Profumo di Dafne

Capitolo 2 - Da mistress a schiava

 Profumo di Dafne rifletté tutta la notte su quello che aveva visto e su come la aveva eccitata il vedere degli uomini umiliati, puniti, derisi da mistress Anna e la prospettiva di diventare anche lei una mistress la eccitava e gli piaceva un sacco, anche se si vergognava molto dei suoi pensieri e delle sue azioni, ma alla fine il poco godimento sessuale che ricavava dal matrimonio e l’eccitazione che in tutti questi anni aveva accumulato la indusse ad accettare la proposta di mistress Anna e quindi si sarebbe presentata l’indomani nel locale.

Profumo di Dafne in poco tempo diventò una perfetta mistress che si alternava tra il locale di mistress Anna dove con un pseudonimo e una mascherina dava degli spettacoli in cui dominava umiliava, puniva alcuni degli eccitati astanti, a un bilocale della periferia dove riceveva alcuni degli schiavi conosciuti nel locale.

Alcuni di questi diventarono nel corso del tempo degli schiavi a sua disposizione ventiquattro ore su ventiquattro sette giorni su sette, ormai era diventata una mistress di successo e c’era la corsa da parte degli uomini più influenti di Roma a diventare suoi schiavi. Questi dovevano non solo accettare le cose più turpi durante la sessione, ma dato il carattere sofisticato di Profumo di Dafne cosa che si rifletteva anche nel suo modo di essere mistress dovevano accettare qualsiasi cosa nella vita privata.

Spesso questi uomini quando non erano in compagnia della loro dea o mistress erano sottoposti con una cb6000 una cintura di castità che consente la pipì, ma non consente l’erezione in quanto quando l’organo maschile si sta per eccitare sbatte tra le pareti di questo oggetto provocando dolore ed eliminando l’eccitazione. Qualcuno dei suoi schiavi è stato tenuto in queste condizioni anche un mese tenendo le mogli e le fidanzate all’asciutto e dovendo stare attenti a non farsi scoprire con quel terribile strumento. Non era tuttavia detto che sempre all’interno della sessione a questi schiavi fosse dato piacere, infatti Profumo di Dafne amava leccare le palle e la cintura di castità per far impazzire ancora di più questi schiavi.

Ovviamente questa non era l’unica tortura a cui Profumo di Dafne sottoponeva i suoi schiavi, essi infatti subivano torture di tutti i tipi dagli aghi, alle mollette sui capezzoli a frustate di ogni tipo e intensità.

Profumo di Dafne stava attraversando uno dei periodi più belli della sua vita: il lavoro e l’azienda andavano a gonfie vele, la vita sessuale era un successo, l’unica cosa che non andava era il rapporto con suo marito, ma questo era sempre stato così fin da quando si erano sposati e se ne erano fatti una ragione.

Delle nubi però si stavano però scagliando all’orrizonte: una mattina arrivò una mail che mandò Profumo di Dafne nel panico: l’azienda che vendeva il gasolio per i camion della sua azienda chiedeva dei pagamenti più ravvicinati di quelli stabiliti fino a poco tempo fa pena penali e interessi molto elevati. La cosa certamente non avrebbe fatto fallire la sua azienda che era finanziariamente molto solida, ma sicuramente la metteva in grosse difficoltà. Profumo di Dafne prese allora il toro per le corna chiedendo all’amministratore delegato di questo fornitore un incontro.

L’uomo nel corso dell’incontro ribadì le sue posizioni dicendo che le banche non davano più il credito di un tempo e che quindi non erano più in grado di fare le stesse condizioni di prima. Dopo un certo tira e molla l’uomo disse che forse una soluzione ci sarebbe. Disse a profumo di Dafne che era venuto a conoscenza della sua vita privata e della sua sessualità alternativa perchè un suo amico era uno dei suoi schiavetti, ma che lui non era per nulla attratto da quella cosa, ma se avesse accettato di essere completamente la sua schiava per un anno, sette giorni su sette le avrebbe condonato tutti i debiti con la sua azienda.

Profumo di Dafne se ne andò cacciando l’uomo dall’ufficio che le disse le do sette giorni per pensarci sulla mia offerta sono sicuro che ci ripenserà!!!! le rispose non ci penso neanche. 

 

Profumo di Dafne fu sconvolta dall’incontro con l’amministratore dell’amministratore delegato della società che forniva il gasolio, infatti era vero che la sua azienda era finanziariamente solida, ma di certo sarebbe stato difficile riuscire a pagare il gasolio nei nuovi termini contrattuali e quindi presto sarebbero nati sicuramente problemi finanziari, mentre accettando la proposta dell’uomo le cose sarebbero sicuramente andate come dovevano andare.

Il prezzo però era altissimo avrebbe dovuto diventare schiava dell’uomo per un anno che se era stato attirato dall’idea di schiavizzare una mistress sicuramente era un sadico e gliene avrebbe fatto passare di tutti i colori e questo la terrorizzava.

Profumo di Dafne per giorni non riusciva a dormire e il pensiero di quale decisione avrebbe potuto essere la migliore la angustiava e si sentiva in trappola, entrambe le decisioni avrebbero avuto conseguenze devastanti per la sua vita proprio in un momento in cui aveva trovato la pace con sé stessa. La scelta era chiara avere problemi finanziari contro subire le peggiori umiliazioni da un uomo sadico: si convince che in realtà non era una scelta e che non aveva alternative dare problemi finanziari all’azienda significava potenzialmente dare problemi economici alla sua famiglia e potenzialmente costringere lei e il marito a cambiare tenore di vita.

Dopo tre giorni quindi chiamò l’uomo e gli disse che avrebbe accettato la sua offerta lui sadicamente gli rispose che sarebbe bastato un solo no a un solo ordine durante l’anno perchè la sua offerta non avesse più valore e profumo di Dafne disse sconsolata di sì.

L’uomo allora le disse che da ora in poi per lei si sarebbe chiamato Master Jack e avrebbe dovuto presentarsi a casa sua il venerdì sera per cominciare questo percorso di addestramento e schiavitù.

I due giorni che mancavano all’inizio del suo percorso di schiavitù furono tremendi i pensieri si accavallano sia di giorno che di notte in Profumo DI Dafne incubi compresi.

Alla fine il venerdì sera arriva e Profumo di Dafne si presenta nella villa di Master Jack che le fa firmare un contratto dove si ribadisce quanto detto al telefono vengono considerati estinti i debiti dell’azienda di Profumo di Dafne che in cambio sarà sua schiava per un anno e basterà solo una sua disobbedienza per mandare tutto a monte.

Quella prima sera fu tremenda e piena di vergogna per Profumo di Dafne, le fu ordinato di vestirsi con un micro bikini che lasciava veramente poco all’immaginazione e di fare sfilata davanti a un pubblico di amici di Master Jack che la deridevano. Finito di sfilare Profumo di Dafne fu legata a un muro e poco dopo arrivò Master Jack vestito da legionario romano il quale disse al pubblico di amici che guardavano che quella fino ad adesso era stata una mistress e che da ora in poi sarebbe stata la sua schiava. Per Profumo di Dafne l’umiliazione fu tremenda. Master Jack prese una frusta e cominciò a frustare il sederino di Profumo di Dafne, il suo sedere per ogni frustata diventava sempre più rosso e dolorante finché chiese pietà a Master Jack, il quale chiese al pubblico di amici se esserlo e questi rispondevano sempre implacabilmente di no, arrivato a cinquanta frustate Master Jack si fermò dicendo per oggi può bastare.

La schiavitù di Profumo di Dafne era cominciata e con una terribile prova e il pensiero che poteva andare avanti per un anno da così a peggio la terrorizzava, ma non aveva scelta, il suo passato da mistress ormai non esisteva più.

 

L’umiliazione di quella sera fu solo la prima tappa di un lungo percorso di schiavitù a cui Profumo di Dafne dovette sottostare che colpiva il suo corpo, ma soprattutto la sua mente.

Master Jack le ordinò di non indossare più le mutandine e per provarlo avrebbe dovuto consegnargliele in modo che le mettesse sotto chiave per tutto il periodo della schiavitù.

Inoltre doveva presentarsi in ufficio con una minigonna sopra le ginocchia col rischio che un cliente o un fornitore pensasse di avere davanti una cagna o una troia.

Il pensiero di quella mattina mentre percorreva la strada da casa sua a quella di Master Jack con la borsetta piena delle sue mutandine mentre una fresca brezza le passava sotto la gonna le procura va ricordi che rimarranno indelebili nella mente di Profumo di Dafne, ricordi di eccitazione ed umiliazione insieme.

L’umiliazione di doversi vestire in quella maniera con gonna sempre corta in un ambiente maschile la metteva in forte imbarazzo anche se nessuno glielo faceva notare essendo la padrona.

Master Jack le aveva imposto anche di mettere degli ovetti vibranti comandabili con un telecomando Wi-Fi che su ordine del suo padrone lei era obbligata a usare: si trattava di una tortura indicibile, incredibile.

Dopo circa una settimana si presentò Master Jack in ufficio in una delle ore in cui il lavoro era più intenso dicendole che la voleva scopare, Profumo di Dafne cercò di resistere facendogli presente il grave carico di lavoro che aveva in quel momento, ma Master Jack fu inamovibile ricondendole l’accordo.

Profumo di Dafne reagì chinando il capo dicendo si padrone. Master Jack la prese da senza lubrificazione ben sapendo che il sedere di Profumo di Dafne era quasi vergine e quindi conscio del dolore che le avrebbe provocato date le dimensioni del suo cazzo.

Finito l’amplesso infatti a Profumo di Dafne bruciava in modo impressionante il culetto, sembrava quasi che fosse stata introdotta una dose massiccia di peperoncino o di zenzero.

Master Jack fu assolutamente un bruto e sborrò nel sedere di Profumo di Dafne, costringendola poi a pulirgli il cazzo.

Quando Profumo di Dafne lo prese in bocca stava per vomitare la combinazione dell’odore della sborra, con l’odore del sedere dove Master Jack aveva messo il cazzo era nauseabondo.

Una volta soddisfatto Master Jack le disse che l’avrebbe aspettata la sera a casa sua per la mancanza di rispetto che aveva dimostrato nei confronti del suo padrone.

Profumo di Dafne reagì facendo di si col capo, ma Master Jack non fu soddisfatto, allora lei disse sì padrone e allora l’uomo affermò che cos’ andava bene.

Tutto il pomeriggio Profumo di Dafne non riuscì a lavorare con la mente sgombra in quanto era angustiata dalla punizione che avrebbe dovuto subire la sera e diversi collaboratori capirono che c’era qualcosa di strano, ma nessuno osò dire niente.

La sera Profumo di Dafne si presentò a casa di Master Jack che la accolse con un cane uno strumento di punizione delle scuole inglesi fino a non molto tempo fa e le ordinò di alzare la gonna dicendole che per l’affronto di oggi l’avrebbe colpita con trenta colpi sulle terga.

Per ogni colpo per Profumo di Dafne era una tortura, dopo dieci colpi cominciarono ad apparire delle piaghe sul sederino e i colpi le sembravano una vera e propria tortura fino a quando giunse la fine che fu una vera e propria liberazione.

La schiavitù a cui era sottoposta stava diventando una prova sempre più difficile da sostenere, una cosa che non aveva mai pensato nel momento in cui aveva accettato.

Master Jack la congedò dicendole che per oggi era sufficiente, ma per i prossimi quindici giorni avrebbe dovuto stare in castità forzata, non avrebbe potuto scopare con suo marito (vabbè questo era un problema relativo), né toccarsi, nè masturbarsi in alcun modo e questa era un’impresa molto difficile che non sapeva se era in grado di realizzare. 

 

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