resta in silenzio.

         «Mi ferisce che tu abbia tenuto tutto nascosto, a me. Ti avrei aiutato io. Hai sempre detto che in famiglia la sincerità e l’aiuto sono alla base di tutto. Che è nostro compito prenderci cura delle necessità e dei bisogni dei nostri famigliari. E tu chiedi aiuto ad uno qualunque?».

         «Non potevo certo chiederti di fare una cosa del genere! L’incesto non è naturale. Un figlio non dovrebbe fare certe cose con sua madre.».

         «Sei un’ipocrita mamma. Guarda che so che le mie sorelle hanno perso la verginità con te e papà. Sono l’unico qui che non ha mai avuto rapporti incestuosi. E vieni a dirmi che non si deve fare? Vuoi dirmi che non hai mai voluto avere quel genere di rapporto con me? Con il tuo unico figlio maschio?».

Resta muta e guarda il pavimento. A quel punto prendo la mazza da lacrosse e la premo sul suo sesso.

         «Rispondi!» grido.

Alza la testa di scatto. 

         «Si!».

         «Ci voleva tanto?».

Inizio a strusciarle la mazza da lacrosse sulla sua fessurina bagnata.

         «Dimmi cosa desideri, mamma!».

Geme mentre la stimolo con l’asta in carbonio. Inizia ad avere il fiato corto.

         «Voglio che lo decida tu. Qualsiasi cosa tu voglia fare di me, falla. Io obbedirò senza fiatare.».

         «Fino a poco fa ero io quello che doveva sottostare alle regole di casa e obbedire a te, mamma.».

         «Le cose cambiano. Ora sei un giovane uomo. Hai dei doveri verso le donne con cui entri in intimità e, soprattutto, verso le donne della tua famiglia. Quando papà non c’è sei tu l’uomo di casa, sei tu che comandi e io e le tue sorelle obbediremo. Se poi ti riveli un buon capofamiglia, comanderai anche quando c’è papà. Io ti obbedirò.».

Mi tolgo le scarpe e inizio a strusciare l’alluce sulla fessurina di mamma. Premo sempre di più finché non lo vedo sparire dentro di lei.

Lei geme, mentre io la masturbo con un piede.

Ho il cazzo durissimo nei pantaloni, li abbasso e lo libero. Mi fa troppo male pressato nelle mutande. Mia madre lo vede.

         «Che bell’attrezzo che ti ha fatto mamma!».

È fiera di come mi ha fatto. Fermo il piede dentro di lei.

         «Vediamo se lo hai fatto anche saporito! Tira fuori la lingua!».

Esegue l’ordine che le ho dato. La afferro per i capelli e spingo la sua testa verso il mio membro. Ha la bocca spalancata e la lingua di fuori alla disperata ricerca della mia cappella, ma la mia mano la tiene per i capelli e frena la sua golosità. Sfiora appena la mia mazza con la punta e di colpo la tiro indietro di forza.

         «Ahi!» grida.

         «Quale madre brama così tanto il sesso del proprio figlio?!».

         «Una madre che lo ama alla follia!».

La sua risposta è pronta e convinta. Mi soddisfa.

Spalanca di nuovo la bocca e tira fuori la lingua, ad indicarmi cosa vuole.

Io avvicino la mia faccia e le sputo in bocca. Ingoia la mia saliva.

La bacio appassionatamente. Le nostre lingue si intrecciano.

         «Anche io ti amo, mamma!».

La tiro indietro per la testa. Lei apre la bocca e con un colpo secco le infilo il mio membro in gola. È calda, umida. Ha un conato, ma lo gestisce. Tolgo il cazzo e un rivolo di saliva mi cola lungo l’asta e sulle palle, così come altri fanno lo stesso sui seni di mia mamma e per terra. Prende fiato. Un altro affondo.

Inizio a scoparle letteralmente la bocca. Sento i “gah-gah-gah” del mio membro nella sua gola. Che suono meraviglioso! I suoi occhi mi guardano, lacrimano, ma trasmettono felicità. Dalla sua bocca esce una quantità assurda di saliva che si riversa ovunque: sulle mie palle, sul suo corpo e persino sulle piastrelle del pavimento. Credo di non essere stato mai così duro in vita mia.

La prendo di forza e la sdraio sul letto. Le libero le caviglie. La sua risposta è quella di allargare immediatamente le gambe. Mi metto in ginocchio di fianco a lei. Il mio membro sopra la sua faccia e la sua lingua che da sotto lo lecca come fosse un ghiacciolo. La mia mano destra scende piano piano dalle sue tette verso il suo sesso, accarezzando la pancia piatta e spargendo sulla sua pelle la saliva prodotta in gran quantità poco prima. Ha una striscia di pelo biondo appena sopra il clitoride. La accarezzo e la bagno con la saliva che è arrivata fino a lì. Con l’indice inizio a premere sul clitoride e inizio a darle piacere. La sua passerina è fradicia e gonfia, stimolata di continuo dalla corda arancione che le pinza le labbra in due morse. Così come le tette sono ormai quasi viola. Inizio a masturbarla velocemente. È già al limite e la sua lingua sul mio membro segue il ritmo della mia mano sul suo sesso. Un getto forte parte dalla sua figa, accompagnato da un grido di piacere. È venuta. Con la mano impregnata dei suoi umori finisco di segarmi e vengo copiosamente sul suo ventre piatto.

         «Amore mio, mamma è così fiera di te!».

Continua a ripetermelo tra un respiro e l’altro.

La slego completamente e il suo corpo si rilassa di colpo e sente una scossa attraversarla.

         «Sapevo che eri all’altezza, figliolo. Ti prometto che da adesso in poi la tua mamma così sottomessa e obbediente sarà solo tua. Potrai fare di me quello che vuoi, quando vuoi!».

La bacio con passione.

         «Sai, amore, dovresti mostrare questo tuo lato così dominante anche alle tue sorelle. Cadrebbero ai tuoi piedi sicuramente. Dopo tutto, sono delle troeitte tali e quali alla tua bella mamma! Meritano qualcuno che le controlli, potrebbero finire nei guai altrimenti. Come è successo a me con quel signore con quella mazza enorme. E’ tuo dovere metterle in riga!».

Sorride.

La prendo per la faccia con forza. La fisso negli occhi azzurri.

         «Allora dovrò salvare anche loro come ho fatto con te!».

Sorrido e la bacio.

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